Anche la moglie del primo degli oppositori, Lilian Tintori, ha raccontato sul suo profilo Twitter l’aggressione di alcune persone armate ai manifestanti mentre il presidente Nicolas Maduro, durante una manifestazione nello Stato meridionale di Apure, ha attaccato i suoi avversari politici. “Dal Nord America hanno dato un ordine alla destra fascista, sconfitta in Venezuela, di riempire le strade di violenza e spargendo sangue ma il tentativo è fallito”.
Oggi a Washington si riunirà l’assemblea dell’Organizzazione degli Stati Americani dopo che la Bolivia, presidente di turno, aveva sospeso la riunione di lunedì ritenendola illegale e sottolineando che il governo venezuelano non avrebbe mai preso in considerazione qualsiasi decisione sarebbe stata assunta ritenendola un “colpo di Stato”. Nella sessione si discuterà anche della prossima quarantasettesima Assemblea generale che si terrà a Città del Messico dal 19 al 21 giugno e che vedrà come temi principali “l’istituzionalità” dell’Organizzazione e il rapporto semestrale sulla missione di sostegno al processo di pace in Colombia. (agenzia Dire di Silvio Mellara, giornalista professionista)
Venezuela, l’anarchia al confine Colombiano
Scontri a Caracas tra manifestanti delle opposizioni contro il pronunciamento della Corte suprema di giustizia che ha di fatto passato nei giorni scorsi i poteri legislativi a Maduro anche se, in un secondo momento, la stessa Corte, su richiamo del presidente venezuelano, ha specificato che con la decisione non venivano soppresse le funzioni di legislazione del Parlamento.
Intanto, nelle zone di frontiera, cresce il passaggio di chi lascia il paese o di chi e’ costretto ad attraversare il confine per recarsi altrove ad acquistare ogni tipo di generi alimentari e di prima necessita’ che mancano ormai da mesi sugli scaffali dei supermercati. Nella regione Norte de Santander si trova uno di questi check point, il ponte internazionale Simon Bolivar ma anche il porto Santander. In questi luoghi la scena si ripete ogni giorno, persone di ogni eta’ con carrelli improvvisati o carichi sulla schiena di mercanzia, fanno la spola per potersi assicurare la sopravvivenza.
Nessuno parla e chi lo fa, chiede di mantenere uno stretto anonimato. Tutti temono i controlli del Sebin, il servizio di intelligence bolivariano, che ha uomini ovunque, anche alle frontiere, pronti a intervenire per segnalare chi esprime un pensiero differente dall’idea di socialismo democratico chavista. La gente fa comunque trapelare il suo malumore con una battuta o anche con un semplice sguardo. Incrociando vari dati si calcola che l’esodo dal paese sia uno dei piu’ massicci nel continente sudamericano, un milione di persone solo negli ultimi tre anni.
Avere ricchi giacimenti di petrolio non serve a garantire al governo venezuelano il benessere del popolo e ad arginare una inflazione alle stelle con una svalutazione monetaria che fa diventare il Bolivar, la moneta ufficiale, carta straccia. Alla seconda frontiera, Puerto Santander, troviamo un mercato vero e proprio, inesistente prima della crisi venezuelana. Qui tra la merce i banchi dei cambiavaluta: pacchi di carta moneta venezuelana valgono pochi pesos colombiani. Parallelamente, nel dipartimento del Norte de Santander, c’e’ un mercato di contrabbando. La frontiera di notte e’ un immenso buco dove passa di tutto: benzina, sigarette, alcool, automobili e cocaina. In questa zona sono ancora presenti elementi guerriglieri dell’Eln e delle Bacrim, le bande di paramilitari legate ai narcotrafficanti.
Il controllo militare colombiano, come dimostra la presenza di mezzi blindati e’ aumentato cosi’ come e’ cambiato l’equipaggiamento delle pattuglie della Policia nacional alle frontiere con armi pesanti da guerra. Ma questo serve solo a scoraggiare eventuali azioni militari del Venezuela. Questa settimana l’Organizzazione degli Stati americani dovra’ assumere una nuova decisone sulla questione venezuelana e questa volta sembrano intenzionati a far arrivare un segnale forte.