ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 28 Luglio 2017 00:00

Rabbunì, - Perché parli in parabole?

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In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 


Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 
Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 
E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. 
Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. 
Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 
In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!». 

-Perché parli in parabole?-. La domanda uguale oggi può essere: -Perché l’omelia?- [per restringere i misteri del regno dei cieli in una parola]. E perché, soprattutto, la santa Messa?

Cominciamo da qui. Il nome Messa deriva dalle parole con cui terminava il rito, dice lo Zingarelli: Ite, missa est, andate (l’eucarestia) è stata inviata (agli assenti): Missa è il part. passato di mittere, ‘mandare’. Nella teologia cattolica e ortodossa, sacrificio del corpo e del sangue di Gesù Cristo che, sotto le apparenze del pane e del vino viene rinnovato dal sacerdote sull’altare.

Gli assenti alla messa e disinteressati sono coloro che non comprendono. Sono quelli ai quali le parabole non diranno niente perché le parole sacre cadranno in terreno infertile. Gli assenti interessati avranno la possibilità di ricevere l’eucarestia portata da un diacono e di ricostruire il quadro degli eventi inserendo i fatti del rito negli avvenimenti che continuano a svolgersi. Però l’assenza prolungata dalla comunione potrebbe inaridire il devoto e smarrirlo nell’ideologia delle vicende che si sussuegono.

Il canone della messa compone dunque il sacrificio con l’omelia. È l’apocalisse che si rinnova nel –fate questo in memoria di me- detto da Gesù Cristo nell’ultima cena.

L’etimo zumero di missa vel messa = ‘uterosha dei memesh/mish’.

sa

  n., sinew, tendom, muscle; vein; catgut string; cord; net; mat; bundle (tied up with a string); string of a musical instrument (the SA sign can stand for the similar E2 sign) [SA  archaic frequency].

  v., to roast (barley); to parch (wheat) (cf., sa-sa [sa-sa, n. roasting, burning; stringing (reduplicated ‘to roast (barley)’. v., to full newly woven cloth by ‘walking’ or beating, turning a net of loose fibers into tight, compact cloth. Adj., reddish; fulled (cloth).[1]

 

gis mes, mesh3

  young man; son; hackberry tree in the elm family, also known as nettle-tree, used to make furniture and carved objects including figurines (me ‘endowment’, + usu, ‘strengh’; Akkadian loanword –mesu I, ‘hackberry tree’ [bagolaro[2], olmo bianco]; cf., Orel & Stolbova #1766 *mi’es- ‘tree’) [MES archaic frequency][3]. Plurale di me!        

I ME sono le persone perfette rinnovate. Poiché i perfetti in terra, per lo più non esistono, la Chiesa è un ospedale da campo dove in comunità si dovrebbe fare il triage[4], la cernita con smistamento: la confessione dei propri peccati e la comunione con Gesù sulla sua parola rinnovata.

L’etimo di omelia, raro omilia [lat. tardo homilia, dal gr. homilia ‘compagnia, società, conversazione’. A rigore, l’omelia dovrebbe essere una revisione di vita fatta in compagnia con confessione delle proprie mancanze alla luce del vangelo.

L’etetimo di omelia, homilia sembra essere hum-ili-a:

hum

  to wrestle; to be passionate; to bruise; coagulated blood; to smash, break, snap off; to thresh grain; to paralyze or be paralyzed; to make low; to be in motion; to send (many + u(3,4,8), ‘fight, dispute’ + me 3,7,9,11, ‘battle’)[5].

ili

  to rise, get up[6].

a

  n., water; watercourse, canal; seminal fluid; offspring; father; tears; flood. [ A archaic frequency].

  Interj., alas!; oh!; ouch! [7]

Sottolineo il circolo essenziale ili = lil = Vento = Spirito biblico.

Lo hum = coagulated blood, sangue coagulato può esprimere il sangue di Cristo che torna a fluire nella Messa. In particolare, sottolineo h.

H è tutto ciò che ho imparato riassunto con l’incipit di

hubur

netherworld (hab, ‘to rot, stink’, + ur2, ‘root; base’)[8].

H preposto ad ubur invita a completare con h ubu r.

R, ro in gr., ras- in ebr., resh in etrusco = sole+luna, vel rash, da cui rash-na o rash-en-na, sole+luna-signore Saturno-generazione, in zumero-hurrico. La h di rash può venir sottolineata, h, perché numente, ovvero fa essere in mezzo agli uomini la divinità.

