ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 24 Febbraio 2017 00:00

Strage di Dacca, 7 mesi dopo. Shahriar Alam, «Conoscevo una vittima italiana»

Written by 
Rate this item
(0 votes)

DACCA –  “Nadia per noi era più bengalese che italiana. Era qui da 30 anni, parlava la nostra lingua perfettamente. È stato un momento molto triste”.

Dell’attentato terroristico di luglio scorso a Dacca il ministro degli Affari esteri del Bangladesh, Shahriar Alam, ha “un ricordo personale”: come spiega all’agenzia DIRE si tratta di Nadia Benedetti, managing director di un’azienda di tessuti, anche lei tra le 22 vittime – di cui nove italiane – dei terroristi che assaltarono il ristorante Holey Artisan Bakery, nel quartiere diplomatico della capitale.

Il recupero dei cadaveri rivelò anchetorture e mutilazioni.Ad attendere l’arrivo delle famiglie delle vittime, accompagnate dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per il rimpatrio delle salme, anche il ministro Alam: “è statoun evento particolarmente difficile– osserva- Ho trascorso la notte a parlare coi membri del team di funzionari e giornalisti giunti assieme a Gentiloni”. Poi ricorda ancora: “quando abbiamo visitato l’Holey Artisan Bakery, il ministro Gentiloni ha detto alla stampa: queste morti rendono i nostri paesi ancora più vicini”, a dimostrazione di quanto profondi siano i legami.

“DOPO L’ATTACCO DI LUGLIO CONTROMISURE SUBITO”

“Sfortunatamente- oggi siamo tutti minacciati dal terrorismo, tuttavia immediatamente dopo quella strage la nostra premier, Sheikh Hasina ha adottato delle misure volte prima di tutto a catturare questi terroristi islamisti”, spiega Shahriar Alam. L’udienza da Papa Francesco dei parenti delle vittime dell’attentato terroristico di luglioa Dacca è l’occasione per approfondire lo stato di salute della sicurezza nel paese asiatico. Il quale, per evitare il diffondersi di ideologie fondamentaliste, non ha perso tempo. “Si è trattato di misure a breve termine” chiarisce il ministro Alam, ricordando che “è stato necessario un gran lavoro di coordinamento tra le agenzie di Intelligence per ottenere le informazioni, ma alla fine siamo riusciti a catturarli tutti”.

Quindi osserva:“il loro arresto per noi è stata una doccia fredda”.Le indagine portarono alla scoperta dei responsabili dell’attentato: erano per lo più ventenni provenienti dalla ricca borghesia,tutti iscritti ad ottime università e probabilmente con una brillante carriera ad attenderli. Ciò non gli impedì di unirsi ad una cellula radicalista locale che però nulla aveva a che fare con il sedicente Stato islamico – come si pensò in un primo momento.

Video Player   48

“Nessuno poteva credere che ragazzi tanto giovani avessero portato a termine un lavoro tanto terribile. Questo ci ha fatto capire- non esita a spiegare il rappresentante del governo- che c’era molto lavoro da fare sul lungo periodo. Prima di tutto, contro il radicalismo abbiamo coinvolto le comunità rurali: non solo la polizia ma anche le amministrazioni locali e le persone Una persona che si radicalizza va deradicalizzata, quindi le va detto qual è il vero spirito dell’islam, che cos’è la pace e l’armonia. Poi abbiamo fornito nuovi libri di testo per le scuole e nuove risorse per i giovani, al fine di evitare che cadano in quella trappola o lo prendano per un passatempo”. L’approccio adottato è stato quindi a 360 gradi, “anche grazie al supporto fornito dai paesi amici. Siamo stati molto felici di notare che dopo quell’attacco non ne sono seguiti altri. Ma noi da quel Primo luglio continuiamo a non abbassare la guardia”. (Agenzia Dire dalla nostra inviata a DaccaAlessandra Fabbretti)

Sostieni il tuo quotidiano Agorà Magazine I nostri quotidiani non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore

Sostengo Agorà Magazine
Read 1256 times

Utenti Online

Abbiamo 1098 visitatori e nessun utente online

La tua pubblicità su Agorà Magazine