La Procura della Repubblica di Trieste ha disposto il sequestro di un container di coltan, un preziosissimo minerale, a bassa radioattività, dal quale si estrae il tantalio, un metallo raro indispensabile nella produzione di microprocessori, cellulari, computer, componenti aerospaziali e armi. Ulteriori accertamenti sono in corso per chiarire la vicenda e, soprattutto, la regolarità dell'importazione. Del carico diretto in Italia aveva parlato il presidente del Venezuela Nicolàs Maduro mesi fa a una emittente pubblica venezuelana, poi però non se ne è saputo più nulla.
Il container è arrivato nel Porto di Trieste il 18 marzo. La Procura ne ha disposto il sequestro nell’ambito di un’inchiesta nella quale è ipotizzato un reato di natura contravvenzionale sull’impiego pacifico di energia nucleare, in particolare per l’assenza del simbolo della radiottività sul container. Documenti sono stati acquisiti dalla Guardia di Finanza e alcuni testimoni sono stati ascoltati dagli investigatori.
Il container si trova nel Punto Franco dove – secondo le informazioni raccolte oggi – il coltan doveva essere lavorato e trasformato, avendo già ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni da parte delle autorità italiane. Al termine delle lavorazioni doveva essere poi trasferito all’estero.
Il coltan è arrivato in Italia con una nave proveniente dal porto colombiano di Cartagena, attraccata al porto di Livorno. Dalla città toscana è stato poi trasferito a Trieste con un Tir, nonostante fosse radioattivo.
Secondo indiscrezioni, il container dovrebbe contenere circa cinque tonnellate di coltan sotto forma di sabbia di colore nero. Si tratta del primo carico di questo minerale estratto in Venezuela ed esportato dalla Repubblica guidata da Nicolas Maduro. E’ anche la prima volta che una tale quantità di coltan arriva in Italia. Oltre l’80% del coltan utilizzato nel mondo proviene dal Congo dove è stato spesso al centro di conflitti fra i signori della guerra a causa del suo alto valore.
Sul “giallo” del coltan sequestrato nel porto di Trieste ha presentato un’interrogazione la deputata del Pd Debora Serracchiani che ha chiesto ai ministri dei Trasporti, dell’Economia e degli Esteri di “sgomberare la nebbia che avvolge” la vicenda. Serracchiani ha chiesto “se l’Italia sta commerciando con il Venezuela in favore di Maduro”, se Trieste è “la porta” di questi commerci e se i ministri conoscono il nome dell’importatore.
La città di Trieste farà affari con il Venezuela annunciava il Sindaco Dipiazza di Forza Italia. In un'intervista televisiva a un canale locale il sindaco della città, Roberto Dipiazza, aveva affermato: "Stiamo lavorando per portare un'azienda qui sfruttando la zona franca. Li abbiamo già portati a visitare lo spazio e abbiamo anche organizzato un incontro all'Area di ricerca e Sincrotrone, uncentro di ricerca internazionale. Il contratto è stato già firmato e il ministro delle Esportazioni ha confermato che sono pronti a portare l'azienda in zona franca".
Obiettivo è soprattutto quello di lavorare il coltan. Una specie di sabbia nera usata per aumentare la potenza degli apparecchi riducendo il consumo di energia. Utilissima nei cellulari. Cinque tonnellate erano state inviate da Caracas verso l'Italia e la cosa era stata annunciata urbi et orbi dallo stesso Maduro in diretta televisiva lo scorso 10 maggio.
Se è certamente lodevole il tentativo di rilanciare l'economia locale da parte di Dipiazza però, il fatto di aiutare il governo venezuelano ha fatto indignare la nutrita comunità italo-venezuelana che si sta attivando a livello locale e nazionale ed anche gli italiani del Venezuela , ma come si domandano Maduro è per l'IItalia illegale, pur non riconoscendo Juan Guaidó, ma l'Italia riconosce come unica Istituzione legittima il Parlamento del Venezuela che ha lui come presidente e Trieste con avvallo del Sindaco di Forza Italia e che guida una giunta di Centro Destra ovvero proprio i partiti ad eccezione della Lega, che in Italia riconoscono Juan Guaidó e fanno affari con la dittatura di Maduro?