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Giovedì, 06 Aprile 2017 08:18

Amianto tra censimenti, leggi da fare e impianti, i casi in Puglia

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Disegni di legge e impianti pilota per il trattamento in Puglia ad Andria (BT) e a Cavallino (Le) di questo killer sbarcato nel terzo millennio

In base ai dati dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), 25 anni dopo la legge n. 257 del 27 marzo 1992, l’amianto, sostanza cancerogena e fibrosante, è ancora causa di più di seimila decessi l’anno. Inoltre sembra che le scuole con presenza di amianto e materiali che lo contengano, censite in Italia, siano circa 2400 con circa 400.000 soggetti potenzialmente esposti, di cui 350.000 studenti e 50.000 tra personale docente e non docente.

I dati sono stati confermati dal CENSIS e nel rapporto di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica: sul territorio nazionale, vi sono circa quaranta milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, circa un milione di micrositi, decine di migliaia di siti contaminati. Per evitare altre esposizioni, altre patologie, e porre fine a quella che è stata definita una “shoah” silenziosa, occorrerebbero operazioni di bonifica e di messa in sicurezza totale.

Analizzando gli attuali disegni di legge in tema di amianto, citiamo quello presentato al Senato il 21/11/2016: S.2602. Si tratta del “Testo unico della normativa in materia di amianto”, che all’ultimo aggiornamento del 23/03 risulta assegnato ma non ne è ancora iniziato l'esame. Il testo riordinerebbe l’intera normativa in materia di amianto prevedendo, tra le altre disposizioni, di attribuire ai titolari d'impresa un credito d'imposta, nel caso eseguano, dal 1/1/2017 al 31/12/2017, interventi di bonifica dall'amianto su beni e strutture produttive nel territorio nazionale. Il credito sarà pari al 50% delle spese sostenute, con il limite di € 5.667.000 di spesa per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019.

Riguardo agli edifici scolastici, per gli investimenti immobiliari previsti, l'INAIL destinerebbe fino a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019, per un piano d’interventi di messa in sicurezza e di costruzione di nuovi edifici. Citiamo anche un altro disegno di legge presentato alla Camera: C.4157, “Disposizioni concernenti il censimento della presenza di amianto e la bonifica dei siti …”, l’ultimo aggiornamento è del 14/12/2016, anch’esso è stato assegnato ma non ne è ancora iniziato l'esame.

Anche il disegno di legge sul Testo unico prevede il censimento, disponendo, in caso di entrata in vigore, che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano debbano aggiornare, entro il 31 dicembre di ogni anno, i piani di protezione dell'ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica già previsti dalla legge 257 del 1992.

Rammentiamo che tali piani prevedono, tra l'altro, l'individuazione dei siti che devono essere utilizzati per l'attività di smaltimento dei rifiuti di amianto. Riguardo all’informazione collettiva, si prevede che dovrà essere promossa adeguatamente dalle regioni, al fine di migliorare la conoscenza, la comprensione e la percezione della popolazione sui rischi derivanti dall'esposizione all'amianto, anche in luoghi quali abitazioni, scuole e siti collettivi. Al momento tale informazione non è capillarmente e adeguatamente diffusa.

La Regione Puglia con una deliberazione (n. 908) del maggio 2015 ha approvato il Piano regionale definitivo di protezione dell’ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto in Puglia (PRA 2014-2023). I 180 giorni previsti dal PRA come periodo obbligatorio per il censimento, per completare il quadro complessivo della conoscenza del rischio amianto, decorrevano dal 27 aprile 2016. Il censimento doveva essere effettuato on-line, previo accreditamento, tramite la compilazione della scheda di autonotifica presente nel sito https://pianiambiente.sit.puglia.it/.

In seguito la Giunta Regionale ha prorogato il termine di altri 180 giorni a decorrere dal 24 ottobre 2016 sino al 22 aprile prossimo, termine ultimo per la compilazione della scheda e per fornire anche eventuali informazioni sull’avvenuta bonifica o sul relativo trattamento.

