Lo facciamo anche se lui ammette di non fregarsene, ma gli diamo ugualmente voce anche se non proprio suono e immagine al suo volto, per fare nostra questa rabbia.
“ Allora io sono un operaio Ilva da 17 anni, da 25 minuti fa ero là dentro. Perché sono venuto qui, per cercare di far capire alla gente, perché una parte della città questa cosa ancora non l’ha capita, che non tutti gli operai di quella m…. di fabbrica sono a favore di quella m…. di fabbrica, qui ce ne sono altri che come me lottano da anni e anni. Allora la mia storia è questa, sono…. (ripete) lavoro da 17 anni all’Ilva di Taranto, e ho visto morire almeno quattro miei colleghi, lavoro all’alto forno4, dove Giacomo è morto sabato mattina. Dieci minuti dopo che io sono smontato; la notte di venerdì si è strappato un nastro trasportatore, che non è di quelli piccoli, è un nastro lungo più di 400 metri che parte dallo stockhouse dell’afo4 e arriva fino 80 metri di altezza. Si è strappato per tutta la sua lunghezza. Con il materiale sopra. C’è stata la fermata dell’altoforno, è stato chiamato il caporeparto, a casa, abbiamo fermato, c’è la stata la fermata a pratica operativa. Il capo-reparto è arrivato alle tre di mattina e la prima cosa che ha detto è stata questa: “questa notte voglio vedere il sangue dei colpevoli”… è morto Giacomo quattro ore dopo e io glielo detto in faccia oggi, perché come ho già detto ho appena smontato. Quattro ore dopo è morto Giacomo e il sangue l’ha visto. Eh beh, cosi non si può più andare avanti. Questa è una città che viene presa a schiaffi ogni santo giorno da quella gente, i cittadini che vivono fuori e gli operai che ci lavorano dentro. Quindi, ehm, per favore, venerdì notte mi trovavo lì, ho messo l’impianto in sicurezza… ah il mio capo reparto dopo aver detto “voglio vedere il sangue…” andate a spalare, perché dobbiamo liberare il nastro, dobbiamo ripartire, dobbiamo ripartire, quindi, quello che ho detto a un giornalista, è morto Giacomo alle sette di mattina, ne sarebbero dovuti morire molti e molti altri quella notte e lui questa cosa non l’ha capita, e lo sapete perché, ve lo dico io perché, dopo tutti i post, tutte le invettive, dopo tutto quello che si è detto sui giornali, ai telegiornali e sui social, io ieri pomeriggio sono andato a lavorare, dopo le affermazioni di Emiliano che dicevano dalla morte di Giacomo, a Taranto in quello stabilimento cambierà tutto, erano le 14,15 del pomeriggio quando è uscito quel comunicato, alle 15,20 è arrivato il mio capo-reparto, ha strappato il foglio del sequestro dalla cabina di comando dell’Afo4 mi ha guardato ridendo e mi ha detto “vedi ci hanno dissequestrato”. Bravo, brinda, brinda che vi hanno dissequestrato, e continuate a ucciderci perché non è normale che un operaio di 24 anni entra la mattina alle sette, dopo che ha lavorato venerdì fino alle 23, molti non lo sanno che Giacomo doveva essere libero il sabato, mentre è stato chiamato alle cinque del mattina e nessuno lo sapeva. Andato a lavorare ed è morto. …Lui mi ha guardato in faccia e mi ha detto: “hai visto ci hanno dissequestrato…” Bravo, brinda e non ha detto più una parola, dopo dieci minuti mi ha chiamato, a me personalmente, e mi ha detto: “ … vai allo stockouse nel luogo dov’è successo l’incidente e toglimi tutto il nastro che sta nel luogo dell’incidente… questo è un ennesimo schiaffo in faccia a me e a tutta la popolazione tarantina, e agli operai tarantini, e non ho paura di dirlo, che mi licenzino…; sono dovuto andare lì e togliere tutto quel nastro vedo dalla zona dell’incidente, c’era ancora la calce bianca a terra, perché Giacomo è entrato in un tamburo ed è uscito dall’altra parte….. è entrato in un tamburo ed è uscito dall’altra parte.. questa è l’Ilva di Taranto non c’è rispetto per i cittadini e per gli operai. C’era ancora l’elmetto di Giacomo a terra, c’era ancora la mascherina di Giacomo a terra, c’era Giacomo in quella galleria…c’era Giacomo. Allora, vi chiedo un favore, e ve lo chiedo veramente con il cuore. Giorgio Orwel nel 1884 diceva “ finché non diventeranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno, e finché non si ribelleranno non avranno coscienza della loro forza, ribellatevi, ribelliamoci… io sono uscito da quella fabbrica, rischiando l’ennesimo rapporto disciplinare, "dove cazzo stai andando?", "sto andando a manifestare per Giacomo, per Alessandro che è un altro mio amico che ho visto morire arso vivo, per Silvano…; è stato dissequestrato l’Afo4, ancor prima che fosse fatto il funerale di Giacomo; ragazzi rendetevi conto, lo sapete quanto valiamo, operai e cittadini, otto ore di sciopero, e 48 ore di nastro vedo, questo ho capito dopo 17 anni di Ilva, questo ho capito: otto ore di sciopero, e 48 ore di nastro vedo, non valiamo niente.
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