ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Giovedì, 27 Aprile 2017 00:00

Il Salvatore

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Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Gv, 3, 17.

 

In quei giorni, si alzò il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore, 
fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. 
Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse: 
"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita". 
Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. 
Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire: 
"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno". 
Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo, 
quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo". 
Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 3,16-21. 
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio». 
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 
Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 
Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Il vangelo di Giovanni 3, 17 [Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui] distingue con chiarezza la dimensione religiosa da quella ideologica. Il vangelo dà una visione del mondo, come ogni ideologia umana dà, ma è la prospettiva ultraterrena quella che la inquadra. Il mondo ne resta giudicato come transeunte ed il cristiano vive l’apocalisse con Gesù Cristo. Come lui ha attraversato la morte nella vita eterna, così possiamo fare noi con lui risorto.

Dio ha tanto amato il mondo da dare suo figlio a morire nel mondo per vivere tutta la sua bellezza come un semplice anticipo di quel che sarà. Certo, il cristiano cammina tra le spine del mondo come ogni umano e ne viene punto allo stesso modo. Se resta consapevole che Gesù è sempre assieme allora la luce resta accesa, anche nei momenti più atroci. Soffre come Gesù e gode come lui gode.

L’ordine di grandezza delle cose è diverso ed il giudizio di fondo è lasciato al Padre. È lui a decidere tra la vita e la morte. E la morte terrena è un momento in passaggio.

Anche il carcere è diventato un momento breve di passaggio per i discepoli negli Atti. Poi un momento feroce per i cristiani che non vedevano un dio nell’imperatore e per tutti i martiri che hanno insanguinato il mondo col sorriso. Semplicemente perché sentivano di non essere soli col Salvatore in sollievo.

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