ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 08 Marzo 2017 00:00

Martedì della I settimana di Quaresima - La storia dell’albero khuluppu: 3

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Martedì della I settimana di Quaresima  Libro di Isaia 55,10-11. 

Così dice il Signore: 
«Come la pioggia e la neve 
scendono dal cielo e non vi ritornano 
senza avere irrigato la terra, 
senza averla fecondata e fatta germogliare, 
perché dia il seme al seminatore 
e pane da mangiare, 
così sarà della parola 
uscita dalla mia bocca: 
non ritornerà a me senza effetto, 
senza aver operato ciò che desidero 
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.» 




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 6,7-15. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 
venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

-La storia dell’albero khuluppu: 3.

Passi precedenti:

Sabato 4.03.17: http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15063:amico-a-mi-ku-signore-terra-dio-en-ki-du&Itemid=713

Domenica 5.03.17: http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=20976

Martedì 7.03.17http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15164:la-storia-dell-albero-khuluppu-2&Itemid=713

*4.

Il mio protagonista di questa narrazione è l’albero di conoscenza GESH.BU[1], opposto al demone pesatore della terra, bib.bi, della saga di Bilgamesh. Ognuno può leggere col seme a, che il protagonista aggiunge Bib. bi. a.

Io sono Gesù-captivo opposto a Satan-captivo, vel cazimma in napoletano, il ‘male’, zumero ka.zim.mah, ‘-generato che genera—ma soffio dello spiritozim (in) animaka’.

zi-mah

legitimate (and) lotfy (‘legitimate’ + ‘lofty’)[2].

Il circolo UBU di conoscenza bu del cielo ub emerge dalla lettura di GESH.UB, ‘Albero (del) cielo’. UBU zumero suggerisce UBU.E.DIU il verbo latino -obo. e. dio- ed io obbedisco a GESH.UB, che racconta in GESU.BI, ‘-tutto ciò che è di-bi GESU senza accento, mio Rabbuni’, zum. rab-bu-nir:

(gis) rab(3), rap

ring; clamp; fetter, shakle; stock; pillory; snare (to slide+ open container)[3].

 

bu (-bu) –i

  n., knowledge, awareness; shoot, scion, offspring (Akk., edutu, nipru).

  v., to grasp, clench; to sprout (cf., bur12/bu; bul(5)/bu(5))[4].

bun(2); bu(7)

  n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).

  v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[5].

bul/5); bu(5)

  to blow; to winnow; to ignite; to sprout (onomatopeic; cf., ul7, ‘to sprout’)[6].

 

ni2-ir9

  might, power, awesomenes (‘awe’ + ‘strong’)[7].

Questa potenza stia con me in mezzo ai diavoli chè non mi accada come nella prassi di ieri sera quando 11 milioni di telespettatori hanno visto il sabba poi penalizzato dal commissario Moltalbano.

Riprendiamo da

-La dea Inanna chiede inutilmente aiuto al dio Sole (47-90).

Quando l’alba stava per spuntare, quando l’orizzonte cominciava a schiarirsi, quando gli uccelli all’aurora cominciarono a cinguettare, quando Utu [il dio Sole] lasciò la sua camera da letto, sua sorella, la pura Inanna, disse a Utu, l’eroico guerriero:

-O mio fratello, in quei giorni lontani, quando i destini [me nds] furono decretati,

quando l’abbondanza [me.lam.mu nds] scese su Sumer, quando An prese per sé il cielo, quando Enlil prese per sé la terra, quando ad Ereshkigal in dono furono dati gli Inferi, quando egli salpò con una nave, quando il padre salpò per il Kur, quando Enki salpò per il Kur, contro il re le piccole pietre si abbatterono, - le piccole pietre sono le pietre della mano, le grandi pietre sono le pietre che fanno danzare le canne-, contro la chiglia della nave di Enki esse si abbatterono come tartarughe; contro il re, l’acqua la prua della nave azzanna come un lupo; contro Enki, l’acqua la poppa della nave colpisce come un leone.

