ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 21 Giugno 2017 00:00

Intervista all'autore della Rosa Violata

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Talsano, uno dei quartieri più popolosi di Taranto. La sua tranquillità viene turbata da una serie di stupri e dal ritrovamento del cadavere di Elviro Gratta, personaggio dai molti lati oscuri.

Intanto, tra alti e bassi, incomprensioni e litigi, assistiamo alla turbolenta storia d’amore fra Bo e Mariella. Una storia ostacolata dal padre della ragazza, ma anche dalle perfide macchinazioni di Samantha e Filippo, pronti a tutto pur di mandare a monte la relazione fra i ragazzi. Questa, in sintesi, la traccia di un romanzo, La rosa violata, che alternando momenti drammatici ad altri umoristici, terrà con il fiato sospeso il lettore fino all’ultima pagina. Abbiamo chiesto a Giuseppe Briganti, l’autore di questo spumeggiante thriller dalle tinte rosa, di parlarci più a fondo della sua opera...

Nei ringraziamenti alla fine della sua opera, la prima persona a cui si rivolge è Andrea Camilleri. In che modo è stato influenzato dallo scrittore siciliano e quanto il suo stile ha inciso nella stesura de La rosa violata?
Nel 2006 ho avuto l’occasione di conoscere il maestro. Frequentavo spesso la sua casa di vacanza. Nel 2009 sono stato vittima di un intrigo che mi ha fatto molto soffrire e nello stesso tempo incollerire. Questo brutto evento l’ho voluto scrivere e mi accorsi che più andavo avanti nella scrittura e più la mia ira svaniva.
Terminata la prima stesura, lo feci leggere al maestro il quale mi incitò a continuare. Dopo vari colloqui, Camilleri mi suggerì di scrivere il romanzo in dialetto talsanese. 

Lei è nativo di Taranto e la sua storia è appunto ambientata a Talsano, uno dei quartieri più famosi della città. Quanta verità si cela nella descrizione degli ambienti e dei personaggi da lei narrati?
Riguardo agli ambienti, è per metà veritiera. Per buona parte mi sono fatto trasportare dalla fantasia. Per i personaggi, invece, mi sono ispirato ad alcuni amici e conoscenti. 

I protagonisti della vicenda sono ad un crocevia fra progresso e tradizione: ancorati a retaggi culturali del passato, cercano comunque di guardare ad un futuro e ad una modernità che gli sembra preclusa. Lei da che parte sta? Il suo sguardo è rivolto all’orizzonte o rimpiange i bei tempi andati?
Io guardo all’orizzonte! Ma mi sembra che in molti casi si sta andando verso il degrado. Per questo, rimpiango i tempi andati.

La rosa violata è ambientato negli anni ’90, un decennio che ha alternato nel suo dispiegarsi luci ed ombre in egual misura. Quale è, secondo lei, il lascito più importante di quella decade?
Quello che si è perso negli anni, secondo il mio pensiero, ed è molto importante, sono i valori della vita: la famiglia, i veri amici, la solidarietà, l’educazione. Esempio: negli anni novanta, a scuola, se ti aggiudicavi una nota, a casa tua madre ti inseguiva con la scopa tra le mani. Oggi se un professore sgrida un alunno, rischia una denuncia da parte dei genitori.

Un’ultima domanda: quali i suoi progetti futuri?
I miei progetti e miei impegni sono tanti. Ho presentato il libro in varie regioni d’Italia. Si stanno programmando nuove presentazioni: Siena, Perugia, Torino ecc. Poi, ho un altro romanzo già pronto e un altro ancora è in cantiere.

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