ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 15 Maggio 2017 09:55

Ecco ShariaSource, la wikipedia della legge coranica

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Si chiama "Shariasource" il progetto concepito ormai quasi dieci anni fa da Intisar Rabb, docente di diritto alla Harvard School of Law e direttore del Programma di Studi sul diritto islamico.

È una piattaforma online in continuo aggiornamento, una finestra di comprensione - pensata per docenti, giornalisti, politici ma anche per il grande pubblico - sul concetto spinoso e controverso di Sharia, e sui suoi diversi gradi e direzioni di applicazione nel mondo, con particolare riferimento alla casistica negli Stati Uniti. 

Cosa contiene il portale

Nel sito di Shariasource è possibile consultare gratuitamente materiale giuridico (verdetti, editti, contenziosi tra musulmani) proveniente da tutti i paesi del mondo, oltre ai dibattiti tra accademici sulle controversie giuridiche che hanno in qualche modo chiamato in causa il rapporto tra Legge dello Stato e Sharia.
"Il diritto islamico è spesso visto come qualcosa di misterioso e impenetrabile", spiega la ricercatrice Sharon Tai. "Esiste la diffusa percezione che nel diritto islamico vi sia una mancanza di logica, visto che si basa sulla teologia, ma in realtà una logica esiste eccome".

Sulla piattaforma vengono pubblicate cause legali da tutto il mondo in un formato narrativo, nel tentativo di farne comprendere lo svolgimento e le logiche al grande pubblico, ammorbidendo la loro complessità. L'idea in parte nasce dalla constatazione che nella maggior parte delle 173 cause legali negli Stati Uniti, pubblicate sul sito di Sharisource, i giudici ignoravano completamente cosa fosse la Sharia, sia nel senso giuridico che in quello più metafisico.

Il primo caso pubblicato lo scorso marzo sul sito di Shariasource faceva luce sulla causa di divorzio - e di separazione dei beni - tra due coniugi pakistani residenti nel Maryland ma sposatisi in Pakistan, in cui si sancì la precedenza delle leggi americane sul divorzio. Nel frattempo, alcuni Stati stanno passando delle leggi che vietano l'uso della Sharia in ogni sede, mentre altri ne considerano la parziale applicazione in alcuni ambiti.

Cosa significa davvero 'Sharia'...

È bene ricordare che Sharia significa "legge" (o meglio, "sentiero battuto") in senso metafisico, intesa come "legge di Dio", sconosciuta agli uomini, ma viene spesso citata come se fosse un preciso corpus normativo di diritto positivo (come in effetti è in paesi come l'Arabia Saudita o l'Iran, in parte), mentre molto più spesso i musulmani la intendono come un codice di leggi o riferimenti etici, comportamentali e consuetudinari, senza potere coercitivo. 
La Sharia in senso piu' pragmatico non è in ogni caso univoca e universale, ma il risultato dello sforzo interpretativo dei giuristi che si occupano di fiqh (giurisprudenza islamica), partendo dalle varie scuole di interpretazione - anche dette madhahab - delle fonti del diritto (Corano, Sunna, consenso dei dotti e procedimento per analogia). Ad esempio sulle questioni di diritto di famiglia le interpretazioni della scuola malikita (prevalente in Nordafrica) possono divergere molto da quelle, ad esempio, della scuola hanbalita.
"Non esiste nemmeno una nozione universalmente accettata di Sharia oggi. In Arabia Saudita abbiamo la legge saudita; in Egitto, quella egiziana. Questo perché viviamo in un moderno sistema di Stati Nazione, che fa sì che i dogmi cambino da paese a paese", spiega Samy Ayoub, professore nell'Universita' del Texas ed esperto di Diritto islamico ed Etica musulmana. 

... E come si concilia con le leggi dello Stato

Ad ogni modo, continua Ayoub, imporre l'applicazione della negli Stati Uniti è incompatibile con la stessa tradizione legale islamica.È d'accordo con lui l'Imam John Ederer, americano dell'Oklahoma convertitosi all'Islam vent'anni fa, che oggi insegna nella moschea al Salam di Tulsa, e che conferma che "i musulmani sono obbligati dal punto di vista islamico a onorare la legislazione dello Stato in cui vivono, come si afferma anche nella quinta sura del Corano quando si parla di obbligo di adempiere ai contratti. Se scelgo di essere un cittadino (americano), prendo una green card o un visto, sono tenuto a rispettare le leggi", conclude Ederer.

Proprio in Oklahoma, è stata passata nel 2010 una legge che vieta in ogni caso ai tribunali di prendere in considerazione la Sharia o le leggi di qualunque altro paese diverso dagli Stati Uniti. Nel 2013, tuttavia, la legge è stata cancellata, quando un giudice ha sancito che violava la libertà religiosa garantita dalla Costituzione.
Un anno dopo, nel 2014, alla Corte Suprema ha fatto scuola il caso Burwell vs Hobby Lobby Stores, nel quale si era dato ragione alla Hobby Lobby, basando il giudizio sulla compatibilità con i "valori cristiani" dei proprietari. 
"Non sento mai parlare di 'legge cristiana' in questi casi. Quando i tribunali hanno a che fare con disposizioni etiche cristiane o ebraiche, si parla di 'credo religioso', mai di 'legge'. Quando si tratta di Cristiani, ci riferiamo alla possibilità che la legislazione nazionale consideri il loro 'credo religioso', mentre quando si parla di musulmani ci si riferisce sempre alle 'regole', il che forse le fa apparire più inquietanti", commenta Will Smiley, professore di Storia al Reed College, evidenziando una distorsione della percezione nel dibattito pubblico. 

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