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Martedì, 18 Luglio 2017 00:00

Incendi, una parte di un oasi wwf, in un mese in fumo quanto era successo in tutto il 2016

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Roma - In fumo un terzo dell'Oasi Astroni  oggi opera solo un elicottero che non riesce a fare interventi risolutivi sull’incendio. “In un mese di incendi, distrutti boschi come in tutto il 2016”

L’incendio iniziato mercoledì scorso nell’oasi di Astroni ancora non è domato: lo sottolinea il Wwf sottolineando che "il tesoro di natura custodito nel cratere continua a bruciare". Dopo giorni di fuoco e di tentativi di spegnimenti, le fiamme hanno divorato più di un terzo della Riserva e in particolare la parte più alta, che è caratterizzata da macchia mediterranea e da un’importante lecceta.

Adesso le fiamme si stanno pericolosamente avvicinando verso la parte bassa del cratere che è anche l’area più pregiata, che si trova man mano che si scende verso il fondo del cratere, dove è presente anche un lago. Nel cratere, infatti, la distribuzione altitudinale della vegetazione si presenta invertita (inversione vegetazionale) rispetto a quanto avviene normalmente: risalendo dal fondo verso la sommità del cratere l’umidità diminuisce sensibilmente, dando origine a condizioni di aridità che consentono lo sviluppo della macchia mediterranea dominata da leccio, mirto, lentisco, fillirea, ginestra e alaterno.

A differenza di ieri, quando sono stati impiegati un canadair e un elicottero pesante, oggi a causa dell’indisponibilità di velivoli, sulla riserva sta operando solo un elicottero più piccolo che non riesce a fare interventi risolutivi sull’incendio. È stato quindi richiesto nuovamente l’invio almeno di un canadair.

L’Oasi degli Astroni, in prossimità di Pozzuoli e dei Campi Flegrei, è un 'giardino segreto' nel cuore di Napoli. Il grande cratere vulcanico (generato da una serie di sette eruzioni vulcaniche avvenute tra 4.100 e 3.800 anni fa) è l’ultima testimonianza dell’antico manto forestale che avvolgeva la provincia di Napoli e il bosco secolare che ne ricopre il fondo rappresenta oggi un importante polmone verde alle porte della città, dove nidificano 5 specie di rapaci.

“In un mese di incendi, distrutti boschi come in tutto il 2016”


ROMA – Solo in questo primo scorcio di estate 2017, da metà giugno ad oggi, sono andati in fumo ben 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. Le regioni italiane più colpite sono la Sicilia con 13.052 ettari distrutti dal fuoco – con uno stillicidio di roghi in quasi tutte le province – seguita dalla Calabria con 5.826 ettari, la Campania 2.461, Lazio con 1.635, la Puglia 1.541, la Sardegna 496, l’Abruzzo 328, le Marche 264, la Toscana 200, l’Umbria 134 e la Basilicata 84.

Sono questi i numeri da capogiro, aggiornati al 12 luglio, elaborati da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto Copernico e che vanno a comporre il ‘Dossier Incendi’ realizzato dall’associazione ambientalista, che fa il punto sull’emergenza roghi.

Un’emergenza del tutto prevedibile dato l’annuale opera da parte di ecomafie e piromani, aggravata dal caldo torrido e dalla siccità, e che poteva essere affrontata per tempo con efficaci attività di prevenzione che sono mancate”, denuncia Legambiente che nel dossier fa il punto sui roghi che stanno devastando la Penisola, analizzando nel dettaglio problemi, criticità, ritardi gestionali; facendo il punto sugli incendi appiccati dagli ecomafiosi e lanciando una serie di proposte a partire dalla definizione di una politica di adattamento ai cambiamenti climatici, rafforzando i controlli grazie anche alla nuova legge sugli ecoreati e aggiornando il catasto.

“Per sconfiggere gli incendi- dichiara Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente- serve una sinergia e un impegno effettivo da parte di tutti i diversi soggetti, che hanno un ruolo a livello nazionale e territoriale nell’antincendio boschivo. Per quanto la Protezione Civile nazionale stia facendo da settimane un ottimo lavoro e stia mettendo in campo un impegno notevole su tutti i fronti di incendio principali, è fondamentale che venga rafforzata, che non venga lasciata sola e che si lavori in piena sinergia fino ad ora mancata. È fondamentale che vi sia una concreta assunzione delle proprie responsabilità, in primis da parte di Regioni e Governo, altrimenti il fuoco rischia di avere la meglio. In questa partita è, inoltre, fondamentale che si definisca una concreta politica di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche più controlli punendo piromani ed ecocriminali, e in questo la legge sugli ecoreati ha portato un importante contributo e introdotto tra i nuovi delitti ambientali nel codice penale anche quello di disastro ambientale che prevede fino a 15 anni di reclusione con aggravanti”.

ECCO LE PROPOSTE PER SUPERARE L’EMERGENZA

Approvare i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l’antincendio boschivo. Lo chiede Legambiente al Governo e a Ministeri competenti per fronteggiare l’emergenza incendi che ha avvolto l’Italia in questi giorni. Alla presidenza del Consiglio e il Ministero degli interni, Legambiente chiede anche “di condividere con la Conferenza delle regioni una convenzione quadro che permetta al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco di semplificare la stipula, regione per regione, di specifiche convenzioni al fine di poter svolgere al meglio, per tempo e in piena efficienza i nuovi compiti assegnati, anche attivando personale ausiliario nei periodi critici”.

Secondo Legambiente bisogna “definire al più presto una politica di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso adeguate politiche forestali. Occorre poi rafforzare il sistema dei controlli e degli interventi delle Forze dell’ordine nei confronti dei criminali che appiccano gli incendi”.

Per Legambiente è inoltre “urgente che le Regioni, a partire da quelle tradizionalmente più colpite dagli incendi boschivi, prevedano un’adeguata e diffusa presenza nel territorio boschivo delle squadre di avvistamento e di spegnimento a terra degli incendi boschivi, comunicate a tutti gli Enti territorialmente competenti, e mettano a sistema e a valore l’enorme contributo del volontariato, che quando è stato messo in condizioni di operare, in sinergia e stretto contatto con il sistema complessivo, ha spesso fatto la differenza”.

Le Regioni d’intesa con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, termina Legambiente, “devono anche potenziare i corsi di formazione per le figure che devono svolgere la funzione di direzione delle operazioni di spegnimento

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