ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 27 Novembre 2016 05:55

Taranto – Referendum il giudice Franco Ippolito: «recuperate gli indecisi per far vincere il NO»

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Il punto dirimente del magistrato tarantino che da anni lavora in Cassazione, è questo invito, posto all’inizio e alla fine del suo intervento, introdotto da Ernesto D’Eri che dirige l’iniziativa del movimento per il No nella sala del consiglio comunale di Palazzo di Città.

La scesa in campo del magistrato nasce anche da un disappunto, quest'iniziativa referendaria ha «la grande responsabilità di aver frantumato quel fronte popolare che disse No al referendum del 2006 proposto dal Berlusconi-Bossi».

 Franco Ippolito non la manda a dire, entra nel merito: “se vi dicono che sono 30 anni che si tenta invano di cambiare la costituzione è falso, è stata cambiata 41 volte a colpi di maggioranza da centro-sinistra e centro-destra”.  Questo per dire che siamo in una sorta di gioco al massacro sulle ragioni fondanti della Repubblica; e poi non è detto che questi siano stati cambiamenti al meglio, anzi alcuni non sono andati per nulla bene, e come esempio il magistrato parla di ciò che è avvenuto sul rapporto Stato-Regioni.

E poi c’è questo gioco delle parti, tra gli schieramenti politici, nel corso degli anni che hanno operato sul fronte della cosiddetta “riforma” della Costituzione che si sono in qualche modo sentiti legittimati a farlo per cui, ora cambia il Centro Sinistra, dopo cambierà il Centro Destra. Nel 2006 quando il Governo Berlusconi propose il referendum i cittadini italiani dissero NO.  Il magistrato sottolinea questo aspetto: «la costituzione è a garanzia del popolo contro gli strapoteri e fa riflettere che a proporre il referendum sia un progetto non del parlamento ma del Governo».

Eppure queste cose non sono contenute negli impegni elettorali, Franco Ippolito tira fuori un documento nel quale il Partito Democratico nel 2008 nel suo Manifesto dei Valori scriveva:

“La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercé della maggioranza del momento, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza, anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione costituzionale. La costituzione può e deve essere aggiornata, nel solco dell’esperienza delle grandi democrazie europee, con riforme condivise, coerenti con i principi e i valori della carta del 1948, confermati a larga maggioranza dal referendum del 2006”

Questo è l’elemento principale. Le Costituzioni post naziste e post fasciste (Ippolito fa subito un riferimento a Italia e Germania) sono presidio di democrazia per evitare tentazioni autoritarie.

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Giuseppe Stea, presidente dell’Anpi provinciale intervenendo a nome dell’Associazione dei partigiani e degli antifascisti, parla di alcune incongruenze presenti nel testo di riforma per quanto riguarda il Senato, nominato tra sindaci e consiglieri e non eletto dal popolo. E questo contrasta addirittura con l’articolo 1 della Costituzione (questo per dire che non è vero quando si afferma che non si toccano le norme fondamentali). Poi fa riferimento a quello che definisce un vero guazzabuglio, in relazione al fatto che mentre per la Camera il limite di età per essere eletti è 25 anni (nel Senato finora è 40) nella proposta di riforma, nominandoli da Regioni e Comuni, dove non c’è limite di età, possono arrivare senatori 18enni.

Poi c’è una sorta di rebus gestionale sul potere legislativo, con un Senato instabile fatto da Sindaci e consiglieri che stanno su più fronti che hanno tempi stretti per poter decidere su leggi che a parere del Governo siano indispensabili (quindi potrebbero essere tutti) e magari su leggi che creino opposizioni nel paese che in 75 giorni non possono organizzare nulla. E ancora sul fronte dell'accentramento c'è tutto il discorso che riguarda le decisioni strategiche sulle scelte da fare sul territorio per esigenze nazionali - Stea fa riferimento alla Basilicata e al nucleare di Scanzano finora bloccato perchè la Regione ha detto No e domani? E questo riguarda tutte le scelte che diventano imposizioni di uno Stato accentratore di ruoli e competenze. 

Per Stea questo tentativo, che non vuole chiamare riforma, porta ad un vero cambiamento di sistema, una deriva antidemocratica, larvatamente presidenziale, con un forte ruolo dato dalla legge elettorale al "capo" del partito che può eleggere anche il Presidente della Repubblica.

Anzi sullo stesso termine "capo", il magistrato aveva detto prima che da nessuna parte questa parola è scritta facendo riferimento alla elezione di un capo, che è un invenzione giornalistica, perché questa terminologia era presente solo nello statuto fascista ed ora...compare nel testo proposto dell’italicum

Se questo mi dà tanto, si dice, vuol dire che siamo alla frutta. L’opposizione al referendum con il NO è presidio di democrazia, questo pare essere il messaggio finale.

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