ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 23 Dicembre 2016 09:58

Verdi Manduria (Taranto) - C' è compost e c'è energia quale scegliere? Opinioni a confronto

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La Regione Puglia ha emesso agli inizi del mese un avviso pubblico per i Comuni per la manifestazione di interesse per la creazione di impianti ibridi per la realizzazione di biogas e compost.

I Verdi di Manduria, che pure organizzarono un convegno sull’Energia sociale presentando il progetto Surus, escono sul loro blog pubblicando un’esamina di Aldo Garofolo, ex ricercatore del CRA-ENC ed ex docente di analisi chimiche presso l’Università della Tuscia di Viterbo, facoltà di Agraria. A questo punto ne approfittiamo utilizzando com’era nel libro di End la Storia Infinita mettendo neretto il bel mondo fantastico di Treu, in rosso le considerazioni del tecnico di Surus Energia Sociale Mimmo D’Onghia

La Regione Puglia ha emesso agli inizi del mese un avviso pubblico per i Comuni per la manifestazione di interesse per la creazione di impianti ibridi per la realizzazione di biogas e compost. I Verdi di Manduria, che pure organizzarono un convegno sull’Energia sociale presentando il progetto Surus, escono sul loro blog pubblicando un’esamina di Aldo Garofolo, ex ricercatore del CRA-ENC ed ex docente di analisi chimiche presso l’Università della Tuscia di Viterbo, facoltà di Agraria. A questo punto ne approfittiamo utilizzando com’era nel libro di End la Storia Infinita mettendo in verde il bel mondo fantastico di Treu, in neretto le considerazioni del tecnico di Surus Energia Sociale Mimmo D’Onghia

La sostanza organica (SO) o biomassa contenuta nei rifiuti urbani e/o negli scarti vegetali delle attività agricole, può essere degradata, stabilizzata ed eventualmente trasformata in fertilizzante in due modi: aerobico (all’aria) e anaerobico (in assenza d’aria).
I due sistemi sono diametralmente opposti:
L’aerobico demolisce la sostanza organica in modo “naturale” e non produce gas combustibili
(possono avvenire reazioni di produzioni di metano in sacche di anaerobiosi; metano poi emesso in atmosfera). Se utilizza SO selezionata (da raccolta differenziata spinta, sfalci e potature verdi) produce un fertilizzante ottimo per impieghi in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità.