!: 4.04 ore 18,09,

hur, ur5 [HAR]

  n., hole; limb, stem, handle (Akk. hurru(m), ‘hole’; Orel & Stolbova #1375 *hur- ‘hole’, ‘pit’ derived from #1375 *hur- ‘dig’, Akk. heru(m) II, “to dig, excavate”).

  v., to scratch, mark, draw, sketch, inscribe, incise, outline; to grind; to dig (many small explosive sounds + ur3, ‘to drug’).

  adv., ever (after or again) (Akkadian loanword hurri)[9].

hur-sag

  hill-country; mountainous region (‘holen, valleys’ + ‘points, peaks’)[10].

*

Veniamo ora ad inserire quanto detto nelle parole odierne dell’Esodo.

Libro dell’Esodo 19,1-2.9-11.16-20b. 
Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. 
Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. 
Il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te". 
Il Signore disse a Mosè: "Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti 
e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. 
Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore. 
Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 
Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 
Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono. 
Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. 

Nel terzo giorno del terzo mese…

enmen(2), emmen(2), immen(2), immin(2), emma(2), imma(2)

  thirst (en, ‘time’, + mun, ‘salt’)[11].

Leggo: en.men ‘Signore. corona’, em.men ‘-parola creativa-em = me’, im.men, ‘Vento/Spirito.corona’, im.min, ‘Vento/Spirito. secondo’, em.ma, ‘legata/o al me’,

im.ma, ‘legata/o al Vento/Spirito’.

Refidim[12] è il luogo in cui Dio fece sgorgare l’acqua dalla roccia (Esodo 17).

L’accampamento di Refidim inizia con la R, Resh, Rush, Rish, Rash, col capolettera che noi moderni leggiamo erre, mentre gli antichi la riconoscevano come unica lettera polygamma perché, sola, richiede una pronuncia plurale: er-re.

re7; re6, ri6, ra2, ir10; e-re7; er, ir

  to accompany, lead; to bear; to go; to drive along or away; to take possession; to stir, mix (suppletion class verb; plural hamtu e.re7-er; cf., du, gen, sub2)[13].

Questo è il cuore, e, accompagnato, r.

Dunque: Re.hi.dim = ‘cuore accompagnato. Misto.legato’:

re, come sopra;

hi , he

  v., to mix (cf., shar2/shar2) [Hi archaic frequency] [14].

dim

  n., bond, tie; rope; to post, pillar (dam, ‘spouse’, modified by i, ‘to sprout’, that indicates long and narrow as in si)[DIM archaic frequency].

  v., to make fast[15].

Il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te". 

Nu.be = immagine. Essere. Mentre la prima parte della diade è chiara:

nu

  image, likeness, picture, figurine, statue [NU archaic frequency][16].

la seconda, -be, è obnubilata in halloran:

be4, bi6 [BA]; be6, bi3 [PI]; be3, bi

to tear, cut; to tear off (with –ta-); to diminish, lessen[17].

 

-be2, -bi

 v., to diminish, lessen; to speak, say (accusative infix b 3rd pers. sing. neuter + e ‘to speak’); to murmer, chirp, twitter; buzz, hum, howl, cry; mention (cf., biz; bi(z)) [KAS archaic frequency]. 

Per stare con lui, leggo nu.bi con:

-bi

possessive suffix, ‘its’, ‘their’, applies to singular and plural inanimate or non-personal categories (things, animals, and collective objects); used with cardinal numbers. [18]

-bi

  demonstrative suffix, this (one), that (one) – in this sense con occur with animates[19].

Nu-dim-mud = immagine dell’Artefice creatore.

Tuono.

http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=20740

 
 
 
Carlo Forin. Tuono
 
 

27 Dicembre 2016
 

Vivi come il tuono. Dopo verrà la pioggia benefica. E tu vivi.

José Mujica

Da promotore dell’archeologia del linguaggio accetto di vivere felice come il tuono, secondo il pensiero sentito stamani in tv da José Mujica, “il presidente più povero del mondo” com’è stato soprannominato il nato nel 1935 che vive in una piccola fattoria a Rincòn del Cerro in periferia di Montevideo. Sono il tuono e non mi preoccupo delle conseguenze del mio rumore.

L’osservazione etimologica mette la parola tuono al secondo posto dopo it. tono

tòno o tuòno (1) [vc., dotta, lat. tonu(m), dal gr. to’nos, da gr. ténein ‘tendere’, di orig. Indeur.]. Onda acustica con oscillazioni sinusoidali con frequenza costante. (lo Zingarelli’98)

Il latino parlato tonu(m) è fonte chiara dell’it. tuono.

