ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 27 Maggio 2017 00:00

Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba

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Mentre Paolo era a Corinto, una notte in visione il Signore gli disse: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 


Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio. 
Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 
"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge". 
Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 
Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende". 
E li fece cacciare dal tribunale. 
Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò. 
Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 16,20-23a. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.» 
La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 
Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e 
nessuno vi potrà togliere la vostra gioia

Domenica, noi celebreremo l’ascensione al Cielo di Gesù, nostro Signore. Disse ai discepoli, in prossimità dell’evento: -Amen, amEn vi dico, con due parole che potreste tradurre: ‘in verità, che venga il Padre signore’ vi dico-.

Io mi permetto di correggere i miei fratelli in Cristo, che ripetono –in verità, in verità- perché studio specificamente l’etimologia delle parole aramaiche usate da Cristo. E non fondandomi sull’arameo-ebraico, ma sul fondo di Aram, nipote di Abraham[1].

Io leggo zumero Ar-am ‘che venga ar’.

(na4)ar3, 5, ar3, ur5 [HAR]

n., millstone, quern [macina]; millet, grinder; watercourse (cf., har/hara, kin2, kikken, ur5) (hara –many small esplosions + sliding motion) [UR5 archaic frequency].

v., to coarsely grind; to destroy; to make groats or crushed flour, to chew (in redup. form, read ar3-ar3).

Adj., ground, milled, crushed, pulverized, small; young.2

ara2, ar2 [UB]

n., praise, glory, fame; mound.

v., to praise, glorify.3

ara4 [UD.DU]; ar; ra3

v., to shine; to blaze; to appear.4

Ar-am: che venga la preghiera– combina religiosamente –am-En, che venga il Signore–.

Aram diede vita al popolo degli Aramei.5 Questo fatto, confermata l’origine in Ur di Abramo, vista la

“Tavola dei popoli” (Genesi, X, 22-23), secondo la quale Aram progenitore degli Aramei è figlio di Sem e quindi prozio di Eber progenitore degli Ebrei, quanto dalla lista genealogica di Genesi, XXII, 21, indipendente dalla “Tavola”, secondo la quale le 12 tribù aramaiche (il numero, che ricorda quello delle tribù d'Israele, non è naturalmente da ritenersi esatto) sono rappresentate dai figli di Nāḥōr, fratello di Abramo.6

visto il passo biblico di Numeri 23, 7:

Proferendo, allora, il suo carme [Balaam] disse:

Da Aram mi ha condotto mi ha condotto Balac,

dai monti dell’Oriente il re di Moab:

– Vieni, maledicimi Giacobbe;

vieni, maledicimi Israele.

è, dunque, esatto l’etimo di Wikipedia!: il divinatore Balaam –che venga (am) Ba-al– veniva da Aram.

am En, ‘che venga il Signore’, da Ar-am, altura tra il Tigri e l’Eufrate.

Dunque, io proclamo che Gesù, in zumero GESH.UB, ‘Albero (del) Cielo’, che è proponibile come GESHU.BI = -tutto quanto è di—bi GESHU, è morto e risorto.

Diceva ai discepoli, che si erano abituati a vederlo risorto e non l’avrebbero più visto, che sapeva dello scoramento e della tristezza che avrebbero preso gli amici nel non averlo più fisicamente con sé. L’allontanamento misura la forza dell’amore. Il tempo che scorre scolora i ricordi, e l’amore riordina la memoria.

Io rifletto sulla mia memoria. Sono stato agnostico per la parte più lunga della mia vita passata. La Pasqua di resurrezione fu un evento temporaneo, l’Ascensione del Signore puntuale addirittura, mentre la Pentecoste perdurò più a lungo col suo mistero delle lingue parlate in poli-linguismo.

Tant’è che ancòr ora ricordo con piacere l’esile voce femminile che ripeteva amen in cinese a Lourdes nove anni fa a giugno. am-En: -che venga-am il SignoreEn in zumero.

Gesù portò l’esempio della donna partoriente in sofferenza per il parto, pronta a gioire col suo neonato che le fa scordare subito i dolori dello sgravamento. Ecco, domenica, l’ascensione avvenuta 2000 anni fa verrà sentita da chi è consapevole di avere il Risorto con sé. Sono certo, ad es., che l’amica catechista Monja, che ha perduto il giorno di Pasqua la figlia 23enne, la bionda Gessica, verrà consolata da Gesù. 


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