L’anaerobico agisce per lo più a caldo, con produzione di metano e altri gas (bruciati per ottenere energia termica e/o elettrica) e di percolato liquido inquinante (
non è corretto: il processo di DA serve esclusivamente per produrre biogas e consente di produrre un digestato liquido che contiene ancora il 50% di sostanza organica secca. Il digestato è caratterizzato da igienizzazione e stabilizzazione termica se il sistema di DA avviene almeno per 30 giorni a 35°C. Un processo mesofilo o termofilo è caratterizzato da questi parametri di tempo di residenza e temperature. Il digestato non è un rifiuto e non inquina se, in origine, non contiene eventuali inquinanti resistenti al trattamento termico. Spesso, quando si usa FORSU, questa subisce un pretrattamento di purificazione e trattamento termico a 70°C per 1,0 ora che consente di ridurre eventuale carica microbica patogena e non utile. Solo dopo processo di trattamento e purificazione può essere utilizzata in digestione anaerobica). Il rifiuto esausto (digestato) (non è esausto ma contiene circa il 50% di sostanza organica secca) viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria (il processo di compostaggio su digestato proveniente da FORSU è identico al processo attuato su sostanza organica di origine agricola indicato in presenza d’aria in quanto la fase di anaerobiosi continua inizialmente per essere sostituito dal processo di ossidazione del residuo di materia organica presente nel digestato. Ciò consente di raggiungere temperature di circa 55-65°C nella massa in fermentazione ossidativa e di trasformazione, igienizzazione e stabilizzazione ulteriore del massa organica prima di essere destinato alla vagliatura e commercializzazione per uso naturale e agricolo) e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto che i fautori chiamano in modo improprio e truffaldino “compost” (a norma del d.lgs 75/10 si tratta di Ammendante Compostato Misto sia il compost proveniente da materiale senza pretrattamento anaerobico che il compost proveniente da trattamento anaerobico), ma che invece ha una composizione chimica (la composizione chimica è legata al processo di purificazione della FORSU e, a parità di composizione iniziale, ha la stesa composizione se vengono e rispettati i tempi di degradazione della sostanza organica secca residua) e una qualità nettamente inferiore al vero compost aerobico (la qualità del compost proveniente da digestione anaerobica può risultare di qualità superiore soprattutto se la DA è termofila e/o mesofila in quanto sottopone la biomassa ad un processo di stabilizzazione ed igienizzazione termica e i tempi di trattamento aerobico diminuiscono) , oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica (per normativa non genera un nuovo rifiuto, comunque. In tale contesto è applicato art. 184 ter del D.Lgs 152/06 per cui il digestato proveniente da DA in cui si utilizza FORSU deve essere trattato alla stregua dei fanghi agricoli in applicazione del D.Lgs 99/98 ma può essere utilizzato in agricoltura avendo gli accorgimenti previsti dal decreto indicato. Il digestato proveniente da DA in cui sono utilizzati solo sottoprodotti agricoli ed agro industriali e/o insilati può essere utilizzato in agricoltura come un normalissimo “letame” che apporta al terreno sostanza organica, utile alla flora microbica del terreno, al mantenimento e arricchimento in azoto, fosforo e potassio, utile al mantenimento della struttura colloidale naturale necessaria al mantenimento della porosità stimolando i processi di assorbimento nutrivo delle piante. Il prodotto generato non è assolutamente un nuovo rifiuto in quanto ha subito un processo di trasformazione sostanziale e rispetta tutti i parametri del D.lgs. 152/06) .

 

Occorre ricordare che le biomasse attualmente previste negli impianti di digestione anaerobica – aerobica fanno riferimento alla FORSU (è falso. Negli impianti di digestione anaerobica sono impiegati sottoprodotti agricoli, agro alimentari come la sansa, residui della lavorazione dell’ortofrutta, insilati di varia origine, pollina di ovaiole, letame e liquami….) . Ma sappiamo che il termine nasconde ben altro rispetto al solo organico separato con la raccolta differenziata spinta e quindi comprende una vastissima serie di codici CER che spaziano dagli scarti agro industriali (è falso. Gli scarto agroindustriali sono sottoprodotti a norma della tabella 1A del D.Lgs 28/11 come il siero di latte, la sansa di olive, le acque di vegetazione delle olive, il pastazzo di agrumi, le polpe di bietole di birra, le vinacce di uva, i resti della trasformazione della frutta,…., che NON DEVONO essere indicati con un codice CER in quanto non sono classificabili rifiuti ma scarto di produzione agricola e/o sottoprodotti agricoli a norma del D.lgs 152/06 poi D.Lgs 205/10, poi D.Lgs 116/14, Reg EU 1357/16) a quelli legati al comparto carni, lattiero, caseario etc. (è inesatto. Vale indicazioni di cui sopra)
Per capire la differenza tra un compost aerobico puro e un cosiddetto “compost” che proviene da digestione anaerobica bisogna seguire quanto accade nelle specifiche condizioni usate nella maggioranza degli impianti anaerobici – aerobici.


