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Martedì, 19 Maggio 2015 01:19

Usa accusa: il presidente del Parlamento venezuelano è un capo dei narcos «Cartel de los Soles» Featured

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Caracas - Il numero due del partito chavista al governo, Diosdado Cabello, nonché presidente del Parlamento venezuelano, è sotto accusa per traffico internazionale di cocaina, da parte dell'agenzia antidroga americana (Dea) e del ministero della Giustizia di Washington.

 

Funzionari del governo Obama hanno confermato al "Wall Street Journal" che le prove raccolte contro Cabello "sono consistenti" e che sarebbe a capo di un gruppo narcos denominato "Cartel de los Soles", nel quale ci sarebbero anche numerosi alti ufficiali delle Forze armate venezuelane e altre personalità del movimento chavista.

Non è la prima volta che se ne parla. Già qualche anno fa, funzionari del governo di Bogotà sostenevano che generali delle Forze armate di Caracas proteggevano il traffico di cocaina dalla Colombia e che questo passava per alcuni porti del Paese vicino. Con il passare del tempo, dopo averlo tollerato, i generali venezuelani avrebbero iniziato a dirigere il traffico di droga dalla Colombia verso gli Stati Uniti. È quanto sarebbe emerso dalle dichiarazioni giurate di Leasmy Salazar, che si è rifugiato negli Stati Uniti, un ex capo della sicurezza personale di Hugo Chavez, l'ex presidente venezuelano morto due anni fa.

Le informazioni di Salazar sono state confermate da altre fonti e, da alcuni mesi, l'agenzia antidroga Usa insieme a procuratori federali di New York e Miami istruiscono il caso grazie alle testimonianze di ex narcos, di informatori vicini agli alti funzionari venezuelani, e disertori delle Forze armate.

Sottolinea il "Wall Street Journal" che la profonda crisi politico economica del Venezuela successiva alla morte di Chavez ha facilitato il reclutamento di informatori e che questi hanno portato prove per le indagini che ora potrebbero concludersi con una messa in stato d'accusa di Cabello negli Stati Uniti.

Lo scorso febbraio, con un decreto, il Presidente Obama dichiarava il Venezuela una minaccia per gli Stati Uniti d’America e sanzionava 7 alti funzionari con il blocco in Usa,  dei loro conti correnti milionari, attività commerciali e proprietà immobiliari. Per tutta risposta il Presidente Maduro ha nominato ministro uno dei sette sanzionati, ed ha avviato una campagna di raccolta firme contro il decreto Obama.

Alla vigilia della morte di Chavez, gravemente malato di cancro, Diosdado era uno dei delfini aspiranti alla successione come l'uomo forte legato alle Forze armate nel regime, ma il leader si inclinò a favore di Maduro, soprattutto perché garantiva molto di più quell'allenza con la Cuba dei fratelli Castro che considerava intoccabile dal punto di vista dell'ideologia.

Fu allora che il socialista filo cubano Maduro e il militare Cabello strinsero un patto di non belligeranza conservando però intatte le loro rispettive sfere d'influenza. A Diosdado Cabello dell'icona ideologica di Cuba per il "socialismo del XXI secolo" non è mai importato nulla. Mentre Maduro va sempre all'Avana "per consultazioni", Cabello ha messo piede sull'isola una sola volta, quando si trattò di decidere la spartizione del potere al capezzale di Chavez morente.

Così l'indagine contro Cabello andrebbe letta anche nella chiave del nuovo scenario aperto dalla svolta nelle relazioni fra Cuba e gli Stati Uniti. Diosdado Cabello, e non Maduro, è il cattivo della commedia e ora rischia di finire come quello che fu "l'uomo forte" di Panama, quel Manuel Noriega che, per il sodalizio narcos con il colombiano Pablo Escobar, ha passato 25 anni nelle galere di Stati Uniti e Francia.

Read 1021 times Last modified on Lunedì, 22 Giugno 2015 20:07

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