Il richiamo del genovese è legato a quello che il premier Renzi aveva detto a tutti, telecamere accese e taccuini pronti a scrivere: ““Con un gesto di coraggio e dignità ho detto che se si perde il referendum smetto di fare politica” e poi il 15 dello stesso mese “Ho già preso il solenne impegno, se perderemo il referendum lascio la politica”
Scrive oggi Grillo: “E poi invece ancora tu. E ci scappa da ridere. Ancora tu oggi da segretario del Pd a dire cosa deve fare il Parlamento per la legge elettorale. Tu che hai lasciato un disastro nel Paese, morale, economico e istituzionale. Hai fiaccato moralmente e spaccato in due il Paese sul tema della Costituzione proponendo una riforma che nessun italiano aveva dato mandato di fare a te, non eletto. Hai lasciato un disastro economico con il record assoluto di poveri, un’ecatombe di imprese e un aumento di tasse che neppure Monti ci aveva spremuto così tanto. Hai sfasciato l’assetto istituzionale lasciandoci senza una legge elettorale pronta all’uso perchè hai pensato solo ai fatti tuoi”.
Un altro riferimento è alla Boschi, ironicamente chiamata Bostik per il suo attaccamento alla poltrona; e in verità anche su questa vicenda c’ è stato un sollevamento della stampa con Gramellini, Annunziata e Calabresi sul fatto che non solo l’autrice della riforma referendaria non se va, come del resto aveva più volte annunciato, ma anzi ci resta con poteri raddoppiati, quasi un diktat per Gentiloni che forse ha ragione, lo stesso Grillo, a definirlo un avatar di Renzi.
Anche nel Partito Democratico c’è stato qualche intervento che pur condividendo il cambio del passo ha anche posto il tema del cambiamento della guida. Brucia la sconfitta tra i giovani ovvero il cuore del partito renziano, débâcle che fa pensare a quanto diversa è la realtà del paese rispetto alla narrazione politica e il cambiamento è davvero un'altra cosa rispetto alla rottamazione e vien davvero voglia di dire, come nel refrain grillino: “ L’hai detto tu: ma non dovevamo vederci più?” (rdg)
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