Anzitutto bisogna capire che la digestione della biomassa in assenza d’aria, fondamentale per la produzione di biogas, impone temperature medio-alte (in media 55°C) per effetto delle quali si verifica una selezione batterica a favore dei gruppi termofili.
In particolare si avvalgono delle condizioni migliori di prevalenza i termofili, anaerobi puri, tra cui i temutissimi Clostridium le cui spore sono in grado di sopravvivere ben al di sopra dei 100°C
(è estremamente falso e colpevolmente fuorviante. I clostridi, se sono presenti sulla FORSU, lo sono in forma di spore. NON è POSSIBILE la presenza di individui attivi, cioè spore germinate perché ciò avviene solo in ospite intermedio (volatili) ed in ambiente umido acquitrinoso. Pertanto la presenza di spore sulla FORSU o su sottoprodotti tipo resti di trasformazione ortaggi, può contenere solo spore se la biomassa è stata infettata direttamente dal terreno in cui le spore si conservano. È stato dimostrato più volte che la eventuale presenza di spore sulla biomassa in ingresso nella DA subisce una diminuzione nel processo di digestione anaerobica ma NON SVILUPPA germi vegetativi provenienti dalle spore se queste non raggiungono un ambiente consono di germinazione nell’ospite intermedio. L’azione del patogeno può non arrecare danno agli animali così detti “portatori sani”: difatti i tessuti vivi non offrono condizioni favorevoli per germinare, situazione che diventa possibile quando il “portatore sano” morirà e il batterio potrà trovarvi un substrato ottimale nei tessuti morti che costituiscono il terreno di coltura proteico, temperature elevate specialmente d’estate e i processi di putrefazione che consumano tutto l’ossigeno. Le condizioni indicate, unitamente alle temperature del substrato superiori a 25°C, abbondanza di proteine e movimentazione di mosche, rappresentano fattori favorevoli alla germinazione delle spore e alla moltiplicazione delle cellule vegetative con produzione di tossina. Quando il processo avviene negli stagni, le mosche che ingeriscono piccole porzioni delle carcasse, ingeriscono anche la tossina che si accumula nei loro tessuti e nei tessuti delle larve che vengono ingeriti da uccelli che ingerendo la tossina muoiono diventando a loro volta vittime del botulino e riprendendo il ciclo). Tra i ceppi più famigerati figura il Clostridium botulini e il Clostridium tetani capaci di produrre le note neurotossine mortali (Nell’uomo il ciclo può attivarsi in cibi in scatola, insaccati; si parla intanto di intossicazione alimentare e non di infezione alimentare in quanto il botulismo è provocato dalla ingestione della tossina con gli alimenti infetti e non per l’ingestione delle spore e del batterio vitale. Per le ragioni evidenziate l’uomo e gli animali potranno subire intossicazione per contatto con il terreno in cui sono presenti spore le quali in ambiente favorevole (umido ed in presenza di ospite intermedio, generano un individuo vegetativo che accidentalmente può essere ingerito e la neurotossina da questi prodotto può creare intossicazione. Questo non può avvenire dal digestato in quanto la presenza di spore è inferiore rispetto alla biomassa di origine e la manipolazione non potrà determinare effetti indesiderati se non in ambiente umido/acquitrinoso in presenza di ospiti intermedi, riportati sulla vegetazione poi raccolta e ingerita. Le spore e le cellule vegetative possono essere ritrovate negli strati superficiali del terreno e, quindi, sulle produzioni agricole vegetali se coltivate a contatto con il terreno. Tuttavia la permanenza nel terreno, o ciò che ha importanza ai fini epidemiologico, è la sua aggressività che va messa in rapporto ad un particolare ambiente edafico o a particolari fenomeni di antagonismo e competizione microbica per cui il terreno non sempre costituisce il substrato di trasmissione e diffusione del patogeno (Verona, 1977)).
Quindi prima conseguenza e prima differenza: il compost derivante da processo anaerobico preliminare ha molte probabilità di contenere un numero significativo di spore di questi batteri
(è falso. Se sono presenti individui vegetativi di batterio clostridium, lo sono sia su sostanza organica destinata direttamente al processo di compostaggio sia se destinata alla DA. È vero il contrario in quanto in DA non avviene lo sviluppo germinativo delle spore in quanto può avvenire solo in ospite intermedio che mangia le spore…)
Nel momento in cui è usato come ammendante agricolo può provocare la contaminazione del terreno e quindi delle piante, ortaggi in particolare (è falso. Questo avviene solo se ingerito casualmente dall’ospite intermedio in cui avviene lo sviluppo dell’individuo dalla spora ingerita).
Per meglio approfondire le ragioni della seconda differenza occorre tornare alle opzioni impiantistiche.
Le tecniche di digestione anaerobica possono essere suddivise in due gruppi principali:
