*1.
In quel tempo vi era un albero tutto solo, l’albero khuluppu tutto solo, un albero tutto solo; esso era piantato sulla riva del puro Eufrate, e si nutriva delle acque del fiume Eufrate; il vento del sud sradicò le sue radici, ruppe i suoi rami. L’acqua dell’Eufrate lo trascinò via.
*
Un albero tutto solo.
Diverso dai due alberi di Genesi, della vita, lobo, e della conoscenza del bene e del male, logo.
Genesi 2.9 Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
L’albero tutto solo è l’archetipo DA DUE UNO, i due alberi, della vita e della conoscenza del bene e del male, del cuore e del logo, è il nostro archetipo DA UNO DUE.
La doppia ora zumera, kashpa : luogopa dell’animaka dell’Uno d’origineash dovrebbe aiutare a configurare quella mente lontana ed umana, te.men binaria, da leggere men.te, che riteneva assolutamente straordinario un albero tutto solo. Il tempo di essere integro e di restar sradicato viene a riassumerne il carattere divino del essere-non essere.
Kashpa dovrebbe porsi davanti a chiunque intenda accedere alla dimensione zumera per non confondere due con uno [l’uomo-dio Bilgamesh e la donna+ la dea Inanna].
L’opinione, assurda per noi moderni, dell’essere me che esiste solo tecnicamente, ma non esiste ‘esistenzialmente’ è nella testa dei zumerologi e resta assurda, ma ha qualche giustificazione che comprova la straordinarietà dell’individuo, ordinario per noi moderni, eccezionale negli antichi zumeri bi-narii, che trovavano difficoltà a separare il primo pronome dal secondo.
Assurdo è ab.zu + urdu:
ZU.AB
(cf., abzu)[1].
arad (2), urdu (2), ir 3, 11
(male) slave; servant; subordinate (cf., ir3) (Akk., loanword from wardum, ‘male slave, man servant’) [IR11 archaic frequency; 10] [2].
Un ordine urdu che riscontra formalmente in lat. ordo, ma è binario, DA DUE UNO,
non monosemantico tendenzialmente come il nostro DA UNO DUE.
In archetipi sta la difficile operazione di decodificazione di miti semplici.
Acqua è sia ‘a’ che a.ku.a, ‘acqua. distinguo. acqua’.
Il fiume Eufrate è un dio, come il vento del sud, ulu. Uppu vel ub-bu, ‘cielo-conoscenza’.
Inoltre lup = lub o lu-ub:
lu-ub2sar
turnip, beet (‘abundant’ + ‘container’)[3].
kuslu-ub2
leather bag for holding food; lunch bag (‘abundant’ + ‘container’; Akk., luppu(m))[4] .
Qua, si vede l’accado luppu pari a lu-ub
[bolo, diade della vita, come logo della scienza, lug-u!
lug , lu
to swarm or dwell (said of birds [musen nds] and fish) (cf., lu-gu2 [che LCZ si legge: lug!] (lu, ‘to be numerous’+ gu3, ‘noise, sound’) [5].
+ u, ‘tutto’].
Il protagonista viene erroneamente indicato da Giuseppe Pettinato in accado Ghilgamesh; invece il re-semidio zumero è Bil.ga.mesh vel
bil (2/3)
to burn; to roast; to heat (soap) (container + to lift, to be high)[6].
-ga2 (-k)
/-gu10-ak/, 1sg. Possessive suffix + genitive = ‘mine’ or locative –a[7].
gis mes-gam3 (-ma)
a tree, grown in plantation for timber, and twig used as drug (Akk. sassugu)[8].
: un albero che brucia.
L’albero tutto solo sta in mezzo tra il cielo e la terra, come si vede dall’eroico gesto del re di Uruk che lo taglia a -134-148-.
l’asse romano, rimasto anche nella moneta asse.
Una lettura di Ur.uk è orko, divinità ricordata da Agostino tra le venti degli dei eletti (Giano, Giove, Saturno, Genio, Mercurio, Apollo, Marte, Vulcano, Nettuno, Sole, Orco, Libero padre, Terra, Cerere, Giunone, Luna, Diana, Minerva, Venere, Vesta).
*2.
-La dea Inanna salva l’albero (32-39).
Una donna, rispettosa della parola di An, vi passò accanto, rispettosa della parola di Enlil, vi passò accanto, essa prese l’albero nella sua mano e lo portò ad Uruk,
nel santo giardino di Inanna lei lo portò.
La donna non lo piantò con la sua mano, essa lo piantò col suo piede:
-Quanto tempo passerà perché esso diventi una santa sedia cosicchè io mi ci possa sedere sopra?-, essa disse.
