Reputiamo sbagliata tanto la scelta di alloggiare nei locali di Via Plinio un numero così consistente di migranti, quanto la scelta, da parte di alcuni rappresentanti politici, di aizzare i cittadini di Taranto contro l’arrivo “degli stranieri” per meri scopi elettorali. L’idea di concentrare grandi numeri di profughi in quello stabile, in una zona già ad alto tasso di disagio sociale, non può far altro che alimentare tensioni e ulteriore ghettizzazioni.
Le politiche del Governo, del Ministero dell’Interno e dalla Prefettura a Taranto, tutte incentrate sull’emergenza e la straordinarietà dell’evento, sono risultate fallimentari. Come in altre città del nostro Paese, il modello da seguire, invece, è quello dell’accoglienza di piccoli gruppi di migranti in maniera diffusa su tutto il territorio, accompagnate da serie politiche di integrazione ed inclusione nella società. In tutto questo marasma, grande assente è il Comune di Taranto, incapace di gestire sia la questione abitativa che la questione migranti. In Italia da anni non esistono politiche abitative nazionali; a Taranto questa mancanza è stata aggravata da un'ottica emergenzialista.
Si è completamente ignorata la necessità di una programmazione degli interventi di recupero degli immobili degradati e degli alloggi sfitti. Circa 15.000 tra immobili di proprietà comunale e di privati, che potrebbero tranquillamente soddisfare il fabbisogno dei richiedenti e degli aventi diritto. Servono, pertanto, oltre ad un recupero dell'edilizia popolare, anche accordi locali volti a introdurre il canone concordato in maniera generalizzata, obbligando la grande proprietà a stipulare accordi territoriali e a mettere a disposizione il proprio patrimonio sfitto da anni. Non possiamo e non vogliamo accettare che si alimenti lo scontro tra chi rivendica una giusta accoglienza e chi rivendica il diritto alla casa.
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