La regione Puglia prevede anche una Banca dati delle segnalazioni per la presunta presenza di materiali contenenti amianto in aree pubbliche o in terreni o proprietà altrui, costruita in base alle segnalazioni dei cittadini. Un’eventuale segnalazione, pervenuta anche in forma anonima, è sottoposta a verifica da parte degli organi competenti, il detentore-proprietario, che avrà omesso di procedere all’autonotifica obbligatoria, subirà le sanzioni amministrative pecuniarie previste, quindi sarà obbligato alla messa in sicurezza o bonifica. Lo scopo è di promuovere l’autonotifica in modo da consentire un censimento della presenza di amianto sul territorio regionale, il più possibile esaustivo e completo. È prevista anche una Banca dati per le imprese che utilizzino o abbiano utilizzato amianto nelle attività produttive e di quelle che svolgano attività di smaltimento e bonifica.

Inizierà così la rimappatura delle coperture in cemento amianto sul territorio regionale, per proseguire e aggiornare la campagna di rilevazione aerea effettuata nel 2005, con il sensore iperspettrale MIVIS del CNR e con la collaborazione dell’Arma dei Carabinieri.

Esistono tuttavia altre problematiche: in Puglia vi sono al momento due discariche per rifiuti pericolosi (a Taranto e Brindisi), sette discariche per Rifiuti non Pericolosi e, in base alla normativa vigente, in esse si potrebbe provvedere alla costruzione di celle dedicate per rifiuti contenenti amianto (RCA), mentre vi è solo una discarica dedicata per amianto, nella provincia di Lecce tra Nardò e Galatone. L’autorizzazione è stata aggiornata, nel 2013, dalla provincia di Lecce in seguito ad un ampliamento da 13500 mc a 72363 mc, ma la discarica, gestita dalla ditta REI S.r.l., ha ancora notevoli volumi residui. Pur proponendosi una politica di contenimento delle tariffe di smaltimento, non ha avuto i conferimenti attesi, soprattutto da parte del territorio salentino.

Nel resto del territorio regionale sono presenti solo siti di stoccaggio provvisorio. “Con la collaborazione di ARPA Puglia è stata eseguita inoltre una ricognizione di cave abbandonate, dove eventualmente poter realizzare, preferibilmente in quelle pubbliche, discariche per rifiuti pericolosi o non pericolosi, dedicate o dotate di cella dedicata” ad amianto.

Secondo l’opinione del professor geologo Giuseppe Cesario Calò, la normativa tecnica di settore (D.M. 27/09/2010) determina carenza d’impianti perché prescrive che “i rifiuti di amianto o contenenti amianto non possano essere smaltiti insieme ad altre tipologie di rifiuti”, ma solo in “celle o discariche dedicate”, in altre parole di tipo monomateriale. Il Piano Regionale Amianto in Puglia prevede la realizzazione di una rete di discariche per lo smaltimento esclusivo di RCA, nei vari ambiti territoriali, ma a causa delle prescrizioni contenute nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, ne è difficile la realizzazione. La sovrapposizione dei vincoli e l’opposizione delle popolazioni locali a qualsiasi progetto di nuove discariche rendono difficoltosa l’individuazione di un sito idoneo, analoga la situazione in altre regioni italiane nelle zone a più elevata densità abitativa.

Il Piano fa riferimento anche ad alcune tecnologie di trattamento, soffermandosi sui processi di “conversione termochimica” che oltre all’amianto possono distruggere altre sostanze chimiche pericolose (come i PCB), metalli pesanti e isotopi radioattivi. Tuttavia, gli impianti di trattamento termico di rifiuti comportano una serie di problematiche ambientali legate soprattutto al controllo delle emissioni in atmosfera, che causano, ovviamente, forti resistenze da parte delle popolazioni residenti. In Italia esistono alcuni impianti prototipi d’inertizzazione dell’amianto. Si tratta di sperimentazioni che prevedono cicli di trattamento limitati nelle quantità, con monitoraggi continui che analizzano diversi parametri per determinare l’effettiva inertizzazione del materiale, e le eventuali ricadute sull’ambiente circostante.