In quel tempo vi era un albero tutto solo, l’albero khuluppu tutto solo, un albero tutto solo; esso era piantato sulla riva del puro Eufrate, e beveva l’acqua del puro Eufrate; il vento del sud sradicò le sue radici, ruppe i suoi rami. L’acqua dell’Eufrate lo trascinò via. Una donna, rispettosa della parola di An, vi passò accanto, rispettosa della parola di Enlil, vi passò accanto, essa prese l’albero nella sua mano e lo portò ad Uruk, nel santo giardino di Inanna essa lo portò. Io, quella donna, non l’ho piantato con la mia mano, io l’ho piantato con il mio piede. “Quanto tempo passerà perché io diventi una santa sedia cosicchè io mi possa sedere sopra?, così dissi. “Quanto tempo passerà finchè esso diventerà un santo letto dove io possa giacere?”, così dissi. Dopo che cinque anni, dopo che dieci anni furono passati, l’albero crebbe imponente, ma il suo tronco non aveva foglie. Nelle sue radici un serpente che non teme magia, vi aveva fatto il nido; nei suoi rami l’uccello Anzu vi aveva deposto i suoi piccoli vi aveva deposto i suoi piccoli; nel suo tronco la vergine-fantasma vi aveva costruito la sua casa; io, la vergine (altrimenti) allegra e con il cuore gioioso, io, la pura Inanna, come ho pianto!-. Suo fratello, l’eroico guerriero Utu, non le volle prestare ascolto.

Quando l’al.ba di ba.al stava per spuntare, an.tar.ish, la stella appariva spente le altre stelle in cielo, per un qualche minuto ed era la levata eliaca di Antares, un punto temporale speciale archeo-astronomicamente, che studio da 25 anni.

An-tar-ish significa: Cieloan che si separatar dalla vita-ish e, simmetricamente, Vitaish che si unisce al Cielorat cieloan. Il cielo è la volta laica, il Cielo è l’Aldilà.

Il dio sole utu mostra un circolo col dio vento tu15, anche IM, che permane nello Spirito della Bibbia. Sopravvive col congiuntivo latino ut foriero della finalità.

dutu

  the sun as god (cf., ud) [8].

divinitàutu è il dio sole.

dutu-e3

 sunrise (‘sun, day’ + ‘to rise, go out, become visible’)[9].

dutu-su2-a

  sunset; west (‘sun; day’ + sus2/su2, ‘to set’ + nominative)[10].

tu

  to interfere (cf., tud and tur5) [TU archaic frequency].[11]

tu 15

  (cf., tumu –wind-).[12]

tu15…mer

  to be windy (‘wind’ + ‘storm wind’)[13].

Inanna riceve un rifiuto d’aiuto dal dio sole Utu, suo fratello [lei è EnZu, Zuen, Suen, Sin, ‘sorella luna’].

*5.

-Inanna si rivolge a Gilgamesh (91-133)

Quando l’alba stava per spuntare, quando l’orizzonte cominciava a schiarirsi,

quando gli uccelli all’aurora cominciarono a cinguettare,

quando Utu lasciò la camera da letto,

sua sorella, la pura Inanna,

disse a Gilgamesh, il guerriero:

-O mio fratello, in quei giorni lontani, quando i destini furono decretati, quando l’abbondanza scese su Sumer, quando An prese per sé il cielo, quando Enlil prese per sé la terra, quando ad Ereshkigal in dono gli Inferi furono dati, quando egli salpò con una nave, quando il padre salpò per il Kur, contro il re le piccole pietre si abbatterono –le piccole pietre sono le pietre della mano, le grandi pietre che fanno danzare le canne-, contro la chiglia della nave di Enki, l’acqua la poppa della nave azzanna come un lupo; contro Enki, l’acqua la poppa della nave colpisce come un leone. 

