ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Giovedì, 06 Agosto 2015 00:01

Il caldo che toglie la testa Featured

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Il caldo ci toglie le forze, ci rende stanchi e inquieti e le notizie che vengono dal lavoro, dalla politica e dall’economia non ci aiutano a sentirci sereni.

Nel mese di Giugno e nonostante lo Job Act, si sono persi ancora 22.000 posti di lavoro e la disoccupazione nel Sud e fra i giovani ha raggiunto cifre inquietanti. "L'Italia sta meglio di un anno fa, ma noi abbiamo ancora molta fame.

E la fame porterà ad altre riforme dopo la pausa estiva". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha usato queste parole in conferenza stampa a Palazzo Chigi in occasione della presentazione della riforma della Pubblica amministrazione; riprendendo un concetto che aveva espresso già in mattinata nella lettera ai parlamentari di maggioranza nella quale, ringraziandoli, aveva annunciato un autunno decisivo sul fronte della riforma costituzionale e della riduzione delle tasse”.

Annunci e riforme abbozzate che però non ottengano alcun esito reale nella percezione di benessere e futuro dei singoli cittadini, che sanno benissimo che siamo il fanalino di coda dell’Europa, e che senza un solido sviluppo economico i buchi aperti dalla crisi nel mercato del lavoro non si chiuderanno certo per magia, né i redditi torneranno a salire.

L’Italia resta fra i paesi che in Europafanno peggio: unico fra i grandi, in effetti, a chiudere il 2014 ancora in recessione con una caduta di 0,4 punti percentuale di PIL, con Germania e Spagna che sono invece cresciute di un punto e mezzo, il Regno Unito di tre, mentre la situazione in Francia è rimasta perlomeno stazionaria.

Ciò che più manca alla nostra politica è visione ed inventiva e capacità i rinnovamento alla nostra società.

Oggi, ad esempio, il Manifesto scrive qualcosa di nuovo sul problema acutissimo ed irrisolto della immigrazione e rispetto all’atteggiamento dominante di dire che l’Italia, che ha un’elevata disoccupazione e un livello cre­scente di povertà, è giu­sto con­ce­dere, non dovrebbe riservare prov­vi­denze a rifu­giati e richie­denti asilo, ma indirizzarle ai molti cittadini bisognosi.

Scrive invece il Manifesto che, in realtà, guar­dando alle moda­lità attra­verso le quali si strut­tura l’accoglienza di richie­denti asilo e rifu­giati, quella più riu­scita va in dire­zione oppo­sta a quanto pro­po­sto da Galli Della Log­gia e si ispira al prin­ci­pio di progettualità a medio o lungo ter­mine e al pro­ta­go­ni­smo degli enti e delle asso­cia­zioni locali; prerchè la retorica (sposta da Galli Della Loggia sul Corriere) che i migranti siano quel corpo estra­neo che uti­lizza le nostre tasse è una reto­rica costruita da chi con­si­dera l’immigrazione una spe­cie di zona rossa, da guardare con diffidenza e sospetto.

Disto­gliamo un attimo la nostra mente dal per­ce­pire l’immigrazione come un feno­meno di massa dre­nante risorse pub­bli­che, come sac­che di uma­nità paral­lela e guar­diamo i numeri: circa 74.000 richie­denti acco­glienza attual­mente seguiti (stima per eccesso) su una popo­la­zione di circa 60 milioni di per­sone (stima anche que­sta per eccesso) ; 8.092 comuni di cui il 70,5% con meno di 5.000 abi­tanti e con feno­meni di spo­po­la­mento, impo­ve­ri­mento e invec­chia­mento rela­tivo della popo­la­zione resi­dente; tasso di disoccupazione nazio­nale pari al 12,7% e crollo della domanda di lavoro qualificato. Met­tendo insieme que­sti ele­menti tro­vare un spa­zio con­di­viso e non con­teso, una zona per­mea­bile e non rossa è pos­si­bile e gli Sprar ne sono un esem­pio.

Questo naturalmente lo scrive il Manifesto ma non trova né Renzi né alcun politico sostenerlo, neanche fra quelli pronti a twittare lacrime ogni volta che, come anche oggi, un barcone si capovolge e le vittime si contano a centinaia.

Preferiscono, i politici, prodursi con veti e contro veti sulle nomine del Cda Rai, con la trattativa, tutta tra Pd e Forza Italia, che pare aver partorito un nome su cui convergere: quello della direttrice di RaiNews24 Monica Maggioni, gradito sia in ambienti Dem che Forzisti, e indicato dall'assemblea degli azionisti della Rai; con Renzi che però si di fare r la parte del leone sul nome del direttore generale, che, è quasi certo, sarà Antonio Campo Dall'Orto, da lui definito dal Giappone o "uno tra i più interessanti innovatori della tv italiana", senza peraltro chiarire il perché.

Tutto questo trambusto per qualcosa lontano dai problemi urgenti dei cittadini che rincorrono l’arrivo a fine mese, un lavoro per i figli e una qualche speranza per il futuro.

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