◦ digestione a umido (wet), quando il substrato in digestione ha un contenuto di sostanza secca inferiore al 10%; è questa la tecnica più diffusa, in particolare con i liquami zootecnici.
◦ digestione a secco(dry), quando il substrato in digestione ha un contenuto di sostanza secca superiore al 20%
(avviene sostanzialmente anche in DA ma risulta un solo impianto in Italia e il trattamento della FORSU e/o sottoprodotti solo solidi in biocelle di DA con recupero di biogas);
Processi con valori intermedi di sostanza secca sono meno comuni e vengono in genere definiti a semisecco (semi-dry).
L’opzione digestione a secco
(solo prodotti solidi e FORSU in biocelle di DA) comporta la formazione e la successiva percolazione dal digestato di importanti quantità di liquido (percolato) la cui destinazione è duplice:
1 Raccolta separata ed avvio ad idoneo impianto di depurazione
(esatto).
2 Utilizzo per aspersione sul digestato in fase di compostaggio
aerobico (è falso. La digestione anaerobica DRY consente di effettuare l’aspersione del percolato direttamente sulla massa in trasformazione all’interno delle biocelle di digestione anaerobica per predisporre il materiale finale alla migliore trasformazione con evidenza, nella fase successiva di trasformazione in compost, di tutte gli svantaggi propri del compostaggio su FORSU operato dagli impianti di compostaggio diretto aerobico della massa organica (FORSU) oggi in funzione in Italia e all’estero).
In quest’ultimo caso tutti gli inquinanti ceduti dal digestato al percolato nella fase anaerobica, ritornano più o meno integralmente, alla massa sottoposta a compostaggio.
La digestione a umido richiede molta acqua e prevede che il digestato organico (semi-liquido) debba essere separato dal liquido prima del compostaggio
(la fase liquida deve essere trattata per l’eliminazione dei contenuti in Sali di Ammonio, riciclandone i volumi come acqua di processo). Si ottengono alla fine, quantità elevatissime di percolato super inquinato con cui fare i conti (è falso. Il prodotto derivato dal processo di abbattimento Sali d’Ammonio consente di eliminare l’ammoniaca e la parte di liquido rimanente viene normalmente depuarata in MBR e osmosi inversa per disporre di acque in Tabella IV Allegato V Parte III del D.Lgs 152/06 ed utilizzabile per irrigazione no food e servizi e acque di processo. In questa fase i contenuti in metalli pesanti devono rispettare il D.Lgs 152/06 e, spesso, i Regg. UE 834/07 e 898/07) .
Il ricircolo parziale o totale del percolato liquido nella massa solida in digestione anaerobica (digestato) ovvero nella massa solida in compostaggio aerobico, produce uno stravolgimento proporzionale della sua composizione chimica, con l’aumento del contenuto salino totale: sodio, cloruri, ferro, metalli pesanti, azoto ammoniacale
(Gli impianti di produzione di biogas/biometano di ultima generazione da DA dispongono di sistemi di eliminazione di Sali di Ammonio, di solfuri, non utilizzano cloruri di ferro per la titolazione del pH della biomassa in ingresso e, in alcune tecnologie innovative, consentono la precipitazione dei metalli pesanti eventualmente presenti oltre i parametri di legge, in solfati che vengono smaltiti in discarica) .
In particolare l’azoto organico originario della biomassa subisce le trasformazioni più drastiche. Circa il 40% e oltre diviene ammoniacale, forma questa altamente solubile
(non è corretto. In mesofilia circa il 90-98% diviene ammoniacale, solubile, normalmente e totalmente estratto con sistemi idonei tipo strippaggio al fine di ricircolare la fase liquida depurata e risparmiare acque provenienti da fonti private e/o pubbliche).
La decisione di trasformare il digestato in “compost” mediante fermentazione aerobica finale è folle sia dal punto di vista agronomico che della tutela della salute. Ma risponde alla necessità dei progettisti e gestori di non portarsi dietro la zavorra di un residuo classificabile altrimenti come rifiuto speciale da smaltire
(è falso. Il digestato non è un rifiuto speciale da smaltire. È un fango a norma del D.Lgs 99/98. La “stortura” è legata alla considerazione di un cambiamento chimico fisico che in DA non avviene e riferito ai metalli pesanti e alle spore di clostridium. Eventuale presenza di metalli pesanti e clostridi su biomassa in ingresso è elemento di analogia della matrice e non del sistema di trasformazione per cui l’eventuale presenza sul residuo finale è determinata dalla considerata presenza iniziale e dalla sua concentrazione. Lo studio pubblicato da Terra e Vita dal titolo “la digestione anaerobica riduce patogeni e odori” ha evidenziato che la carica microbica nei  digestati e derivati non è mai maggiore della carica  ingestata, di fatto smentendo le voci secondo cui la DA è responsabile della proliferazione di clostridi. Altri lavori scientifici e sperimentazione direttamente effettuata dall’Arpav Veneto dimostrano che la presenza nel digestato di spore di Clostridio è tendenzialmente inferiore alla carica presente nelle matrici).