In quel tempo vi era un albero tutto solo, l’albero khuluppu tutto solo, un albero tutto solo; esso era piantato sulla riva del puro Eufrate,         115

e beveva l’acqua del fiume Eufrate;

il vento del sud sradicò le sue radici, ruppe i suoi rami. L’acqua dell’Eufrate lo trascinò via. Una donna, rispettosa della parola di An, vi passò accanto, io ho preso l’albero nella mia mano e l’ho portato ad Uruk, nel santo giardino di Inanna io l’ho portato. Io, quella donna, non l’ho piantato con la mia mano, io l’ho piantato col mio piede. “Quanto tempo passerà, finchè esso diventi una santa sedia, cosicchè io mi ci possa sedere sopra?”, così dissi.

“Quanto tempo passerà, finchè esso diventi un santo letto dove io possa giacere?”, così dissi.

Dopo che cinque anni, dopo che dieci anni furono passati,

l’albero crebbe imponente, ma il suo tronco non aveva foglie.

Nelle sue radici un serpente che non teme magia vi aveva fatto il nido; nei suoi rami l’uccello Anzu vi aveva deposto i suoi piccoli; nel suo tronco la vergine fantasma vi aveva costruito la sua casa; la vergine altrimenti allegra e con il cuore gioioso, io, la pura Inanna, come ho pianto-.

Inanna si rivolge a Gilgamesh, suo fratello semidio. Il passo seguente è centrale perché descrive il taglio dell’albero che unisce correntemente il Cielo alla Terra. È simile alla cacciata dall’eden di Adamo ed Eva, alla caduta narrata in Genesi 3, per aver mangiato dell’albero del bene e del male.

*6.

-L’eroico gesto del re di Uruk (134-148)

In questa vicenda, di cui sua sorella lo informò,

suo fratello Gilgamesh, il guerriero, prestò aiuto.               135

Egli si cinse di una corazza di cinquanta mine,

-cinquanta mine per lui sono come trenta sicli-;

La sua ascia, che usava per le sue spedizioni,

del peso di sette talenti e sette mine, egli prese nella sua mano.

Nelle sue radici egli colpì il serpente che non teme magia;

dai suoi rami (allora) l’uccello Anzu prese i suoi piccoli e volò nelle montagne;

dal suo tronco la vergine fantasma che vi aveva costruito la sua casa,

cercò rifugio nel deserto.

Quanto all’albero, egli tagliò le sue radici e spezzò i suoi rami,

i suoi seguaci che lo avevano accompagnato,

tagliarono via i rami e ne fecero delle fascine.

Egli lo (= l’albero) regalò a sua sorella, la pura Inanna,

per la sua sedia,

egli lo regalò per il suo letto.

Il fratello di Inanna, ‘Cieloan generantenan generatana leiin’, Bilgamesh accetta di aiutarla. Si cinse di una kur-az-za di cinquanta mine.

Cinquanta, lat. L, vel Lil, pari al numero kabbalistico del Signor Vento, En Lil, dio sovrano di Accadi e Zumeri, nin.nu.am, ‘che vengaam il terrorenin di nu, immagine di Unu, vel Uno!

Un peso di sette talenti e sette mine, come sette sono le divinità dotate del ME, il potere di creare. Naturalmente, voi potete credere ad Odifreddi, che nega alcun rapporto tra numeri e parole e vi condannerete ad Antasubba, alla perdita della conoscenza.

Bilgamesh colpì nelle radici il serpente che non teme magia, dai suoi rami l’uccello Anzu, [radice di Zuan; Zuan, Zuane è pari a Giovanni battista in veneto] volò con i suoi piccoli dentro le montagne, vel Aldilà! Lilith trovò rifugio nel deserto. Con i rami dell’albero vennero fatte fascine e fu fatto il trono ed il letto Aldilà ad Inanna.

*7.

-Il pukku e il mekku e la loro perdita (149-176)-.

E quanto a se stesso, egli prese le radici e fece il suo pukku,

prese i rami e li trasformò in mekku;

egli adorna il pukku e lo porta sulla pubblica piazza.

