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Sabato, 08 Aprile 2017 08:20

Venezuela, Capriles leader opposizione bandito da elezioni per 15 anni

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Caracas (Venezuela) - Uno dei leader dell'opposizione antichavista venezuelana, Henrique Capriles, ha reso noto di essere stato interdetto dalle elezioni nel Paese per 15 anni. Alla base della decisione delle autorità, ha spiegato, ci sono presunte irregolarità amministrative nella gestione di Miranda, Stato del quale è governatore. "Fa tutto parte del pacchetto dell'autogolpe", ha però denunciato Capriles.

Per eliminare forse il candidato più pericoloso dell'opposizione, il presidente del Venezuela ha ottenuto che Enrique Capriles, sindaco di Miranda dal 2008, e per due volte in corsa per la presidenza, sia estromesso da ogni attività e incarico politico per 15 anni. La decisione è stata presa dalla Controlaría General de la Repubblica, l'organismo che verifica le condizioni di ogni candidato e ne certifica la sua legittimità.

La Controlaría accusa uno dei più influenti leader dell'opposizione di essere coinvolto nello scandalo delle tangenti del sistema Odebrecht, la holding delle costruzioni brasiliana al centro dell'inchiesta Lava Jato. Secondo le carte arrivate anche a Caracas, delle mazzette erano state pagate per la realizzazione di alcune opere nello Stato di Miranda. Ma Capriles ha subito ricordato che si tratta di fatti che non riguardano la sua amministrazione, dal momento che all'epoca il governatore era Diosdado Cabello, uomo forte del regime. Il nome di Cabello appare tra le carte che l'ex ceo della Odebrecht, Marcelo, ha consegnato alle autorità Usa quando accettò di pagare la multa più alta mai pagata per sanare le conseguenze della tangenti transitate anche negli Stati Uniti.

Giovedì scorso Capriles, che assieme a Leopoldo López, in carcere con una condanna a 15 anni, guida il fronte della Mud, aveva annunciato di essere stato denunciato alla Controlaría che lo aveva a sua volta ammendato con una multa equivalente a dieci dollari. La stessa struttura lo aveva citato nell'ambito di un'indagine avviata, nel settembre del 2016, dopo l'arrivo del dossier sulle tangenti pagate in Venezuela dalla Odebrecht. Il leader dell'opposizione, a quel punto, aveva spiegato che questo preludeva ad un intervento che lo dichiarava inabile a qualsiasi incarico politico. Elezioni presidenziali comprese, quelle previste nel 2018. Intervento che è arrivato adesso. Nel suo account twitter, Capriles denuncia la decisione e chiede aiuto a livello internazionale. "È la prova", commenta Tomás Guanipa, segretario di Premiero Justicia, il partito di Capriles, "che in Venezuela vige una dittatura".

Maduro ha cercato finora di evitare qualsiasi apertura nei confronti dell'opposizione. Ha posticipato in continuazione la data delle elezioni amministrative che si dovevano svolgere nel 2016 ed è ricorso a mille cavilli giuridici per impedire i comizi elettorali previsti per le elezioni presidenziali. Il Tribunale superiore elettorale, altro organismo alle dipendenze del regime, aveva ultimamente negato l'avvio della campagna elettorale sostenendo che i diversi partiti dovevano ancora compiere alcune formalità, come indicare i nomi dei candidati e le liste. Solo questa settimana, dopo le pressioni internazionali dovute alla famosa sentenza che esautorava il ruolo del Parlamento, sentenza poi ritrattata dallo stesso organismo, Maduro ha annunciato finalmente le elezioni presidenziali per il 2018. Ha preso tempo. Adesso spera solo che i prezzi del petrolio tornino a salire e riesca a risanare la gravissima crisi economica in cui ha trascinato il Venezuela. Ma intanto dilaga la protesta. Ieri un diciannovenne è morto dopo essere stato raggiunto al petto da un colpo di arma da fuoco esploso durante gli scontri scoppiati ieri tra manifestanti e forze di sicurezza alla periferia di Caracas.
 

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