ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 17 Aprile 2018 06:02

Chi è Miguel Diaz, l'ingegnere che prenderà in mano Cuba dopo i Castro

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Tra una settimana Raul lascerà e dopo 60 anni vissuti tra carisma e pugno di ferro con lui e soprattutto con Fidel, l'isola dovrà fare i conti col futuro. Il nuovo leader è un'incognita per tutti, a cominciare dai cubani

Miguel Diaz-Canel Bermudez, primo vicepresidente di Cuba, il 19 aprile dovrebbe essere designato a guidare l'isola diventando il primo presidente che non proviene dalla famiglia dei Castro dalla rivoluzione del 1959.

Per quella data Raùl Castro terminerà il suo secondo mandato come Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri e, prima del passaggio delle consegne, vorrebbe adottare una legge per limitare la presidenza a due mandati quinquennali. 

L'uomo che non vide la Revolucion

​Laureato in ingegneria elettronica, professore universitario e membro del Politburo dal 2003, già segretario del partito nelle province di Villa Clara e Holguin, a 57 anni (ne compirà 58 il 20 aprile) Diaz-Canel Bermudez è il primo cubano nato dopo la rivoluzione a raggiungere i vertici delle istituzioni del Paese caraibico ed e' considerato un riformatore: si e' battuto per una maggiore apertura a Internet e per una stampa piu' critica, anche se usa toni duri verso gli Usa e i dissidenti. 


Fu lui a lanciare il movimento rock dell'isola con la creazione del centro di El Mehunche, inizialmente osteggiata dal regime. Una sua nomina a presidente appare molto piu' probabile rispetto a quella di Alejandro Castro Espin o di Mariela Castro Espin, figli del presidente uscente. 

Diaz-Canel Bermudez a novembre aveva affermato che "a Cuba ci saranno sempre presidenti che proteggeranno la rivoluzione, gente del popolo, che scegliera' il popolo". Parole destinate a rassicurare la vecchia guardia che non tradirà la Rivoluzione, anche se una volta presidente sarà comunque marcato stretto dal Partito comunista.

Il fantasma di Gorbaciov

In tutti i regimi comunisti il momento del passaggio da una generazione all'altra rappresenta una fase molto delicata, che apre prospettive sconosciute. Diaz-Canel, non essendo investito del carisma naturale di quanti hanno partecipato alla Revolucion dei Barbudos dovrà, oltre a mantenere un rapporto di fiducia reciproca con la vecchia guardia del Partito,  assicurare ciò che Raul Castro non è riuscito a dare: il miglioramento della condizione economica dell'isola. Riforme, introduzione di una ulteriore timida apertura al mercato, il tutto avendo di fronte non il conciliante Barak Obama, ma il Donald Trump che fin dal primo giorno alla Casa Bianca ha fatto di Cuba uno dei suoi obiettivi preferiti.

Il sistema a doppia circolazione monetaria, in vigore dal 1994, non ha certo dato gli effetti sperati. Reintrodurre quello a divisa unica non sarà comunque una passeggiata. Le stesse riforme dovranno essere applicate con un grande senso dell'equilibrio, per non sbilanciare la guida del Paese tra conservatori e riformisti. "Senza fretta e senza posa", amava dire Fidel Castro. Che è morto da quasi due anni, lasciando un'eredità talmente complicata che, a guardare Diaz-Canel, viene in mente un altro leader cinquantenne chiamato a guidare un paese comunista pieno di difficoltà e contraddizioni. Si chiamava Mikhail Sergevic Gorbaciov.(agi)

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