Suonando e cantando egli cammina fino alla pubblica piazza.

I giovani uomini della città che danzano al suono del pukku,

costretti a correre (simili) a una truppa di orfanelli:

-Oh, la mia nuca! Oh, i miei fianchi!-, essi lamentandosi gridano.

A colui che ha una madre, questa porta pane a suo figlio;

a colui che ha una sorella, questa porta acqua a suo fratello.

Quando venne la sera,

egli fece un segno nel luogo dove il pukku era stato posto,

il suo pukku sollevò davanti a sé e lo portò dentro la sua casa.

All’alba, dove egli aveva fatto il segno, …

per il pianto delle vedove, per il lamento delle giovani,

il suo pukku ed il suo mekku caddero nel profondo degli Inferi;

egli stese la sua mano, ma non potè raggiungerli.

Alla porta del Ganzir, nell’anticamera degli Inferi il pukku ed il mekku si erano depositati.

Gilgamesh versò lacrime, si lamentò amaramente:

-Oh! Il mio pukku! Oh! il mio mekku!

Il mio pukku del cui suono io non mi sono ancora saziato,

e con il quale non ho esaurito la mia voglia di danzare!

Avessi lasciato io oggi il pukku nella casa del falegname!

La moglie del falegname è come mia madre che mi ha partorito. L’avessi lasciato là.

La figlia del falegname è come la mia giovane sorella.

L’avessi lasciato là!

Il mio pukku è caduto negli Inferi, chi me lo riporterà indietro?

Il mio mekku è caduto negli Inferi, chi me lo riporterà indietro?-.               176

(segue la vicenda dell’amico di Gilgamesh Enkidu, che va per lui agli Inferi a prendere il pukku ed il mekku, ma non ritorna, trattenuto dagli Inferi, (177-254).

*

Il pu.k.ku ed il me.k.ku caduti agli inferi meritano la decifrazione linguistica. L’intermedio –k- e –k- dovrebbe essere l’Ankh, l’anima animante, che si perde.

pu2

   n., well; pool; fountain; cistern, reservoir; cistern, reservoir; depth; pit; breach [PU2 archaic frequency].

  adj., deep.[14]

 

ku

to base, found, build, to produce; to spread out, open wide, remove clothing; to (cause to) lie down; to lie still; to sleep (reduplication class –ku.ku, è l’esatto kuku dei bimbi che si nascondono) (cf., u3…ku(4), probably pronounced o ko e molto più probabilmente non) (KU archaic frequency)[15].

 

me-lam2/lem4 [NE]; me-lem3 [LAM] (mu nds)

   terrifyng glance; splendor, radiance, awesome nimbus, halo, aura, light (myth.); healthy glow, sheen (of a person) (‘divine power’ + ‘awe-inspiring quality; to shine’)[16].

L’accado pu2 è omologo al zumero bu:

bu (-bu) –i

  n., knowledge, awareness; shoot, scion, offspring (Akk., edutu, nipru).

  v., to grasp, clench; to sprout (cf., bur12/bu; bul(5)/bu(5))[17].

bun(2); bu(7)

  n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).

  v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[18].

bul/5); bu(5)

  to blow; to winnow; to ignite; to sprout (onomatopeic; cf., ul7, ‘to sprout’)[19].

La lettura circolare di bu.ku è ku.bu:

ku3-bu; ku-bu

  fetus, foetus (Akk., loanword, kubu(m) I, ‘foetus’)[20].

Dunque, Il mio pukku del cui suono io non mi sono ancora saziato,

e con il quale non ho esaurito la mia voglia di danzare!

 è generativo di feto, di nascita!

Il meku letto a circolo è kume, ‘distinguo il me’, vel come, la sua modalità di essere.


[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 314.

[3] [3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.

[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 196.

[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 306.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 306.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 306.

[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 277.

[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 278.

[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 278.

[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 217.

[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 147.

[16] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 172.

[17] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[18] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.

[19] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[20] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 148.

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