Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: "Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!". Il Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele. Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?".
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,1-2.5-8.
Fratelli, giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 4,5-42.
In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.
Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?
Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».
Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito";
infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta.
I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».
Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?».
La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente:
«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».
Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia».
Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?».
Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.
Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che gia biondeggiano per la mietitura.
E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete.
Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete.
Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni.
Molti di più credettero per la sua parola
e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo
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Oggi, san Giuseppe, padre putativo di Gesù, l’innocente ammazzato da umani, figlio del Padre e fonte di ogni potere (Gv., 17-1.2), a cominciare dal potere sulla morte, io faccio gli auguri al papa emerito, nonno di casa, come dice il papa regnante vescovo di Roma.
Il nonno di casa ci diede la Deus caritas est nel 2006, Dio è amore. AMU, ‘io sono’, detto in zumero da Colui che è, appare vivissimo da inizio 2017[1]; Joseph ci diede anche La gioia della fede nel 2012, anno della fede. Incomincerei da qua, oggi.
La mia esplorazione di Antares ha fatto emergere il tratto zumero della parola fede, lat. fide: è zumero hi.de, ‘confusione hi in Dio –de.
La differenza col latino si può descrivere con un ponte.
Con fide io posso contare sul potere di Gesù e, stando dalla parte del ponte da passare, aver coraggio perché la via la verità e la vita sono con me e apocalissare il ponte, certo della sua compagnia.
Con hi-de è ‘unione con Dio’, atteso che
hi, he,
v., to mix (cf., sar2/sar2) [hi archaic frequency][2].
Ovvero: hi pari a sh-ar, ‘luna-sole/infinito per gli antichi’ è ‘unione’ h con la ‘via’ di lacrime
i
n., cry of pain (Akk., naqu(m) I, ‘to cry (out), wail’; derived from er2, ir2, ‘tears; complaint’ ? [opportuno!]; cf., i-dutu; i-lu) [I archaic frequency].
v., to capture, defeat, overcome (cf., e3; i (Akk., kamu(m) II, ‘to bind’) [3].
Questa via, lat. uia, secondo Ernout e Meillet, è zumera uia, ‘sentieroi tra Cielou e Terra-acquaa.
Il mondo era visto come un immenso globo ricoperto d’acqua, oceano, U.KI-E.ANU, dove ANU è il Cielo in accado, KI è la Terra, E è il cuore di tutto, U è tutto. Essendo ritenuto omogeneo nella superficie in origine, i sacerdoti di Marduck operarono il più straordinario ribaltamento. Tolsero il primato al Capodanno zumero che veniva celebrato nell’equinozio d’autunno, con lo Scorpione, gab-gir-tab, e lo diedero all’equinozio di primavera, con Nis-an. In an-nis, negli anni latini siamo rimasti, dopo un aggiustamento col bimestre gennaio-febbraio, ereditato dall’an.nu zumero.
Noi, figli di tante esperienze contraddittorie, possiamo godere della G di Gesù, da inserire in:
hi-li-hi-li
v., to experience great pleasure; to rejoice (redup. ‘beauty, charm’)[4].
per gioire da figli. Possiamo riconoscere il nome di Dio in di.u:
di (-d)
n., lawsuit, litigation, case; judgment, decision, verdict; sentence [DI archaic frequency].
v., to judge, decide; to conduct oneself; to go; to escape (di [de2] used as non-finite maru form of dug4, ‘speaking, doing’).
Emesal, cf. de [DI][5].
u
ten (cf.: ha3).
Emesal dialect for lugal and en, ‘lord, master; lady; king [6]’.
La seguente variante, valida nell’archetipo antico DA DUE UNO, dish, desh:
dish(2), desh
one (dili, ‘single’, + ash, ‘one’ [no: + ish, ‘vita-morte’ nds]; the form resembles that of the semantically appropriate male body part, gish2,3, gesh2,3; cf., mina, min(5,6), ‘two’; cf., tesh2, ‘toghether’)[7].
È separabile da noi moderni viventi nel DA UNO DUE in di+sh, ‘Dio+vita’.
Quanto al ponte, dirig, va letto digir via lcz[8]:
dirig, diri, dir [SI.A]
n., bridge [9]
digir, dingir
god, deity; determinative for divine beings (di, ‘decision’, + gar, ‘to deliver’ –meglio: di, dio, gir, ‘fuoco, luce, g, andare, via, -ir’ e di, dio, in, entra, gir, fuoco andare; il dio può andare senza entrare ad indeizzare, digir, e può andare dentro nell’animizzato per portare il suo me, la sua parola)[10].
Concludo col ‘vento…ponte’
tu15…dirig
(cf., ni2…dirig)[11].
da riconoscere come ‘divinità…Vento’ in tu15:
tu
to interfere (cf., tud and tur5) [TU archaic frequency].[12]
tu 15
(cf., tumu –wind-).[13]
tu15…mer
to be windy (‘wind’ + ‘storm wind’)[14].
*
La fede dovrebbe crescere solo osservando la località dell’acqua viva pòrta alla Samaritana del vangelo di oggi, III domenica di Quaresima:
In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr
Sicàr ebraico perdura zumero Si.kar vel Zi.kar = ‘forzakar del soffio di vitazi’.
Zi.kar spiega come ‘soffio della forza di vita’ ciò che Gesù da’ alla Samaritana.
La fede e l’osservazione aiutano a rileggere il passo della Genesi:
Libro dell’Esodo 17,3-7.
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: "Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?".
Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: "Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!".
Il Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và!
Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele.
Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?".
Dio padre, che sta sulla roccia, sull’Hur.eb da leggere Ebro, fonte di Ebrei, invita Mosè, in arabo Musha, zumero sha.mu, ‘utero del nome che nomina’, ad usare il vincastro con cui aveva percosso il Ni.lu vel zumero lu.in, ‘soggetto. corrente’ per scuotere la roccia e far scorrere l’acqua. Mosè lo fece, ebbe l’acqua e non ringraziò Dio davanti al popolo temendo che non avrebbero creduto, idolatri come si erano già manifestati mentre lui era davanti al roveto ardente. Non ringraziò Dio per troppo amore di Dio e restò punito escluso dalla Terra promessa.
Ora, io analizzo di nuovo il luogo paleonimo Massa e Meriba forte della chiusa di Innocente rifinitura:
Quest’ultima acquisizione mi viene dalla preferenza di
ib2-ba
at the hip; at waist-level (‘waist, hip’ –alla cintola- + locative).
rispetto a:
ib2-ba
n., anger (cf., sha3-ib2-ba (- /ak/)).
v., to be full of rage.
adv., in anger (‘to be angry’ + adverbial – bi + locative)[15].
Abbiamo detto che il primo indica la Terra da terra in su: mer-ib-ba. Il secondo è pure mer-ib-ba, ma dalla Terra in giù, sotto terra. Se aggiungiamo che Mas-sha vale ‘utero-sha metàmash’ Massa e Meriba non chiariscono nulla: se il Signore venga dall’alto o sia un demone che viene dal basso.
Da ciò la domanda degli Israeliti: il Signore è con noi o no? Adesso, che è con noi, ci ribadisce: sono io l’Emmanuele e sto con voi, zucconi, se lo volete capire!
[1] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=12856%3Aamu-io-sono-detto-da-dio&Itemid=713
[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 112.
[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 116.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 113.
[5]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 42.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 283.
[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 45.
[8] Lettura circolare del zumero.
[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 43.
[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 43.
[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 278.
[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 277.
[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 278.
[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 278.
[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 119.