E nel breve termine le preoccupazioni sono prima di tutto logistiche, perché non si devono lasciare sacche scoperte:
@WHO: Haiti #cholera vaccine will prevent majority of severe caseshttps://t.co/XxRtfv69zn pic.twitter.com/HLh5vw1rct
— UN Radio (@UN_Radio) 9 novembre 2016
“La sfida per questa campagna di vaccinazione consiste per prima cosa nel raggiungere tutti. Ci sono zone che non sono facili da raggiungere. Era difficile anche prima dell’uragano, e dopo la situazione si è di molto complicata. I trasporti via strada, i ponti, eccetera, rappresentano difficoltà già gravi. E poi c‘è l’aspetto della sicurezza: dobbiamo essere certi che non ci siano problemi, che gli operatori possano accedere senza interferenze nel senso di proteste o altre situazioni avverse”, informa Euronews.
From Boston to #Haiti - Read how one doctor dropped everything to help us fight cholera after #HurricaneMatthew: https://t.co/1vbJJszcpM
— USAID (@USAID) 8 novembre 2016
Già nel 2010, dopo il terremoto, Haiti dovette combattere il colera, che colpì 800.000 persone e ne uccise 9.000. In quel caso furono però alcuni caschi blu a portare sull’isola il virus, che poi trovò nella devastazione post-sismica il terreno più favorevole.
#Haiti begins #vaccination campaign against #cholera in areas most affected by Hurricane Matthew | @WHO @pahowho https://t.co/7yoG4d8qeJ pic.twitter.com/wLPL4LoOlw
— Post-Polio News (@postpolionews) 9 novembre 2016
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