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Domenica, 15 Gennaio 2017 00:00

Taranto - «Terre senz’ombra» di Anna Ottani Cavina, Adelphi

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Converserà con l’autrice il prof. Raffaele Casciaro, docente di Storia della Critica d’Arte, Università del Salento - 25 gennaio 2017 - Ore 17:30 - Salone degli Specchi, Palazzo di Città  Taranto 

Anna Ottani Cavina

A lungo docente di Storia dell’arte all’Università di Bologna e visiting professor a Yale, Brown e Columbia University, ha creato e diretto la Fondazione Federico Zeri. Insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe. Fra i suoi libri e cataloghi di mostre: Carlo Saraceni (1968), Il Settecento e l’antico (1982), I paesaggi della ragione (Einaudi, 1994), Felice Giani (1999), Paysages d’Italie (2001), Montagna, arte e scienza (2003), Geometries of Silence (2004), Granet, Roma e Parigi (2009), Federico Zeri, dietro l’immagine (2009), Terre senz’ombra (Adelphi, 2015). Dal governo francese è stata insignita del titolo della Légion d’honneur (2001) e di Officier des Art et des Lettres (2011).

Terre senz’ombra, Adelphi

Per lungo tempo la storia è stata raccontata così: fra Sei e Ottocento, gli artisti europei arrivavano (più o meno obbligatoriamente) in Italia, dove a contatto con un paesaggio ancora simile all'Arcadia, e con le maestose rovine della civiltà classica, trovavano il senso di un mestiere che avrebbero poi passato il resto della vita a perfezionare. Di questa parabola fin troppo lineare il libro di Anna Ottani Cavina costituisce una variante piena di scoperte e di sorprese. È vero, sostiene Ottani Cavina in questa sua arringa magnificamente illustrata, gli artisti del Nord in Italia trovavano qualcosa, come la luce, cui gli studi non li avevano preparati; e, anche questo è vero, il trauma culturale e visivo li portava a modificare i loro stessi strumenti, l’uso che ne facevano: a esasperare il disegno, ad esempio, oppure, in una gran quantità di casi, ad abbandonarlo del tutto. Ma in questo modo non lavoravano a una replica fedele di quanto avevano visto, e vissuto: piuttosto, uno schizzo alla volta, una tela dopo l'altra, Poussin, Thomas Jones, Granet e molti altri cominciavano in realtà a costruire quasi dal nulla quel luogo dell'immaginazione e della memoria che da allora tutti noi, credendo di conoscerlo da sempre, chiamiamo Italia.



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