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Martedì, 26 Marzo 2019 04:11

Il contatore di Whatsapp contro le bufale online

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L’azienda ha sviluppato un 'counter' che indica all’utente quante volte un messaggio è stato re-inoltrato, oltre a una funzione per la verifica delle immagini, che consente di identificare i fotomontaggi

 Il servizio di messaggistica Whatsapp, di proprietà di Facebook, ingaggia una battaglia contro la diffusione di false notizie e messaggi violenti, in seguito alle pressioni politiche provenienti da numerosi Paesi e istituzioni. L'azienda ha già sviluppato un contatore che indica all'utente quante volte un messaggio è stato re-inoltrato, oltre a una funzione per la verifica delle immagini, che consente di identificare i fotomontaggi. Tutti e due gli strumenti sono già disponibili nella versione sperimentale dell'app (versione beta), ed è quindi probabile che saranno presto disponibili al pubblico.

Notizie false, profili falsi, immagini false: i social network e le app di messaggistica sono diventate negli anni il veicolo di migliaia di contenuti fuorvianti che, ogni giorno, cercano di creare agitazione e instabilità. A partire dagli Stati Uniti, che con le elezioni presidenziali del 2016 hanno vissuto il momento di maggiore crescita certificata della disinformazione.

Il fenomeno, inizialmente opaco, è diventato presto chiaro e identificabile: numerose iniziative avevano mirato a galvanizzare la cittadinanza creando spesso momenti di scontro e manifestazioni, spinte da gruppi di pressione e oscure organizzazioni come l'Internet Research Agency, con sede a San Pietroburgo. Negli ultimi mesi invece si è osservato un incremento nella diffusione di bufale e catene connotate da contenuti d'odio, che ha avuto anche conseguenze molto gravi in India, dove si sono verificati tredici linciaggi nel giro di pochi mesi, tutti riconducibili a campagne d'odio veicolate attraverso l'app di messaggistica, secondo quanto riferito da polizia e stampa locale.

Ma con le imminenti Elezioni Europee - le urne si apriranno tra il 23 e il 26 maggio - a premere per delle adeguate contromisure sono le istituzioni comunitarie, che vogliono evitare il ripetersi di fenomeni simili.

Le bufale “virali”

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e questa diventerà verità”, diceva l'ideologo nazista Goebbels. Anzi no, la diceva lo scrittore romantico Goethe. Ma nemmeno: mai pronunciato da nessuno dei due, l'aforisma è diventato virale su Internet proprio perché, a furia di attribuirlo a questo o a quell'altro autore, ha finito per inserirsi nella conoscenza collettiva delle persone. Ed è proprio questo un esempio eccezionalmente semplice di come una falsità possa diventare credibile e creduta. Per questo Whatsapp sta sviluppando una funzione che consentirà di vedere quando un messaggio è stato “inoltrato frequentemente”, se condiviso almeno cinque volte, come riporta WAbeta.

L'utente potrà sapere se il contenuto che ha condiviso è stato inoltrato anche da altri utenti e addirittura, un contatore indicherà quante volte. La funzione potrebbe servire per incoraggiare i più responsabili a pensare attentamente prima di rendere virale un'informazione, controllando prima se sia affidabile o meno.

Controllo delle immagini

Il team di Whatsapp ha anche sviluppato una funzione che consente di cercare automaticamente un'immagine attraverso il motore di ricerca Google Immagini, così da indivduarne di simili, come riporta The Verge. Questo strumento può essere molto utile nel caso di fotomontaggi: verificando l'origine dello scatto l'utente può controllare se ne esistano versioni differenti. Un esempio tipico è quello in cui dei manifestanti vengono ritratti con dei cartelli in mano: spesso burloni e propagatori di false notizie hanno utilizzato simili scatti per inserire messaggi fuorvianti sui cartelli, inducendo l'osservatore a credere a notizie per lo più orientate contro i migranti.

Per quanto le aziende tecnologiche possano sforzarsi, la diffusione delle bufale è un fenomeno che deve essere prima di tutto compreso dagli utenti, per fare sì che venga limitato. Facilmente si tende a condividere informazioni false o pretestuose solo perché confortano le opinioni che già abbiamo. Ma a una censura preventiva dei contenuti, sarebbe probabilmente preferibile un atteggiamento critico nei confronti delle notizie che leggiamo, e un maggiore rigore nella scelta di quello che condividiamo sui nostri profili. raffaele angius agi

 
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