ELABORAZIONE

Il primo attributo che fa di un parassita dannoso un patogeno è la tossicità, ovvero la capacità di produrre sostanze tossiche, ma ciò non è sufficiente, occorre anche la virulenza, ovvero che esso sia in grado di penetrare nei tessuti dell’organismo ospite e di moltiplicarvisi (Rosa e La Placa, 1965).

Altro fattore significante è la carica minima infettante cioè il numero minimo di microrganismi  necessari a che l’agente eziologico determini gli effetti patogeni sull’ospite.

I batteri patogeni e i virus sono la principale causa di gastroenteriti nel mondo tra cui ne sono le cause principali il Campylobacter, la Salmonella e la Shigella (da uno studio americano), E.coli O157:H7, H.pylori e L.monocytogenes (Sidhu e Toze, 2009).

I batteri, a loro volta, manifestano una proprietà di poter essere evidenziati in presenza di “batteri indicatori” e reagiscono in modo diverso (positivo o negativo) alla colorazione di Gram (utilizzata per il riconoscimento di batteri grampositivi e batteri gramnegativi in ragione della differente struttura della parete cellulare).

Tra i batteri garmpositivi ci sono i batteri sporigeni in grado di produrre delle spore endogene o endospore che sono delle cellule differenziate molto resistenti al calore e  che non possono essere distrutte facilmente, nemmeno dai detergenti chimici (Madiga et al., 2006).

Proprio per la loro struttura le endospore non possono essere distrutte dall’essiccamento, dalle radiazioni ultraviolette, dal calore e dai comuni disinfettanti fornendo ai batteri la possibilità di sopravvivere in condizioni sfavorevoli producendo le spore che hanno la capacità di rimanere vitali e latenti per molti anni. Le spore riprendono le funzioni vitali attraverso tre stadi:

  1. Attivazione: che avviene in condizioni ambientali ottimali;
  2. Germinazione: è un processo rapido che può durare alcuni minuti;
  3. Esocrescita: assunzione di acqua e ioni utilizzati per la reidratazione e l’accrescimento vegetativo con l’assunzione di metaboliti.