Pertanto la rete d’impianti di trattamento e/o smaltimento non è opportunamente dimensionata e razionalmente distribuita sul territorio, spesso occorre trasportare tali rifiuti oltre i confini nazionali, con un aggravio notevole dei costi.

Un metodo recentemente brevettato dai ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna, diretto dal Professor Norberto Roveri, prevede la trasformazione molecolare dell’amianto, ma non ne esiste ancora un’applicazione diretta. La società Chemical Center srl ha depositato il brevetto, EP2428254B1, in cui è descritto il processo biotecnologico di distruzione dei manufatti in cemento amianto (lastre eternit) utilizzando il siero esausto di latte1.

Il processo brevettato utilizza due rifiuti pericolosi per ottenere prodotti commercialmente validi come idropittura, idrossido di calcio, carbonato di calcio, concimi e soprattutto metalli (Mg, Ni, Mn, Fe, ecc.), che sono depositati elettrochimicamente.

La Chemical Center Srl, azienda certificata TUV, accreditata alla Rete Innovazione dell'Emilia Romagna e premiata dalla Camera di commercio di Bologna per il «Premio Ricerca e Innovazione 2011» per tale processo, ha in seguito ceduto in licenza il proprio brevetto per la costruzione dei primi prototipi dell'impianto industriale alla Società Friulana Costruzioni s.r.l. per le regioni dell'Italia del nord, con l'esclusione dell'Emilia Romagna, alla Project Resource Asbestos Srl (PRA Srl) per le regioni Puglia, Molise e Campania.

Il processo e le sue possibili applicazioni su scala industriale sono stati presentati alla Fiera del Levante del 2015 e al Convegno dell’ONA "La bonifica amianto: un'economia che nasce un territorio che risorge", tenutosi a Bari l’11 luglio 2015.

Il progetto della PRA srl per un impianto sperimentale localizzato nella zona industriale di Cavallino (Lecce) per sviluppare, testare e calibrare i sistemi impiantistici necessari ad applicarlo su scala industriale è stato assoggettato a Valutazione d’Impatto Ambientale, mentre ad Andria (BT) la PRA srl prevede la realizzazione di un impianto pilota di trasformazione manufatti in cemento amianto localizzato nella zona industriale. 

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Per l’impianto di Andria, la Commissione Tecnica per la Valutazione d’impatto ambientale (CTVIA) presso il Ministero dell’Ambiente, si è pronunciata sulle condizioni per l’elaborazione del progetto e dello studio d’impatto ambientale (SIA). Il Parere della Commissione (CTVIA) è stato emesso il 22/7 scorso e riportiamo che è stato raccomandato di acquisire tutte le autorizzazioni, le intese, le concessioni, le licenze, i pareri e i nulla osta, comunque denominati in materia ambientale, necessari per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto, poiché utili all’emanazione del provvedimento di compatibilità ambientale.

Al momento sono stati definiti gli approfondimenti necessari nello Studio di Impatto Ambientale, l’istruttoria è ancora “generica” e occorre approfondire vari punti, compresi i Piani di Monitoraggio Ambientali in particolare per l’Aria. Lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) dovrà contenere anche la Valutazione di Impatto Sanitario. Riportiamo anche che l’impianto sarà installato su un lotto di terreno di 13000 mq nella zona industriale, dimensioni sufficienti per un quantitativo giornaliero di sessanta tonnellate di manufatti di cemento amianto, ma sembra ne siano previste trenta tonnellate al giorno.

