Una sentenza della Corte Costituzionale (mercoledì 11), una del Tribunale Civile di Roma (venerdì 13) e una del Tar del Lazio (lunedì 9) potrebbero allontanare la prospettiva della cosiddetta “democrazia depoliticizzata”, che è l’obiettivo perseguito da Gardeles , Blair , Prodi e il think thank “Berggruen Institute”, insomma del superamento della sovranità democratica ritenuta inefficiente da parte della finanza transnazionale e, da molti maggiordomi interni alcuni “palesi” altri “oscuri”.
Oggi il TAR del Lazio si pronuncerà sulla legittimità della procedura di approvazione del progetto av Brescia /Verona : costo 3950 milioni di euro (1900 milioni nel 2005 ) appaltato, a trattativa privata classificata difforme dalle norme comunitarie dall’avvocatura della Corte di Giustizia della Unione Europea, inascoltato sia dall’ex ministro Lupi che da Delrio.
La novità incredibile è, che non si sono costituiti, in giudizio né il governo, né il CIPE e nemmeno il Ministro Delrio. Avrebbero dovuto dar conto o assumere una posizione sul perché non hanno fatto la gara!! Il pronunciamento riguarda anche il contratto senza gara della Verona /Padova, che se va bene costerà non meno di 8000/9000 milioni di euro e, della Genova/Milano costo pari a 9102 milioni di euro. Il Tar dovrà pronunciarsi anche su altre questioni di difformità nella procedura che riguardano il progetto Brescia /Verona.
Mercoledì 13 la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum su Job Act con referendum da tenersi , se ammissibile tra 15 aprile e 15 giugno. Tre sono i quesiti: 1) ripristino in caso di licenziamento senza giusta causa della riassunzione; 2) eliminazione dei voucher; 3) responsabilità e controllo sugli appalti. Il punto critico è, che il quesito non ripristina solo l’art 18, ma prevede la riassunzione anche, per imprese che hanno più di 5 dipendenti. Il punto e l’assurdo che potrebbe far saltare l’ammissibilità è che trattandosi di referendum abrogativo non abroga solo l’art 18, ma crea anche una nuova norma (l’applicabilità sopra i 5 dipendenti). Infine venerdì 13 tribunale civile di Roma si pronuncia su un ricorso presentato e firmato dalle senatrici Pd, Cirinnà e Bianchi. Il ricorso richiede di valutare la legittimità costituzionale del M5S e, quindi la possibilità di candidature degli iscritti a M5S in ogni elezione. La motivazione utilizzata? Il famoso contratto, che viene richiesto di sottoscrivere, ai candidati del movimento col quale si impegnano, a rispettare le direttive e far valutare preventivamente le deliberazioni dall’ufficio legale della Casaleggio associati con sanzione di 150 mila euro, in caso di mancato rispetto. Sulla base di questo contratto,che in buona sostanza produrrebbe il vincolo di mandato vietato dalla Costituzione (art 67 ) si determina la ineleggibilità della Raggi e non solo. Allo scioglimento di M5S punta il Foglio e, secondo questa interpretazione il prof Cassese. Comunque la Raggi ha firmato l’Appendino no. Vedremo cosa succederà.
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