ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 05 Agosto 2017 05:18

"A casa loro" gli africani hanno cominciato ad aiutarsi da soli controllando le nascite

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Alcune settimane fa Emmanuel Macron era stato subissato di critiche sui social network per aver dichiarato che la sovrappopolazione è uno dei principali problemi dell'Africa.

"Quando ci sono Paesi che contano ancora 7 e 8 figli per donna, puoi decidere di spendere miliardi di euro e non raggiungerai la stabilizzazione" furono le parole del presidente francese. Parole che i politici africani sembrano condividere. Lo scorso 22 luglio, con una decisione senza precedenti, i parlamentari dei Paesi dell'area Ecowas (l'Africa subsahariana occidentale), riuniti a Ouagadougou, Burkina Faso, per una conferenza sul controllo delle nascite, hanno deciso di utilizzare il 5% delle risorse messe a bilancio per finanziare politiche che frenino la rapidissima crescita demografica di una delle aree più critiche del continente nero. Le masse di disperati che attraversano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore provengono infatti in larghissima parte da nazioni dell'area Ecowas, come Ghana, Gambia, Costa d'Avorio, Mali, Nigeria e Senegal.

Obiettivo tre figli per donna

Le statistiche dell'Onu parlano chiaro: ai ritmi attuali entro il 2050 la popolazione africana sarà raddoppiata, passando da 1,26 miliardi a 2,53 miliardi di persone. Numeri che, insieme ai cambiamenti climatici in corso, sono destinati a far aumentare ulteriormente la pressione migratoria verso l'Europa. "Se ci sono milioni di persone mantenute in più rispetto a quelle che lavorano, è evidente che, per quanto alto possa crescere il nostro Pil, non ridurremo la povertà", ha dichiarato, secondo quanto riporta Quartz, Ousseni Tamboura, vicepresidente del Parlamento del Burkina Faso. L'obiettivo dell'Ecowas è assai ambizioso: portare entro il 2030 il tasso di nascita medio dagli attuali 5,6 figli per donna a 3 figli per donna.

Tra i principali ostacoli c'è la religione

Gli stanziamenti dei governi si aggiungerebbero alle risorse messe a disposizione da programmi di sviluppo come Family Planning 2020, lanciato nel 2013 dal governo inglese, con una dotazione di 2,5 miliardi di dollari. Non è dunque la carenza di fondi il problema principale, bensì l'ostilità delle due religioni maggioritarie in Africa, cristianesimo e islam, nei confronti della contraccezione.

"Credo sia nobile voler controllare le nascite ma non è un obiettivo semplice da raggiungere, soprattutto se si ha di fronte una cultura di scarsa educazione, povertà e patriarcato dove l'accesso al controllo delle nascite è una questione religiosa", spiega Olufunke Baruwa, amministratore delegato del Nigerian Women's Trust Fund, un'organizzazione per i diritti delle donne, "la pressione religiosa, sia da parte degli imam che dei preti, ha reso l'aborto e il controllo delle nascite controversi e talvolta illegali. Perfino l'accesso ai preservativi è limitato in comunità simili". 

La sovrappopolazione causà povertà? È vero anche il contrario

Sarebbe però assai riduttivo ritenere questo l'unico principale problema. Come avveniva anche in Europa in tempi nemmeno troppo remoti, in società piagate da indigenza e arretratezza le famiglie sono numerose perché non tutti i bambini sono destinati a diventare adulti. "Tassi di fertilità elevati derivano dalla mancanza di sviluppo, in particolare l'insufficiente accesso alla sanità di madri e bambini", spiega Calestous Juma dell'università di Harvard, "una famiglia può scegliere di limitare le sue dimensioni se può garantire la sopravvivenza dei bambini grazie alle cure mediche. L'alternativa è avere più bambini nella speranza che alcuni di loro sopravvivano". Al contrario, le famiglie più agiate possono permettersi di fare meno figli. "Molte donne istruite, che fanno parte dell'elite, non hanno più di tre figli", chiosa Baruwa.(agi)

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