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Venerdì, 04 Agosto 2017 00:00

Tranquilli, i robot di Facebook non stavano tramando contro gli umani

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Ad avvertire che uno sviluppo disordinato dell'intelligenza artificiale potrebbe avere conseguenze imprevedibili e funeste sono stati scienziati del calibro di Stephen Hawking. È però esagerato temere che Skynet, la rete di supercomputer che prende il controllo del pianeta nella saga di 'Terminator' sia già dietro l'angolo.

 È anche per questo genere di suggestioni distopiche che ha avuto tanta eco la notizia dei due bot sviluppati da Facebook, 'Bob' e 'Alice', che avevano iniziato a comunicare tra loro in una lingua sconosciuta ai ricercatori, tanto da costringere questi ultimi a interrompere l'esperimento. A leggere certi articoli, parrebbe che ai due bot fosse stata staccata la spina un secondo prima che finissero di elaborare un piano per la rivolta delle macchine. O, quantomeno, che nella diatriba tra Elon Musk e Mark Zuckerberg, accusato dal patron di Tesla di non comprendere in maniera adeguata le implicazioni dell'intelligenza artificiale, avesse ragione Musk. La realtà invece è più semplice e, per fortuna, meno inquietante.

Perché i robot si inventano un codice per comunicare tra loro

I due 'chatbot', spiega su The Independent l'ingegnere informatico Douglas Robertson, non stavano mettendo a punto sinistre strategie di conquista ma svolgendo semplicemente il compito che era stato assegnato loro dai ricercatori di Menlo Park: negoziare la divisione di alcuni oggetti (nello specifico libri, cappelli e palloni). Dal momento che lo scopo finale dell'esperimento è creare un'interfaccia che consenta il dialogo tra robot e umani, i due bot hanno inizialmente conversato con gli scienziati utilizzando la lingua inglese. "Give me one ball, and I'll give you the hats" il tono generale della conversazione.

Qualcosa è però cambiato quando i due 'chatbot', collegati da un circuito neurale, hanno iniziato a parlare tra loro, utilizzando un 'broken english' quasi incomprensibile:

Bob: I can i i everything else

Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to

Bob: you i everything else

Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me to meca

Questa la ragione dell'interruzione dell'esperimento. Il circuito neurale che collegava Bob e Alice non riusciva a farli interagire in una lingua comprensibile agli umani e l'esperimento doveva dunque dirsi fallito. Semplice anche la ragione che aveva portato i bot a elaborare il 'cybervernacolo': come è stato già osservato in passato, le intelligenze artificiali, poste in contatto tra loro, tendono sempre ad elaborare un loro codice, sulla base dei linguaggi già appresi, per poter comunicare nella maniera più efficiente e rapida possibile. Lo sfida, finora non vinta, di Facebook è dunque "costringerle" a dialogare in inglese corrente anche tra loro. 

Se la cosa continua a inquietarvi, sappiate che uno strumento basato su un circuito neurale che inventa un "interlingua" per mediare tra vari linguaggi esiste già, si trova sul vostro smartphone e probabilmente lo usate tutti i giorni. Si chiama Google Translate.

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