I processi in argomento sono di natura chimica, avvengono in reattori ermetici, senza alcun rilascio di emissioni in atmosfera, sfruttando, nella fase iniziale, le proprietà acide del siero di latte esausto e la sua capacità di aggredire e decomporre a temperatura ambiente la matrice cementizia dell’eternit. Le fibre di amianto liberate dalla matrice cementizia devono quindi reagire a temperature moderatamente alte (circa 150 °C) con acido fosforico e alluminio, che completano il processo di trasformazione molecolare dell’amianto. Tutti i processi sono continuamente monitorati per mezzo di un sistema di controllo computerizzato, tutto è integralmente robotizzato e non si prevede alcun operatore umano a contatto con l’amianto o con le altre componenti del processo. La fase più critica è quella di pretriturazione dell’eternit, condotta in ambienti sigillati e costantemente sottoposti a depressione. 

Terminata la fase di sperimentazione, il processo potrà essere utilizzato su scala industriale, programmando altri impianti localizzati in varie regioni italiane. In altre regioni, come risulta da un’interrogazione parlamentare, in seguito ritirata, potrebbero essere utilizzati altri residui delle lavorazioni, ad esempio i rifiuti acidi della viticoltura, della spremitura delle olive. La localizzazione ottimale dipende dalla necessità di prevedere l’insediamento degli impianti in territori in cui vi sia già un’importante produzione del residuo utilizzato.  Nel caso pugliese l’impianto pilota richiede varie ton/giorno di siero di latte, disponibili ad Andria.

Riguardo al progetto per Cavallino (Le), la Regione Puglia, sezione autorizzazioni ambientali, ha emesso il parere di assoggettabilità a valutazione d’impatto ambientale (VIA) e poiché l’impianto ai sensi della normativa sulla VIA è compreso tra le Installazioni riguardanti impianti per l’estrazione dell’amianto, e per il trattamento e la trasformazione dell’amianto e dei prodotti contenenti amianto, si tratta di una procedura di competenza statale.

Pertanto il progetto è in esame presso il Ministero dell’Ambiente, che dovrà decidere sull’autorizzazione ed eventualmente sul rilascio di fondi per la costruzione del primo impianto? La Scadenza per la presentazione delle osservazioni è avvenuta il 01/12/2016, il 10/3 scorso sono state presentate delle integrazioni. Il prototipo sperimentale avrà una potenzialità molto limitata, con il trattamento di circa 20 kg/ciclo.

L’attività è solo sperimentale e dimostrativa, ma sarà preventivamente concordata con le Autorità competenti, inoltre alcune fasi saranno bypassate. Ad esempio, la frantumazione dei manufatti in amianto non sarà eseguita in loco, ma sarà compiuta da strutture esterne dotate di apparecchiature e presidi in grado di garantire la lavorazione in condizioni di sicurezza. Il cemento-amianto da trattare giungerà quindi già frantumato (in elementi di pezzatura centimetrica) all’interno d’idonei contenitori a tenuta ermetica. Dovrà pertanto essere trasportato in condizioni di assoluta sicurezza!

Inoltre non si procederà all’allestimento di sistemi di recupero o trattamento finale delle fasi liquide e solide in uscita, che saranno invece conferite a impianti di trattamento autorizzati.

Sono stati avanzati alcuni dubbi: sembra che l’amianto, al termine della denaturazione, non scompaia del tutto, ma si riduca soltanto, passando dalla concentrazione del 12% a una del 2%.

L’impianto sperimentale sarà allestito all’interno di un capannone attrezzato nella zona industriale di Cavallino (LE).

1: Anche lo smaltimento del siero derivante dai processi di produzione casearia è un problema che ha negli ultimi anni una notevole rilevanza ambientale. In seguito alla chiusura di molti allevamenti suinicoli, per motivi economici e/o ambientali, molti caseifici sono stati costretti a dover collocare il siero o, in alternativa, a sottoporlo a depurazione in impianti dedicati. La possibilità di un suo riutilizzo nell’ambito di processi industriali finalizzati all’inertizzazione dei RCA è quindi molto importante.

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