-Quanto tempo passerà finchè esso diventerà un santo letto dove io possa giacere?-, essa disse.
*
La donna e la dea, due, a confronto con l’uomo-semidio, uno.
Una donna rispettosa della parola del dio del cielo An passò accanto all’albero-seme, lo prese in mano e lo portò nella città sacra di Uruk e lo piantò col suo piede nel giardino della dea Inanna.
Piede è lat.: pes, pedis…pede: dis = Uno alla fine [ASH = Uno all’inizio del giro. Un modo per chiarire
eme – gir15/gi7
Sumerian language (‘tongue’ + ‘native’ –no: ‘cuneo che scrive’-) [9].
Eme-gir è ‘giro (del) me’. Me è il potere creativo delle prime sette divinità. Con questo me la divinità parla ed è me.lam.mu [10] ovvero l’elemento pronunciato appare ed esiste finchè il suo me/mu non termina ed è la sua fine nel mondo terrestre.
Lat. pesh è zumero:
pesh [GIR]
n., womb; soft heart/kernel; palm frond; three (cf., bis –vel pis nds) [GIR archaic frequency (moist container + ush3, ‘placental membrane’; pa, ‘leaf, branch’, + esh, ‘many, much’; esh5,6,16,21, ‘three’).
v., to expand; to be thick, wide; to fill.
adj., precious, valuable[11].
pesh(7)
child; son; young (1-3 years old) calf[12].
La sedia è lat. sedes, sedis…sede, mentre zum.
sed(3,4,5,6), shed 7,9,10,11,12, she 4,5,12,17,18,23
n., cold water; coldness; coolness; frost (si, ‘to fill up’, + ed2, ‘to go out’).
v., to cool down; to repose; to be calmed, quieted; to pacify, soothe, appease, relieve; to abate, subside.
adj., cold[13].
Qui torniamo nell’acqua dell’Eufrate che abbevera l’albero khuluppu.
*3.
-I demoni infestano l’albero (40-46)
Dopo che cinque anni, dopo che dieci anni furono passati, l’albero crebbe imponente, ma il suo tronco non aveva foglie.
Nelle sue radici un serpente che non teme magia, vi aveva fatto il suo nido;
nei suoi rami l’uccello Anzu [‘conoscenza-zu (del) cieloAn’ nds] vi aveva deposto i suoi piccoli; nel suo tronco la vergine fantasma vi aveva costruito la sua casa; la vergine (altrimenti) allegra e con il cuore gioioso, la pura Inanna cominciò a piangere.
*
L’albero senza foglie che cresce imponente tra la Terra ed il Cielo è il tema principale di AN-TAR-ISH: è TAR, taglio, Rat, inondazionera Aldilàat.
Il periodo di tempo di un lustro passò, poi passò un altro lustro. C’è voluto il convegno del 5 aprile 2008 di Vittorio Veneto Antares, alle origini perdute della cultura occidentale, di cui mancano ancora gli Atti, per comprovare archeo-astronomicamente il periodo del tempo del lustro nato nel Vicino Oriente, qui ‘nascosto’ nei ‘cinque anni’.
Nelle sue radici, in Terra, il serpente che non teme magia vi aveva fatto il suo nido. L’aveva fatto e resta in Terra dopo 4000 anni. Nei suoi rami vi aveva deposto i suoi piccoli, i daimones, dèi-demoni in Cielo, narrati da Apulejo in De deo Socrate, tradotto Il demone di Socrate da Bianca Maria Portogalli Cagli per Marsiglio, Venezia 1992.
Il serpente che non teme magia è ANTASUBBA che si legge BABU SATAN in eme ghir, ovvero con lettura circolare del zumero. La vergine fantasma pare essere Lilith[14].
Vogliamo riconoscere la zumera Lil-ith?
Il Signor Vento, En-lil, in kabbalah quaranta, ha la sua signora infera simmetrica, Lil-ith. Il secondo lemma individua la Luna, -it in connessione h con la Terra:
itud, itid, itu, iti, id8; it4, id4
moon; month; moonlight (i3-, ‘impersonal verbal conjugation prefix’, + tud, ‘to give birth, to be born, reborn’) [15].
iti6 [UD.dNANNA]
moonlight[16].
itima, itim, idi; itima2
cella, chapel; the dark room holding the temple deity’s cult statue; Holy of Holies [17].
*
Sospendo questo secondo commento per non sovrabbondare. Continuerò al terzo.
[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 316.
[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 23.
[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 159.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 159.
[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 163.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 33.
[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 95.
[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 174.
[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 60.
[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 215.
[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 215.
[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 229.
[15] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.
[16] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.
[17] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.