 Tra i batteri grampositivi, bastoncellari e sporigeni, flagellati e mobili (eccetto il C. perfrinens che è immobile), troviamo il genere Clostridium. 

Quasi tutti i Clostridi compiono la fermentazione butirrica con la produzione di grandi quantità di gas soprattutto CO e H2 avendo la caratteristica di poter avere lo sviluppo vegetativo in ambiente strettamente anaerobico in cui il potenziale di ossido-riduzione è molto basso.

Tra i Clostridi si riconoscono gli agenti eziologici del tetano (Clostridium tetani), del botulismo (Clostridium botulinum) e della gangrena gassosa (Clostridium histoliticum, C. perfringens, C. novyi, C, bifiermentans, C. fallax).

Clostridium botulinum

È un batterio sporigeno e strettamente anaerobio o anaerobio obbligato, che produce spore ovoidali che sono distrutte a 120°C in 3 minuti mentre resistono per 3-5 ore a 100°C e divengono molto meno resistenti se il pH si abbassa (Verona, 1977) anche se sono in grado di crescere in ambiente acido con pH>4,5 mente sono particolarmente resistenti con pH neutro.

Le spore e le cellule vegetative possono essere ritrovate negli strati superficiali del terreno e, quindi, sulle produzioni agricole vegetali, soprattutto se coltivate a contatto con il terreno. Tuttavia la permanenza nel terreno, o ciò che ha importanza ai fini epidemiologico, è la sua aggressività che va messa in rapporto ad un particolare ambiente edafico o a particolari fenomeni di antagonismo e competizione microbica per cui il terreno non sempre costituisce il substrato di trasmissione e diffusione del patogeno (Verona, 1977).

Il C. botulinum è stato ritrovato, come spora e/o come organismo vegetativo, nell’intestino dei ruminanti, nell’acqua, sui vegetali e sulle matrici utilizzate nella digestione anaerobica.

In condizioni di mancanza di ossigeno, ambienti scarsamente acidi e con temperature superiori a 30°C avviene la germinazione e lo sviluppo cellulare con la successiva produzione della tossina botulinica, un’esotossina di natura proteica che rappresenta uno dei più potenti veleni naturali esistenti al mondo.

L’azione del patogeno può non arrecare danno agli animali così detti “portatori sani”: difatti i tessuti vivi non offrono condizioni favorevoli per germinare, situazione che diventa possibile quando il “portatore sano” morirà e il batterio potrà trovarvi un substrato ottimale nei tessuti morti che costituiscono il terreno di coltura proteico, temperature elevate specialmente d’estate e i processi di putrefazione che consumano tutto l’ossigeno. Le condizioni indicate, unitamente alle temperature del substrato superiori a 25°C, abbondanza di proteine e movimentazione di mosche, rappresentano fattori favorevoli alla germinazione delle spore e alla moltiplicazione delle cellule vegetative con produzione di tossina.

Quando il processo avviene negli stagni, le mosche che ingeriscono piccole porzioni delle carcasse, ingeriscono anche la tossina che si accumula nei loro tessuti e nei tessuti delle larve che vengono ingeriti da uccelli che ingerendo la tossina muoiono diventando a loro volta vittime del botulino e riprendendo il ciclo.

Nell’uomo il ciclo può attivarsi in cibi in scatola, insaccati; si parla intanto di intossicazione alimentare e non di infezione alimentare in quanto il botulismo è provocato dalla ingestione della tossina con gli alimenti infetti e non per l’ingestione delle spore e del batterio vitale.

La tossina del botulino è tremolabile (viene distrutta se sottoposta per 20 minuti a 80°C o per 10 minuti a 90°C), è instabile a pH alcalini, ma è estremamente attiva e acidoresistente, è costituita da una proteina della giunzione neuromuscolare, per cui interferisce con l’impulso nervoso e causa paralisi flaccida, ovvero ipotonica, dei muscoli.

