ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 09 Agosto 2015 07:04

Il tuo pane, Signore, sostiene i poveri in cammino.

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Prima lettura: 1 Re 19, 4-8

Dal primo libro dei Re.
In quel tempo, Elia si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto il ginepro.
Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia!».
Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi.
Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino».
Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.

Salmo Responsoriale Dal salmo 33

Il tuo pane, Signore, sostiene i poveri in cammino.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.

Seconda lettura: Ef 4, 30 - 5, 2

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Vangelo: Gv 6, 41-51

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» .

09 agosto 2015 - La vita dell’Eterno

Doveva essere il miracolo della condivisione. La folla, invece, l’ha preso come il miracolo della moltiplicazione.
Il messaggio, forte, deciso, rivoluzionario, era: davanti alla fame di cibo, di pace, di giustizia, comincia col mettere in gioco tutto ciò che sei. Dio farà il resto.
La folla ha capito: ecco un Dio che fa al posto nostro.
Gesù fugge, scosso dalla evidente e insanabile incomprensione.
La folla lo raggiunge, infastidita dal suo atteggiamento snob: chi non vorrebbe essere proclamato re a furor di popolo?
E inizia il più lungo, complesso e impegnativo dialogo dell’intero Vangelo, in un crescendo di tensione e di malintesi che porterà Gesù ad una frattura insanabile perdendo, in poche battute, l’enorme popolarità che aveva raggiunto.

Primo round
Gesù pretende di essere l’unico in grado di saziare la nostra fame del cuore, fame che non può essere saziata dal “fare” ma dal “credere” che egli è l’inviato dal Padre. E ci invita a smettere di cercare Dio per averne un tornaconto. Di smettere di ridurre la fede ad una serie di pratiche. E di orientare il nostro desiderio, la nostra sete verso la vera pienezza.
E conclude: lui, Gesù, è l’unico a poter colmare i nostri cuori.
La folla, che finora ha accolto la tirata d’orecchi, resta spiazzata, così come i suoi famigliari nella sinagoga di Nazareth.
Lui, capace di riempire i nostri cuori? Il falegname di Nazareth? Il figlio del bravo Giuseppe? Questo è davvero Troppo!
Quante volte il nostro cammino di verità interiore non inizia nemmeno, ostacolato dalle mille obiezioni che poniamo, piene di buon senso e ipocrisia. Come può essere credibile la Chiesa? Come può pretendere, quell 217;uomo vissuto duemila anni fa, di essere la bussola che ci conduce a Dio? Come fidarsi delle religioni nel nome delle quali alcuni uccidono altri uomini?

Secondo round
La gente mormora, pone obiezioni, resta interdetta.
Gesù chiede di non mormorare ma di mettersi in discussione.
Succede così anche a me: tutte le volte che capita qualcosa che rischia di mettermi in discussione, cerco qualcuno che mi dia ragione, mormoro per confermare le mie obiezioni, esco rafforzato nella mia convinzione. Tutto, pur di non cambiare, di non ammettere di dovermi ancora convertire.
Gesù ha ragione: evitiamo la mormorazione, fidiamoci una volta tanto, smettiamola di comportarci come bambini obiettando a Dio che ciò che chiede è difficile, rischioso, inatteso.
Se Gesù ha ragione, questo è il punto, devo arrendermi all’evidenza: solo lui può colmare il mio cuore, solo lui e null’altro, e nient’altro…
Quindi è meglio che mi svegli e la smetta di raccogliere acqua in cisterne screpolate…

Gesù dice che possiamo andare a lui solo se attirati dal Padre.
È un’esperienza comune a molti: quando sentiamo esplodere in noi il desiderio di Assoluto e, dopo avere cercato l’origine di questo desiderio, ci apriamo alla meraviglia di Dio, ci rendiamo conto che è proprio lui, Dio, ad avere sedotto il nostro cuore, ad avere suscitato il desiderio di cercarlo.
Noi cerchiamo colui che ci cerca.

Da Gesù a Dio, da Dio a Gesù
Gesù è tranciante: nessuno ha visto Dio, solo lui.
Il Dio in cui credo è il Dio che Gesù ci ha raccontato?
O in me coltivo una vaga idea di Dio che non ho mai veramente verificato per pigrizia mentale?
Quante poco credenti sono i cristiani! Quanto convinti di sapere e di credere, senza mai verificare se la loro fede cattolica abbia o meno a che fare col Vangelo!
Gesù parla di Dio con verità perché egli è la presenza stessa di Dio, perché lui e il Padre sono una cosa sola! Ed è vero: seguendo le sue indicazioni giungiamo a scoprire il volto del Padre e il Padre ci rimanda a Cristo, svelandoci che egli è suo Figlio.
La fame infinita che portiamo nel cuore è colmata solo dal pane che è la presenza di Dio scoperta grazie a Gesù. E questa presenza ci rimanda a Gesù, abitato dal Padre.

La vita dell’Eterno
Gesù ci dice che chi crede ha la vita eterna.
La vita eterna è la vita dell’Eterno. Credere in Gesù rivelatore del Padre mi porta a sperimentare, a condividere in pienezza la vita stessa di Dio. Gesù specifica: chi crede ha la vita eterna, non avrà. La vita eterna, cioè, non è una specie di liquidazione che accumulo con i miei meriti e di cui potrò godere alla fine della mia vita. La vita eterna è già cominciata, credere significa acquisire uno sguardo nuovo su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia.
Gesù non vuole la nostra frustrazione, né ci impone una religiosità ombrosa o reazionaria. Gesù offre una vita diversa, vera, giusta, piena di bagliori di luce, solo bisogna fidarsi, far tacere le ultime mormorazioni e obiezioni e arrendersi.

Diventare persone nuove, come dice Paolo nella seconda lettura, persone che imitano Gesù, che scelgono radicalmente il dono di sé nell’equilibrio e nella gioia. In questo percorso da luce a luce Dio ci dona un cibo per sostenerci, un pane del cammino simile a quello di Elia, travolto dalla violenza nei suoi confronti, dalla rabbia della regina Gezabele, dalle sue scelte che ora sente sbagliate. Vuole morire, Elia, e Dio lo incoraggia e lo nutre: con quel pane attraverserà il deserto della vita per arrivare al monte di Dio, l’Oreb. Non gli evita la prova, lo sostiene per affrontarla.
L’eucarestia che celebriamo ogni domenica è questo pane del cammino che ci aiuta ad attraversare il deserto, che ci aiuta a superare lo scoraggiamento, che ci sazia il cuore.
Diventino incontro le nostre messe, diventino gioia e preghiera, diventino stazioni di servizio sulla strada verso il Regno, diventino veri momenti di incontro tra eternità, cioè pienezza, e il nos tro cammino di vita!

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