Il dizionario italiano-latino Georges Calonghi individua la trad. di tuono in

tuono 1. (rimbombo che segue a una scarica elettrica), tonitrus, us; tonitrum, -i; tonitruus, us, m. Il fragore del tuono fragor caeli (o caelestis). Si sente il tuono, tonat, impers.

Il verbo tonat richiama il lat. parl. tonu oltre tonitrus, tonitrum, tonitruum.

Giovanni Semerano rubrica solo il verbo:

tono, -as, -ui, -are tuono, mando un rimbombo di tuoni, rimbombo fortemente, chiamo con voce tonante (Verg., Aen., 4, 510 [(Stat arae circum, et crinis effusa sacerdos) // ter centum tonat ore deos, Erebumque Chaosque //tergeminamtemque Hecaten, tria virginis ora Dianae. Tr.: (Sorgono intorno le are, e la maga, sparsa i capelli), chiama a gran voce trecento volte gli dèi e Erebo e Caos e la triplice Ecate e la triforme vergine Diana]), faccio rimbombare con le parole. Se ha un soggetto è ovviamente ‘Juppiter tonans’: come il lampo è il segno del volere divino, così il tuono è la voce stessa del dio; anche per Jahve il tuono è la sua voce (Sal., 29,3 (Il Signore tuona dalle acque, il Dio della gloria scatena il tuono…) […]: nelle teofanie Jahvè si rivela nel tuono e nella folgore. In accadico ramanu è urlare [lat. parl. urulare re.: lo Zingarelli’98] è la voce della tempesta e del dio tonante: in ebraico tan è l’animale che ulula; in ugaritico anj è il nome dell’uccello delle tempeste; tant è il grido, la voce; ‘tono’ è della stessa base di ugar. anj, ebr. anah, aram. ‘nh, accad. anahu:

utannhu (produrre un suono cupo, doloroso, to produce sound’, ma anche levare la voce, esaltare, cantare): ebr. tana (to sing, to praise): cfr., accad. tanehu (voce dolorosa): cfr., sanscr. tanyati (tuona), che si ritenette contaminato con voci denotanti ‘émettre un bruit sourd, gémir’ (Ernout-Meillet); ‘tonitrus’, ‘tonitrua’ denota il rimbombo che sembra ripetere il suono: l’elemento ‘tru-‘ corrisponde al semitico: accadico taru (tornare, girare), ebr. ta’ar (to go around).1

to go around è ‘vado intorno a giro’ in eme gir.

La citazione richiama la posizione e lo stato di Didone, intorno all’altare scarmigliata; abbandonata da Enea, disposta al suicidio, invoca a gran voce gli dèi, la vergine effettiva triforme Di.ana, vel ‘dea (di) In-anna/In-ana’, la triplice e.ka.te, ‘connessione (te) dell’anima (ka) al cuore (e)’ –triplici perché portatrici di vita per la nascita, vita mortale, vita agli inferi, in Erebo, ere.bu, ‘conoscenza (bu) cielo (ub) del cammino (ere)’ e Kauz, ‘anima.fine’.

Da tutto ciò possiamo passare al zumero.

tun(2), tu10(-b), tu11 (-b)

to costrict; to defeat; to massacre; to break up, smash; to overwhelm (cf., dun).2

I commenti di Semerano che sottolineano il tonare degli dèi impongono di vedere la costrizione delle nubi in cielo provocata da Giove, Giunone, Eolo… ed il vento:

tumu, tum9, tu15 [IM]

wind; cardinal point, direction (ta, ‘from’, + mu2, ‘to blow’).3

Qua si può notare l’esatta identificazione del vento, tu15, e IM, insieme con la sua parola creativa mu, vista pedestremente solo come soffio.

tur5, dur11, tu, du2

n., newborn; weakness; sickness.

v., to be or become sick; to suffer (tur5-ra can be mistakenly read for kur9-ra, ‘to bring in’).

Adj., weak; sick; afflicted; incapacitated, referring to a worker.4

tu

to interfere (cf., tud and tur5) [TU archaic frequency].5

tu15

(cf., tumu –wind-).6

tu15…mer

to be windy (‘wind’ + ‘storm wind’).7

Carlo Forin

1 Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, dizionari, Firenze, Olschki, 1994: 591.

2 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 282.

3 Idem.

4 Idem.

5 Ivi: 277.

6 Ivi: 278.

7 Idem.


[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 219.

[2] Albero delle ulmacee con fusto liscio, fiori verdi in grappolo ascellare, corteccia grigiastra e rami molto flessibili e duri, Celtis australis.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 174.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 115.

[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 1.

[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 114.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 115-116.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 116.

[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 63.

[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.

[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 112.

[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 44.

[16] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 208.

[17] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.

[18] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.

[19] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.

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