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Mercoledì, 11 Gennaio 2017 16:34

Via libera a referendum su voucher e appalti. No art 18 - Cosa dicono i quesiti

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Roma - La Corte Costituzionale dice 'no' al referendum abrogativo sulle modifiche all'articolo 18 introdotte con il Jobs act. La Consulta ha dichiarato inammissibile il quesito sui licenziamenti illegittimi, mentre ha dato il suo via libera a quelli sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti.

Tutti e tre i quesiti referendari erano stati presentati dalla Cgil con 3,3 milioni di firme. 

Ecco nel dettaglio i temi dei tre quesiti:

1. Reintegro ed estensione dell'articolo 18 BOCCIATO

Si chiede l'abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi, contenute nel Jobs act. In particolare, oggetto del quesito referendario è il decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 recante "Disposizioni urgenti in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in attuazione della legge del 10 dicembre 2014, n. 183", nella sua interezza, e dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. In base a quanto previsto dal Jobs act, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un'indennità che cresce con l'anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità. La Cgil chiede il referendum per il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Per le aziende con meno di 5 addetti, il reintegro non sarà automatico ma a discrezione del giudice. In caso di reintegro, sarà il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro. Spiega la Cgil: "Il referendum vuole ripristinare un principio fondamentale di giustizia nel lavoro".

2. Appalti: reintroduzione della piena responsabilità solidale AMMESSO

Si richiede l'abrogazione di parte dell'art. 29 della Legge Biagi. In particolare, si tratta del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, recante "Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 comma 2". In sostanza, il quesito chiede che ci sia un'uguale responsabilità, in tutto e per tutto (responsabilità solidale), tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto ciò che succede nei rapporti di lavoro. La Cgil spiega che l'abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell'occupazione nei casi di cambi d'appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo. L'obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo e applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Spiega il sindacato: "Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale".

3. Voucher: cancellazione del lavoro accessorio AMMESSO

Il quesito chiede l'abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio contenute nel Jobs act. Oggetto del referendum è, in particolare, l'abrogazione degli art. 48, 49 e 50 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 recante "Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'art. 1 comma 7 della legge 10 dicembre 2014, n. 183". La Cgil sottolinea che il 2015 ha visto un boom dell'utilizzo dei voucher, i buoni utilizzati come sistema di pagamento per il lavoro occasionale di tipo accessorio, creati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero. Spiega il sindacato: "Sempre più spesso attraverso l'utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali. Vogliamo cancellare i voucher perchè non combattono il lavoro nero. Anzi, il loro abuso determina una sommersione anzichè un'emersione del lavoro nero e irregolare". 

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