ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 20 Febbraio 2017 11:14

Balcanizzazione della politica italiana

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"parva sed adapta mihi", scrisse Ludovico Ariosto sullo stipite della porta d'ingresso della sua casa, per tacitare tutti coloro che gli consigliavano di comprarne una nuova e più grande, una volta raggiunta la notorietà ed una maggiore ricchezza.

Lui giudicò essere meglio restare in una abitazione più piccola, ma più adatta a se stesso, alla sua personalità e alla condizione di scrittore.
Mi sembra che questa sia la stessa esigenza che pervade oggi la politica italiana: tante piccole case, più adatte alla personalità dei capi e di ciascuno dei militanti.
Siamo di fronte alla balcanizzazione della politica italiana in cui ciascuna etnia si costruisce la sua piccola patria e lo schema veltroniano, di un contenitore in grado di integrare le differenze, sia abbondantemente superato. Ciascuno, a destra come a sinistra, cerca la sua identità che, per essere definitivamente affermata, necessita di un sistema elettorale proporzionale.
I fallimenti della seconda repubblica ci riportano alla prima. D'altronde, in una situazione circolare, a forza di andare avanti a tutti i costi, non si può che ritornare all'inizio. In realtà, per cambiare le cose, bisognerebbe cambiare il percorso, prima di procedere. Così non è per nessuno e l'Italia delle piccole patrie rappresentate con il proporzionale in Parlamento farà del M5S un altro PCI: un partito del 30% di voti che governa i territori ma resta permanentemente ai margini del Governo Nazionale che si compone ogni volte con una maggioranza centrista.
Mi sembra di rivedere, già oggi, la stessa geografia di una volta: Alemanno e Storace tentano di rifare il Movimento Sociale Italiano, Salvini tenta di rifare la Lega di Bossi, Berlusconi il Partito Liberale, Renzi la DC, i fuoriusciti il PSI, M5S il PCI e poi una serie di formazioni minori.
Sembra; e forse nell'immaginario dei protagonisti c'è ancora questo inveterato schema, ma non è così. Perché indietro nella storia non si torna. Come diceva il vecchio Karl Marx, la storia quando si ripete è una farsa.
Di tutta questa farsa, ciò che più mi spaventa, quello che davvero mi atterrisce è l'assenza di qualsiasi confronto sul tema centrale della democrazia nella società della comunicazione. Come se fosse un tema che, oggi come sempre, non riguardasse noi. E questa è l'unica vera costante della politica italiana.

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