“Da quasi 3 anni – si legge nella premessa – il Venezuela attraversa una profondissima crisi economica, sociale e politica; negli ultimi mesi la crisi economica si è ulteriormente aggravata, principalmente a causa delle scelte del Governo, con il peggioramento di tutti gli indicatori e il raddoppio del tasso di povertà; l'aumento esponenziale del tasso di criminalità ha reso il Venezuela uno dei Paesi più pericolosi del mondo; nonostante una crisi umanitaria sempre più grave, caratterizzata in particolare da carenza di cibo, di medicinali e di dispositivi medici, il Governo ostacola l'ingresso nel Paese di aiuti umanitari e le diverse iniziative internazionali, anche non governative, di sostegno alla popolazione”.
“La preoccupazione nei confronti della situazione venezuelana – rileva Casini, che a fine dicembre si è recato in missione a Caracas – è condivisa dalla comunità internazionale, a partire dall'Unione europea, dalle Nazioni unite, dall'Organizzazione degli Stati americani e dal G7; la proclamazione dello "stato di eccezione ed emergenza economica" attribuisce al Governo poteri straordinariamente estesi in ogni ambito, con un'inaccettabile restrizione delle garanzie costituzionali e dei diritti civili e politici; la separazione tra i poteri, essenziale in uno Stato di diritto, soffre una grave limitazione, considerando il forte controllo che il Governo esercita nei confronti degli organi giudiziari, del Consiglio elettorale nazionale e in particolare del Tribunale supremo; le attribuzioni costituzionali dell'Assemblea nazionale, organo del quale l'opposizione democratica detiene la maggioranza, sono sistematicamente violate, attraverso decisioni, sia del Governo che del Tribunale supremo, che impediscono lo svolgimento delle sue funzioni legislative e di controllo ed hanno creato le premesse per l'approvazione da parte dell'Assemblea di atti che aggravano ulteriormente la frattura istituzionale in atto; altissimo è il numero delle persone in prigione, agli arresti domiciliari o in liberta vigilata per ragioni politiche, tra cui esponenti politici di primo piano, come Leopoldo López, Antonio Ledezma e Daniel Ceballos”.
“Nonostante le rilevanti concessioni dell'opposizione (che ha rinunciato, di fatto, a proseguire l'iter per l'indizione del referendum revocatorio), - ricorda il senatore – il dialogo politico, avviato anche grazie alla mediazione vaticana, appare bloccato e rischia di essere utilizzato dal Governo in termini puramente dilatori”.
Casini ricorda, quindi, che “in Venezuela vive una numerosa comunità di origine e di cittadinanza italiane, che condivide le privazioni, l'insicurezza e il clima di intimidazione, in cui versa gran parte della popolazione; le imprese italiane che operano nel Paese soffrono fortemente la situazione di crisi economica e di tensione politica, nonché l'atteggiamento di scarsa collaborazione del Governo, anche in relazione ad una posizione creditizia complessiva ormai insostenibile (stimata attualmente in circa 3 miliardi di dollari)”.
Con la mozione, dunque, si impegna il Governo “ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile, anche in sede di Unione europea e in collaborazione con gli organismi internazionali, per ottenere dal Governo venezuelano un atteggiamento costruttivo per superare la situazione critica in cui versa il Paese; per impegnarlo a ripristinare la separazione dei poteri e salvaguardare le attribuzioni dei diversi organi costituzionali; per favorire un dialogo effettivo e stringente tra i diversi livelli di Governo, l'opposizione democratica e la società civile; per ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici; ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile, anche in sede di Unione europea e in collaborazione con gli organismi internazionali, per alleviare la grave crisi umanitaria del Paese, in particolare a favore dei soggetti più deboli della società”. E ancora “ad approntare un piano straordinario di assistenza ai connazionali residenti in Venezuela, anche attraverso un rafforzamento delle nostre strutture diplomatico-consolari” e, infine, “a continuare a sostenere i legittimi interessi delle imprese italiane che operano nel Paese e vantano crediti nei confronti del Governo”. (aise)
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