Riceviamo e pubblichiamo - Il Circolo Peppino Impastato di Rifondazione Comunista rileva le prime contraddizioni della giunta appena nominata. Un inizio difficile che non preannuncia novità positive...
Il modo in cui Melucci ha gestito la composizione della giunta sembra riproporre lo schema dell’“uomo solo al comando” che ha caratterizzato il decennio di Stefàno. Numerose sono le testimonianze di scontento provenienti dalla coalizione che lo ha sostenuto come candidato sindaco. Il nuovo primo cittadino sembra aver preferito, come fonte di legittimazione per le sue scelte, il rapporto politico stabilito con Michele Emiliano. L’adesione alla corrente del governatore e la nomina in giunta di personalità a lui molto vicine – su tutti, il vicesindaco Rocco De Franchi – segnalano la nascita di un asse Bari-Taranto.
A ben vedere quelle nomine, presentate ai cittadini come opzioni “tecniche”, si inseriscono nella più ampia spartizione di incarichi promossa da Emiliano nelle ultime settimane. Con il beneplacito di Melucci, anche l’amministrazione ionica è diventata una casella nel gioco che il governatore sta conducendo per consolidare il suo potere su scala regionale e rafforzare la propria posizione nel PD.
D’altra parte, la retorica della discontinuità sembra smentita dalla nomina della dott.ssa Anna Maria Franchitto. L’ex segretario generale, rimasta in carico per quasi tutto il decennio trascorso, rappresenta il massimo della continuità amministrativa rispetto all’esperienza di Stefàno. Melucci, dopo aver promesso un taglio netto col passato, pare così esprimere un giudizio sostanzialmente positivo sull’operato amministrativo degli ultimi anni.
L’atteggiamento di Melucci trova gioco facile nella debolezza della maggioranza – e del PD ionico, in particolare. Il gruppo che si presenta come dominante in Consiglio comunale – un terzo dei seggi, nonostante appena il 10% dei voti ottenuto alle elezioni – è tutt’altro che una forza compatta, con una direzione politica chiara. Attraversato da contese personalistiche, il PD locale si è presentato all’appuntamento con la composizione della squadra di governo con una classe dirigente inadeguata sul piano delle competenze e delle capacità politiche. Melucci sembra aver riconosciuto questo dato, lanciando una sfida aperta ai consiglieri democratici, sicuro che questi difficilmente vorranno assumersi la responsabilità della fine anticipata della sua amministrazione.
In queste circostanze però il governo della città rischia di ridursi a una “navigazione a vista”. Se sull’amministrazione Melucci grava l’ingombrante ipoteca delle ambizioni di Emiliano, e se il Consiglio – svuotato di poteri effettivi – diventa lo sfogatoio delle frustrazioni dei suoi membri, per Taranto si preannunciano anni difficili.
Un primo segnale in questa direzione è l’individuazione della “Zona economica speciale” (Zes), per la quale il governo regionale sembra intenzionato a proporre, assieme a quello di Taranto, i porti di Bari e di Brindisi. In questo modo le convenienze aggiuntive per lo scalo ionico verrebbero meno, e la Zes di Taranto praticamente non avrebbe senso. A fronte di questo rischio si constata il silenzio del sindaco e l’indifferenza di buona parte della sua maggioranza. Un atteggiamento che non lascia ben sperare, date le sfide che la città dovrà affrontare nei prossimi anni: dal risanamento della Città Vecchia alla riqualificazione dell’Arsenale, dalla cessione dell’Ilva alla bonifica del Mar Piccolo.
Per fronteggiare queste urgenze è necessario ricucire i fili di un’alternativa che comprenda le forze migliori della nostra comunità; un’“alleanza per Taranto” che sia in grado di lavorare autonomamente sui temi cruciali per il nostro futuro e confrontarsi autorevolmente con le istituzioni, avanzando critiche e proposte, costruendo mobilitazione e cultura civica.