ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 19 Febbraio 2017 00:00

Spettacolo di Beppe Grillo: "autobiografia a tinte ironiche"

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Ieri ho visto lo spettacolo di Grillo, che ha suscitato scalpore e di cui tanto si è parlato. Tralasciando quanto sia poco “consueto”, nonché bizzarro, che il leader di un partito politico faccia il comico e continui a dare spettacolo, devo dire che in quella serata è emerso tutto il carico di assurdità che il movimento porta dietro con se.

Più che uno spettacolo comico è una sorta di auto-celebrazione, una cosa mai vista prima d'ora che chiamerei "autobiografia a tinte ironiche".

Si parte dalla carriera scolastica del leader (o comico?) corredata da un’ apologia del fallimento fino ad arrivare alla fondazione del movimento dopo l'incontro con Casaleggio. E’ a quel punto che il tutto appare più interessante. Quella che emerge è la “filosofia” di Grillo, caratterizzata dal totale rifiuto della politica tradizionale, dell'identità politica e della sua storia. Il movimento viene presentato come qualcosa di nuovo, una realtà totalmente proiettata verso il futuro, che però ha l'unica pecca di non considerare minimamente il passato. Le domande che balenano in testa sono molte: qual è l'identità politica del movimento? Quali sono i suoi riferimenti culturali? Da dove viene e cos'è che ha fatto suo della storia? Nulla. Come nulla è il movimento stesso. Per Grillo e per i suoi "adepti" non c'è bisogno di tutto ciò. La continuità, che è sempre stata sinonimo di razionalità, logica e consapevolezza, non ha senso di esistere. Rottura totale con il passato, basta un click. Già, perché basta un click per il comico (o leader?) per risolvere metà dei problemi di un mondo che ha ormai raggiunto livelli di complessità difficili da gestire, anche per le menti più illuminate. La semplificazione è spaventosa, ma lo sono di più le soluzioni che porta con se: "democrazia diretta", questa è la formula magica per risolvere e consegnare ai posteri una società migliore in cui vivere. Tutti possono votare, tutti possono legiferare, tutti possono dire la propria. Dopo essermi ripreso dall'immaginare la discussione su una legge che presenta 60 milioni di emendamenti, mi è venuto da chiedermi come sia possibile realizzare tutto ciò. La risposta è facile, quasi banale: abbattendo il sistema politico italiano attuale e, pertanto, la costituzione che lo regge in piedi. “Ma allora il movimento è anticostituzionale! E' sovversivo!”, mi sono detto. In effetti, come si può tollerare e considerare legale un partito politico che ha nel proprio programma lo smantellamento della democrazia rappresentativa, cioè così come la conosciamo, per introdurre un sistema di democrazia diretta? Molto semplicemente nel programma non c'è nulla di tutto ciò. La discussione, presentazione, votazione delle leggi infatti è aperta a chiunque, ma solo all'interno del movimento. I limiti di una concezione così ingenua del processo decisionale sono risultati anche abbastanza visibili: basti pensare al 70% di appartenenti al partito favorevoli ad entrare in una compagine europea che non aveva la benché minima intenzione di accettare il movimento al suo interno, con conseguente rifiuto e figuraccia a livello nazionale ed europeo. Leggi, discussioni e votazioni sono alla portata di tutti; intelligenza e fiuto politico a quanto pare no. Ma questo non interessa ai grillini, essi continuano imperterriti a denunciare complotti, paure di un sistema che si difende, interessi che collidono col bene collettivo e quant'altro faccia comodo a non guardare in faccia la realtà. Il caso romano è testimonianza di tutto ciò: il sindaco Raggi e i suoi sostenitori ci continuano a dire che Roma va riportata alla “normalità”, ci vuole tempo, ma la verità è che sono loro ad essere stati riportati alla normalità, strapiombati violentemente in una realtà che troppo a lungo hanno smesso di considerare. Per decidere occorre intelligenza e competenza ed aver imparato a capire che cos’è la politica. L'ingenuità e l'incompetenza, la mancanza di radici e di un vissuto politico, ideologico o culturale sono al potere, completamenti nudi. Se Renzi era "il nuovo che avanza", loro sono "il nulla che emerge". Finita questa riflessione, torno a concentrarmi sullo spettacolo e vedo il comico leader indossare un visore virtuale idolatrando le nuove frontiere della tecnologia. "Che bello poter andare ai Caraibi per qualche minuto", dice, senza considerare implicazioni etiche, la disumanizzazione a cui è possibile andare (e a cui forse già corriamo) incontro e tutti gli altri aspetti che il progresso e l'innovazione stanno portando con loro. Un bambino con il suo giocattolo in mano, da esso meravigliato, ingenuamente e con un’inconsapevolezza tale da far paura. Ecco, la sensazione preponderante durante quelle battute è stata la paura di fronte a quella che mi è sembrata una totale mancanza di buon senso; come quando, subito dopo, ha elogiato i giovani “sempre attaccati allo smartphone” che vivono in una realtà tutta loro, ma positiva, perché “condividono esperienze”. Salvo poi non dialogare con la persona che hanno accanto, di cui possono saggiare reazioni, emozioni e umanità. Ironicamente mi è sembrato che stesse parlando dei suoi attivisti e del loro mondo virtuale, in cui siamo tutti magnificamente protagonisti.

Lo spettacolo si avviava ormai a conclusione, nel più incredibile dei modi che rende tutto quanto scritto in precedenza quasi meno preoccupante. Qualcuno ha tacciato i cinque stelle di essere una sorta di setta, composta da fanatici che vivono in un mondo tutto loro e sono totalmente slegati dalla realtà. Grillo probabilmente ha saputo di queste accuse, perché si è impegnato per dare una risposta alla questione sollevata; tirando fuori degli insetti da una busta di plastica, ha svolto il suo "rituale", facendoli mangiare al pubblico, come una sorta di iniziazione esoterica. “Ora siete tutti me”, conclude. Ecco, la risposta che ha dato non è nient’altro che una conferma a quanto molti pensavano e, a ragione, continueranno a pensare: il movimento cinque stelle è una setta di fanatici . A televisore spento, fissando una schermo nero, rimaneva in me la percezione di aver vissuto una serata in cui si ho toccato con mano la vera essenza del movimento: un assurdo spettacolo tragicomico. Non sarebbe nulla di preoccupante, se non si trattasse di una realtà ormai consolidata e anche abbastanza pericolosa, per tutti.

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