Riportavo nel titolo il pendolo scrivendo: “addio Umberto Eco il tuo pendolo s’è fermato”

“Forse proprio questa sua ricerca del seme della lingua l'ha portato al "Nome della Rosa" grande capolavoro che è stato anche riprodotto in un film.

Ho richiamato nel titolo a questo commiato il "Pendolo di Foucault" che ho davanti a me, altro suo capolavoro dove amore, satanismo, salvezza e perversione dice che non l'abbiano fatto dormire.

 La notizia della sua morte è di questa mattina, e tutti riportano le biografie presenti online, per questo filosofo e scrittore e docente universitario anzi fondatore del Dipartimento della Comunicazione dell'Università di San Marino.

Aveva suscitato tempo fa clamore la sua uscita su internet e la imbecillità, come se la rete abbia dato la patente di comunicatori a tutti quelli che prima parlavano nei bar e venivano messi a tacere e questo, vivaddio, detto da lui ci sta. Ubi maior...

Era nato nel 1932 ad Alessandria e morto ieri 19 febbraio 2016 a Milano”.

Poi cercammo in libreria il libro postumo che raccontava della società liquida raccontata da altri, in questo momento, anche dal Papa l’altro giorno e persino accennata in una canzone che vince inaspettatamente San Remo. Che dire, oggi, il ricordo di Eco avviene nel momento in cui il Paese si chiede anche che fine faccia la lingua e tutte le bustine del grande semiologo fremono nel Pape Satàn Aleppe che è sempre sulla nostra scrivania

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