In carica dal 2013, dopo la morte di quest’ultimo, Maduro già dal giorno della sua elezione non ha avuto vita facile con l’opposizione. Nonostante i sondaggi a lui favorevoli, vinse le elezioni con un margine ristretto rispetto al suo rivale Henrique Capriles che non ha mai smesso di dargli battaglia su tutti i fronti. “Lui è il grande sconfitto di oggi. Lui e tutto quello che lui rappresenta”. Disse all’epoca Capriles. Una crisi in costante aumento quella del Venezuela. L’economia non si è mai ripresa per una crisi anche finanziaria e umanitaria. Caracas non ha più nè le risorse per estrarre il petrolio e neppure quelle per venderlo ai clienti. Materie prime dimezzate e, sempre più spesso manifestazioni di piazza e saccheggi ai supermercati di gente che ha paura di non avere più nulla da mangiare.
Maduro ha ordinato la chiusura della metro di Caracas e il blocco dei mezzi pubblici. Ma nulla ferma milioni di venezuelani che vogliono la libertà dal comunismo, infatti i punti d'incontro per la Marcia della libertà sono pieni di milioni di persone a mani nude senza caschi armati solo del sacro fuoco della Democrazia. Un popolo che dice No al Comunismo No alla dittatura Castro comunista ed è pronto a morire per la libertà del Venezuela.
La delegazione dell'Unione Europea in Venezuela ha chiesto con una nota al Governo di Maduro, il rispetto della Costituzione, della libertà di manifestare pacificamente senza repressione. Anche gli ex Presidenti dei Paesi latino americani hanno chiesto che non si sia repressione violenta dei manifestanti pacifici. L'Organizzazione degli Stati Americani ha intimato al Governo Maduro che non ci sia più ne un ferito, ne un prigioniero politico ne tortura: LìONU e la Segreteria USA hanno espresso preoccupazione per la decisione di Maduro di armare 500 mila civili con fucili istituendo una nuova Milizia armata a difesa della rivoluzione che si sommano ai Collettivi Armati della Rivoluzione.
IL PROFILO TWITTER DI CAPRILES
Mañana también se hará sentir la voz de los venezolanos en el exterior! Protesta Mundial contra el Dictaduro y su AUTOGOLPE! pic.twitter.com/sqJTW0Uj7A
— Henrique Capriles R. (@hcapriles) 19 aprile 2017
Un malcontento popolare del quale ne ha approfittato l’opposizione di centro-destra che a fine 2016 si è aggiudicata le elezioni legislative. Una vittoria storica che nn ha fatto altro che acuire la battaglia politica con le istituzioni vicine a Maduro, come la Corte Suprema, chiamate spesso a bloccare le decisioni prese dal Parlamento. Il Venezuela è allo stremo e lo scorso anno l’opposizione propose due iniziative per poter destituire Maduro. La prima una riforma costituzionale per ridurre il mandato presidenziale da 6 a 4 anni, la seconda un referendum popolare per il quale vennero raccolte centinaia di migliaia di adesioni, ma venne bloccato da Maduro, tramite il Consiglio Nazionale Elettorale, paventando probabili brogli nella raccolta delle firme. Tregua? Neppure per sogno.
IL PROFILO TWITTER DI NICOLAS MADURO
Desde el Palacio de Miraflores, con información para todo el pueblo venezolano ¡garantizando la paz de la Patria! https://t.co/GoGHkDH1Ax
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) 19 aprile 2017
Il resto è storia recente. I primi di aprile la Corte Suprema si sostituisce al Parlamento, esautorandolo, due giorni dopo la retromarcia di Maduro e la revoca del provvedimento alla vigilia delle annunciate manifestazioni. La magistratura dichiara ineleggibile per 15 anni il leader dell’opposizione Capriles,e la tensione sale alle stelle. Cortei e scontri a Caracas. Qualche morto. E Maduro che si blinda con il “Piano Zamora” per “sconfiggere il tentativo di colpo di Stato“dell’opposizione e garantire la pace… armando però 500mila miliziani.