ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 26 Febbraio 2017 00:00

Zes, zona economica speciale, legge speciale per Taranto

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Le Zes funzionano sulle nuove tecnologie. Ma per introdurle e renderle uno strumento altamente qualificante per il rilancio e lo sviluppo di Taranto occorre bruciare le tappe e recuperare i ritardi accumulati nei confronti di altri paesi membri dell’Unione europea

avanti anni luce rispetto all’Italia. Del resto, sottolinea Aldo Berlinguer, ordinario di Diritto comparato nell’Università di Cagliari e ospite del dibattito organizzato venerdì sera dal consigliere regionale Gianni Liviano, è inconcepibile “che uno dei paesi fondatori dell’Unione europea su questi strumenti sia fortemente in ritardo”.

Riflettori puntati, dunque, sulla Zes, la zona economica speciale, strumento attuale e fondamentale per attrarre investimenti a costo zero sul territorio. Ad accenderli ci ha pensato, appunto, il consigliere regionale Gianni Liviano che, nella sede di via Fiume 12 dell’associazione “Le città che vogliamo” ha riunito, oltre al prof. Berlinguer, l’avv. Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale Taranto; l’avv. Maurizio D'Amico, segretario generale dell'Advisory Board della Federazione mondiale delle Zone Franche e delle Zone Economiche Speciali Ginevra (Femoza che dal 2003 ha lo status di osservatore presso l'Unctad e presso l'Unido); il dott. Aldo Patruno, direttore del dipartimento Turismo e Cultura Regione Puglia; il dott. Francesco Solofrizzo, dirigente della Sezione Finanze Regione Puglia.

“Zes, zona economica speciale-Opportunità per la città con la legge regionale per Taranto”, questo il tema della serata che ha visto tanti operatori economici affollare la sala di via Fiume.

“La Zes - ha esordito il consigliere regionale Gianni Liviano - è un’area geografica delimitata dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto e che, diversamente dalla Zona franca, beneficia di una normativa di favore piu’ ampia. Proprio per sfruttare le condizioni di vantaggio che le Zes offrono - ha aggiunto Liviano -, abbiamo pensato di introdurre questo strumento nella legge regionale speciale per Taranto perchè permetterebbe la possibilità di introdurre agevolazioni di carattere fiscale, sotto forma di riduzione delle imposte sui redditi (Ires), dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap). o dei tributi locali (Imu, Tari) per gli immobili posseduti dalle imprese e utilizzati per l’attività economica, riduzione dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Ma la defiscalizzazione fine a se stessa - ha sottolineato ancora Liviano - da sola non basta perchè non è abbastanza attrattiva per i potenziali investitori per cui la Zes deve prevedere altro al suo interno”. Ovvero, deve contenere “diversi attrattori - ha precisato il consigliere regionale - all’interno dello stesso contenitore”.

Insomma, in soldoni, occorre una progettazione strategica ed efficace, coerente con la normativa nazionale e europea, che conduca alla sua affermazione graduale nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo. Ma occorre anche muoversi in fretta.

Per questo all’interno del piano strategico che accompagnerà la legge regionale speciale per Taranto “abbiamo previsto - ha spiegato Liviano - di intraprendere il percorso di una legge nazionale di ispirazione regionale, sull’esempio della Calabria, proprio perchè, soprattutto nel campo della defiscalizzazione, le Regioni, e gli enti locali in genere, non possono  agire da soli”.

Il quadro normativo attuale, ha incalzato Aldo Berlinguer, è favorevole perchè si possa accelerare sulle Zes. Concetto ripreso dal presidente dell’Autorità portuale, Sergio Prete. “Il ministero dei Trasporti - ha annunciato Prete - ha predisposto una proposta di legge con la previsione di tre zone economiche speciali: Taranto, Gioia Tauro e Napoli-Salerno”.

Quella di una legge nazionale non è aspetto da poco dal momento che deve fungere da legge quadro “per vagliare - ha spiegato, invece, Maurizio D’Amico - la compatibilità con la normativa europea e per non incorrere in violazioni della normativa sulla concorrenza”.

Già, l’Unione europea. Nell’Unione europea esistono 12 stati che hanno zone svantaggiate all’interno del proprio territorio. Di questi, solo due non hanno attivato delle Zes nel proprio territorio e sono l’Italia e la Grecia (che, però, ha chiesto ufficialmente l’attivazione di una Zes nel porto del Pireo). In Italia, le regioni ammissibili nelle quali può essere istituita una Zes sono Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Attualmente esistono Zes in Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Portogallo e Spagna. La Polonia è la nazione che conta il numero maggiore di Zes (14) il cui principale beneficio è costituito dall’esenzione fiscale sulle imposte sul reddito. In aggiunta agli aiuti agli investimenti la normativa europea ammette la possibilità che le piccole e medie imprese possano ottenere aiuti destinati a ridurre le spese correnti di una impresa non legate a investimenti iniziali. Tali spese includono i costi del personale, dei materiali, dei servizi appaltati, delle comunicazioni, dell’energia, della manutenzione dell’affitto, di amministrazione. Inoltre, gli aiuti agli investimenti in territori come la Puglia possono essere riconosciuti solo per la creazione di un nuovo stabilimento, l’ampliamento delle capacità di uno stabilimento esistente, la diversificazione della produzione di uno stabilimento esistente per ottenere prodotti mai fabbricati prima, un cambiamento fondamentale del processo di produzione complessivo di  uno stabilimento esistente.

“Un’occasione - ha detto Liviano - che, credo, vada sfruttata al massimo se vogliamo provare a creare occasioni di riscatto e di rilancio dell’area ionica. Del resto il rapporto Svimez del 2014 evidenzia come l’istituzione delle Zes sia lo strumento ideale del rilancio economico nei tre porti di transhipment del Sud Italia: Cagliari, Taranto e Gioia Tauro”.

Un’occasione che rischia di essere vanificata se, partendo dalla Regione per arrivare fino al        governo, non ci si muove subito perchè si emani una legge quadro, “l’unica - ha fatto presente Francesco Solofrizzo, dirigente la sezione Finanze Regione Puglia - perchè consenta alla Regione di adottare provvedimenti di propria competenza”.

Non solo defiscalizzazione, quindi, ma anche logistica e snellezza amministrativa (“le imprese che vogliono investire devono avere certezza sui tempi. A Dubai, zona Zes piu’ importante al mondo, le imprese vengono registrate in tre giorni grazie ad una società di gestione che si occupa di tutto l’iter”, ha fatto notare D’Amico) e, perchè no, “attrattori culturali. Le Zes oltre che per le imprese andrebbero sperimentate per cultura e turismo”, è stato l’elemento introdotto a conclusione del dibattito dal direttore dei dipartimento Turismo e Cultura della Regione Puglia, Aldo Patruno. “Serve - ha aggiunto Patruno - un nuovo modello di cultura di impresa. Occorre modificare l’attuale sistema e passare dal sostegno all’offerta, un vero e proprio aiuto di Stato, al sostegno alla domanda. Per cui - ha concluso - la Zes va inquadrata in un ragionamento piu’ complessivo”. Ragionamento che la legge regionale speciale per Taranto sta provando a concretizzare in atti concreti.  

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