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Giovedì, 01 Dicembre 2016 08:04

Brindisi - Qualità della vita: i limiti di certe classifiche e le urgenze della dura realtà

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Riceviamo e Pubblichiamo - La diciottesima classifica sulla qualità della vita elaborata da ItaliaOggi in collaborazione con l'università di Roma fa discutere rappresentanti istituzionali e le organizzazioni sociali.

 Su 110 aree prese in analisi dagli esperti di statistica romani, Brindisi (con il suo territorio provinciale) si piazza al settantaquattresimo posto, scalando la classifica di 2 posizioni rispetto al 2015 e risultando la prima tra le province pugliesi ma restando nei fondi più bassi della lista.

Diversi enti di ricerca elaborano annualmente classifiche su vari aspetti della vita collettiva e sebbene non si conoscano a fondo i parametri scelti a priori per giudicare un territorio, tutte le graduatorie concordemente pongono il Sud e Brindisi sempre in coda.  Poco importa se si guadagna qualche posizione: trattandosi di classifiche può darsi che il guadagno dipenda dalla perdita di altri e non da un vero e proprio avanzamento. Sebbene queste classifiche siano utili agli enti che le producono e pubblicizzano e naturalmente anche ai committenti, è ormai chiara la loro inutilità per le comunità interessate.

Tanto più che l’elemento ricorrente ed immodificato nel tempo, vale a dire il dato che il Sud è sempre indietro, non è per nulla oggetto dei commenti provocati da queste graduatorie. Al contrario i rappresentanti istituzionali si esibiscono in commenti di preoccupante soddisfazione. La Sindaca infatti, per sentirsi rassicurata sulla situazione ambientale, si affida alle dichiarazioni della grande industria locale, invece di approfondire i report che giornalmente arrivano al Comune dall'ARPA.

Il Presidente della Provincia, per parte sua, si affida solo al volontariato come mezzo per contrastare la crisi sociale. Entrambi sono soddisfatti della scelta dei nostri giovani di fare piccola impresa locale e sulla criminalità tirano un sospiro di sollievo chiudendo gli occhi su quanto quasi quotidianamente accade per come viene peraltro riportato dalla cronaca nera dei mezzi di informazione locali. Per il dato negativo che la classifica mette in luce sulla sanità, la colpa sarebbe solo della Regione che non assume e non investe dimenticando le competenze e le responsabilità degli altri enti locali.

Quanto alle parti sociali, esse chiedono interventi più decisivi, per fronteggiare la crisi che è ancora nera. La Confindustria critica quanti non credono al miglioramento della qualità dell'aria rilevata dalle centraline. Ma sappiamo bene che i limiti di legge sulle emissioni atmosferiche non garantiscono la salute pubblica ma solo la produzione e che all’interno degli stabilimenti si sono verificati e si verificano danni alla salute. Ogni mese viene pubblicato uno studio sulla relazione tra salute ed ambiente a Brindisi. E' vero che rispetto al 1997 e al 2005/2006 le emissioni industriali nel capoluogo si sono ridotte, ma sarebbe interessante capire se tale risultato sia dovuto a gestioni ambientali virtuose od a riduzione e dismissioni delle produzioni. Molti degli effetti sanitari che osserviamo oggi, soprattutto quelli a lungo termine, dipendono dalle emissioni prodotte prima del 2000. Ma è lecito chiedersi chi sarà a pagarne le spese oltre gli ammalati ed alle loro famiglie. Eppoi oltre l'aria ci sono il suolo ed il sottosuolo che sono inquinatissimi e che attendono da quasi vent'anni la bonifica.

La costante arretratezza del Sud non è una calamità naturale. Si potrà superare con la conoscenza e la partecipazione con la conoscenza sostenendo le attività pubbliche di ricerca e di istruzione e con la partecipazione attivando modelli che coinvolgano i cittadini nella elaborazione ed attuazione di scelte rivolte a risolvere gli annosi problemi della nostra comunità. (Forum Ambiente e Salute).

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