Nel registro degli indagati il pm Rossana Venditti ha inserito tutti i dirigenti dell'istituto dal 2005 al 2013.
Tra i nomi di primo piano nel fascicolo non c'è quindi solo Savona, allora presidente di Banca di Roma, poi confluita in Unicredit, ma anche l'attuale ad di Leonardo, Alessandro Profumo, e Fabio Gallia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Cassa depositi e prestiti. Per i Pm si tratta di un "atto dovuto": in questi casi vanno indagati tutti i manager all'epoca in posizioni di potere, come indicato dalla Cassazione. Nondimeno, i risvolti politici sono inevitabili, data la linea dura utilizzata in passato dal M5s nei confronti di chi risultasse anche solo semplicemente oggetto di un'inchiesta. Il Movimento 5 stelle e la Lega blindano il ministro e il Pd parla di "doppia morale".
Di Maio: "Si va avanti". Salvini: "Uno dei più onesti del Paese"
"È una indagine che già conoscevamo", ha subito commentato il ministro e capo politico di 5 stelle, Luigi Di Maio, "è una questione di atto dovuto nei confronti di Savona quando stava ad Unicredit" e che "coinvolgeva tutto l'Istituto", ma "si va avanti", assicura Di Maio. Anche il leader della Lega e ministro dell'Interno Matteo Salvini difende Savona: è "una delle persone piu' corrette e oneste di questo Paese", ha detto. "Vi sembra uno che ha la faccia da usuraio? Va bene tutto, oltre ad avere tanti difetti è uno di quelli che stimo di piu' spero che la giustizia faccia velocemente il suo corso perché penso che Paolo Savona sia una delle persone piuùpulite corrette e oneste di questo Paese". E sulla richiesta di eventuali dimissioni del ministro, Salvini tira dritto: "Fatemi passare il mio tempo a governare, non ci penso neanche".
Renzi rinfaccia al M5s il "giustizialismo"
Ma il Partito Democratico accusano i 5 stelle di "doppia morale", con Matteo Renzi che punta il dito su Di Maio: "Sono un garantista e dunque per me il ministro Savona indagato non deve dimettersi. Ma proprio per questo dico ad alta voce che Di Maio e i suoi devono vergognarsi", tuona l'ex segretario dem, ricordando che "per anni hanno massacrato persone e famiglie in nome di un giustizialismo vergognoso". "Per il M5s - gli fa eco il capogruppo Pd Marcucci - la presunzione di innocenza vale per Raggi, Appendino, Salvini e Savona. Non vale per gli amministratori del Pd, per Matteo Renzi e per i parlamentari dell'opposizione". Anche Forza Italia non chiede le dimissioni di Savona, perché "la giustizia deve fare il suo corso e aspettiamo l'esito delle indagini", spiega Mara Carfagna, ma "è una soddisfazione notare che finalmente anche il Movimento 5 stelle ha abbandonato i toni forcaioli e le battaglie giustizialiste per approdare a una posizione garantista. Ci sono volute ripetute indagini su Raggi e altri sindaci del Movimento e infine quest'ultima vicenda per insegnargli la lezione. Siamo sicuri che Luigi Di Maio e i suoi colleghi di partito manterranno questo punto fermo anche nel malaugurato caso che un avviso di garanzia raggiunga esponenti di altri partiti, della maggioranza o dell'opposizione", conclude l'esponente di FI. (agi)