ANNO XVIII Ottobre 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 07 Febbraio 2017 00:00

Unaids. Finanziamenti adeguati e azioni immediate per sconfiggere l’epidemia entro il 2030

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Per porre fine all’Aids entro il 2030 è necessario sostenere pienamente gli investimenti per la lotta al virus, rafforzare impegni internazionali, partnership e innovazione, implementare la disponibilità di tutti i servizi, così da permettere ad un numero maggiore di paesi di adottare le strategie più veloci (Fast Track) per raggiungere questo obiettivo.

E’ il messaggio che arriva dal 39esimo meeting del Consiglio Unaids, svoltosi a Ginevra dal 6 all’8 dicembre 2016.

Nel discorso d’apertura il direttore esecutivo di Unaids Michel Sidibè ha fatto il punto sull’anno appena concluso definendolo “molto importante” per la lotta all’Aids: l’accesso alle terapie antiretrovirali si è esteso ad oltre 18 milioni di persone nel mondo, un milione in più in soli sei mesi (gennaio-giugno 2016), inclusi 900mila bambini, il doppio degli ultimi 5 anni. Se questi sforzi saranno sostenuti ed incrementati –sostiene il documento finale del meeting- sarà possibile raggiungere nel 2020 la quota di 20 milioni di persone nel mondo con accesso alle terapie. L’incontro ha rilanciato l’obiettivo posto dalla dichiarazione politica del 7 giugno scorso –sconfiggere l’epidemia entro il 2030- e monitorato l’applicazione delle misure necessarie a raggiungerlo.


Nel report “Get on the Fast Track to ending Aids epidemic”- avanti nel percorso più veloce per la fine dell’Aids- che accompagnava la dichiarazione di giugno, sono indicati una serie di obiettivi quantificabili e misurabili, mirati a specifici target e fasce d’età, che devono essere raggiunti entro il 2020 per essere in linea, al livello globale, con gli obiettivi 2030. Tra questi: 90% di persone con Hiv consapevoli del proprio stato, con accesso alle terapie e con soppressione della carica virale, contenimento delle infezioni tra adulti entro i 500mila nuovi casi l’anno, zero discriminazioni.

Fast Track

Nel corso del Consiglio di dicembre, sempre Sidibè, ha sottolineato la necessità di continuare a rispondere alle cause di fondo che aumentano la vulnerabilità delle persone all’HIV, in particolare tra fasce e gruppi specifici di popolazione come giovani donne e ragazze adolescenti, lavoratori del sesso, trasgender, gay, uomini che fanno sesso con altri uomini, detenuti, consumatori di droghe per via endovenosa. Il Direttore esecutivo di Unaids ha inoltre annunciato il progetto di una nuova coalizione che comprenda iniziative, attori e rappresentanti delle comunità impegnate a colmare il “prevention gap” il divario e le lacune nelle azioni di prevenzione del virus. “Nonostante i progressi compiuti –ha avvertito infatti Sidibè- si assiste all’emergere di nuove sfide globali che rischiano di far saltare la rotta del Fast Track. E’ essenziale che i paesi continuino ad avere accesso a risorse certe, sostenibili e a lungo termine –ha detto ancora Sidibè- altrimenti non saranno in grado di sostenere le azioni di contrasto all’Hiv con il rischio di una recrudescenza dell’epidemia di Aids nei prossimi anni”.

Il Consiglio ha accolto favorevolmente il potenziamento del Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria e chiesto di investire maggiormente sull’offerta di servizi per la salute community-based, sul coinvolgimento dei partner della società civile impegnati nella lotta all’Aids e sul rafforzamento di ogni altra misura volta ad un maggior coinvolgimento delle comunità. La leadership delle community –si sottolinea ancora nel documento finale- diverrà sempre più importante per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) fissati dall’Onu. Tali obiettivi richiedono infatti pratiche inclusive e in grado di raggiungere le persone che rischiano di essere lasciate più indietro. Unaids tuttavia avverte i governi: “Le risposte delle community sono state all’avanguardia nella lotta contro l’Aids fin dall’inizio ma non possono sostituire le iniziative pubbliche, piuttosto devono essere parte integrante di piani nazionali fondati sulle evidenze scientifiche”.

Per quanto riguarda l’andamento dell’HIV uno sforzo maggiore è stato chiesto per eliminare le nuove infezioni tra i bambini e per il mantenimento in vita ed in salute delle loro madri così da rispettare la dichiarazione politica dello scorso giugno relativa a bambini, adolescenti e giovani donne “Start Free. Stay Free. AIDS Free”.

Una sessione tematica è stata infine dedicata allo stato dell’epidemia tra le persone over 50 che vivono con l’HIV o che rischiano di contrarlo in questa fascia d’età, all’impatto dell’invecchiamento sulle persone sieropositive e alle relative risposte socio-sanitarie. Secondo Unaids nel 2015 le persone con Hiv che hanno superato i 50 anni sono state molte più numerose degli anni precedenti: 5,8 milioni. Se gli obiettivi sull’accesso ai farmaci saranno rispettati, questo numero potrebbe salire a 8,5 milioni nel 2020. Occorre dunque –è la raccomandazione di Unaids- sostenere programmi e servizi all’interno dei sistemi sanitari che possano soddisfare le esigenze di un numero crescente di persone con HIV dai 50 anni in su.

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