La tossina è resistente all’azione dei succhi gastrici i cui sintomi sono difficoltà di parola, disturbi visivi,  debolezza muscolare, fino alla paralisi dei muscoli respiratori con arresto cardiaco.

Il botulismo si presenta in differenti forme nell’uomo e negli animali:

  1. botulismo alimentare
  2. botulismo da ferita
  3. botulismo da colonizzazione intestinale dell’adulto
  4. botulismo infantile
  5. botulismo da inalazione della tossina
  6. botulismo cronico o viscerale

Negli ultimi anni è stato osservato un incremento del botulismo negli animali, fenomeno da imputare, secondo il Centro Nazionale di Riferimenti per il Botulismo (CNRB) nel Rapporto sull’attività di Sorveglianza e Ricerca del 2009, essenzialmente a tre aspetti (ISS, 2009):

  1. maggiore sorveglianza  per i casi di influenza aviaria;
  2. aumento del sospetto diagnostico da parte dei medici veterinari;
  3. recepimento della direttiva Zoonosi che include il botulino tra le patologie da sottoporre a sorveglianza.

Il botulino cronico viscerale sembra essere responsabile di diffuse forme di patologia delle vacche da latte le quali manifestano ridotta produzione di latte, una crescente mortalità per cui non è individuabile il responsabile agente eziologico (H. Bohmell, Università di Gottingen, Germania) per cui anche la Commissione Europea si è espressa in maniera interlocutoria non essendo manifesta l’interesse degli Stati membri nel merito.

La presenza di botulino nei digestati, rinveniente dalla presenza ordinaria sui liquami, scarti di macelli  e matrici soprattutto di origine vegetale, nel caso soprattutto queste ultime dovessero risultare infette, è da porre in riferimento alle condizioni ottimali che si ritrovano nei digestori di fermentazione (T=38°C e pH = 7) in cui potrebbe essere favorita la germinazione delle spore e la moltiplicazione del Clostridium.

Potrebbe favorire lo sviluppo del Clostridium le diversità di temperature presenti nel reattore anaerobico (diversità di temperatura in seguito ad un errato rimescolamento e assenza di temperatura omogenea) oltre al materiale di natura protettiva (sul fondo e crosta superficiale).

Il batterio che è presente come spora o come cellula vitale nel digestato in uscita si diffonderebbe sul terreno in seguito allo spargimento da cui potrebbe entrare nuovamente nel circolo alimentare degli animali da allevamento.

Nel progetto descritto nella presente relazione la continuità del ciclo del Clostridium,  è interrotta per la destinazione innovativa del digestato solido verso la produzione di ammendante compostato misto in vermicompostaggio (azione digestiva e di trasformazione strutturale attuata dai lombrichi).

A maggior suffragio di quanto evidenziato è riferita la sperimentazione condotta nel 2009 dal CRPA (Centro ricerche sulle produzioni animali di Reggio Emilia) per cui si è riscontrato un aumento delle spore nel digestato.

Lo studio pubblicato da Terra e Vita dal titolo “la digestione anaerobica riduce patogeni e odori” ha evidenziato che la carica microbica nei  digestati e derivati non è mai maggiore della carica  ingestata, di fatto smentendo le voci secondo cui la DA è responsabile della proliferazione di clostridi.

Altri lavori scientifici e sperimentazione direttamente effettuata dall’Arpav Veneto dimostrano che la presenza nel digestato di spore di Clostridio è tendenzialmente inferiore alla carica presente nelle matrici.

Se le matrici risultano infette anche il digestato ne risulterà infetto con una tendenza alla diminuzione del numero per unità di peso e/o volume analizzato.

Una correlazione molto positiva è da evidenziare per la previsione progettuale della trasformazione del digestato solido attraverso il processo di vermicompostaggio per cui il processo di vermicompostaggio si compie alterando i parametri del substrato medesimo con valori difformi rispetto ai valori ottimali di germinazione e sviluppo indicati.   

Per approfondire 

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