ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Giovedì, 10 Agosto 2017 10:43

Taranto - Il Treno di Falanthra è partito, siamo alla quarta replica

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Il treno è partito, nel senso, come dice Fanelli, che ha curato la regia di questi adulti-autori in cerca di personaggi, per parafrasare al contrario il titolo del celebre racconto di Pirandello, “siamo alla quarta replica in un mese”.

Gli attori hanno scritto il loro pezzo o adattato un pezzo alla propria esperienza. L’idea di chiudere la rappresentazione con un treno che si blocca all’improvviso, vede sei viaggiatori in preda all’ansia da fermata. Come quando ci ferma davanti allo specchio della vita. L’idea del viaggio è tipica della letteratura, al di là del capolavoro di Conrad con la sua “Linea d’ombra”, ci piace di più quel viaggio impossibile di Italo Calvino nel “se una notte di inverno un viaggiatore” dove lo scrittore, di fronte alle storie che improvvisamente si interrompono invita il lettore, per il piacere di leggere e di scrivere a scegliere più scenari del viaggio che lui stesso propone al lettore inconsapevole.  

Questo dotto riferimento per parlare dello spettacolo visto per la terza volta dove i sei viaggiatori a turno parlano come davanti al finestrino aperto nel corridoio del treno ad un immaginario pubblico. Sono storie diverse, Irma Albano, quasi dialoga con un treno che in gioventù gli portò via un grande amore; Dora Guido interpreta bene una quasi ottantenne, forse in pensione sociale che si riappropria della vita rifiutando le convezioni stereotipe sull'anziana; Rosa Carrassi mostra cosa significhi per una donna sola innamorata dell’amore lasciarsi abbindolare da un amore impossibile lontano.  Silvana Tarantini è una donna anziana in preda ai ricordi, il treno rappresenta la gioventù spensierata dell’università, ma ancora oggi la voglia di amicizia. Franco Martellotta è l’unico che parla del lavoro, dell’agricoltore.

E anche l’unico viaggiatore che non si preoccupa del fatto che il treno si sia fermato in piena campagna, del resto da buon contadino dal cervello fino è il solo a sapere il vero motivo della fermata. Chiude la serie Daniela Lelli con il suo monologo sulla vita, il viaggio dalla e con la sofferenza, il ritorno all'amore di un tempo. Il raccordo tra i sei racconti è mantenuto da Cesare Natale l’unico viaggiatore in corridoio che non ha trovato posto a sedere che fa il pettegolo su quello che avviene nel treno.

Questo è lo spettacolo, 50 minuti di belle storie, di armonia, di ricerca della bellezza. Si potrebbe migliorare la scenografia, magari in teatro e inserire coreografie gestuali tra una storia e l’altra. Perché uno spettacolo può sempre crescere e arricchirsi.  Avevamo detto buona la prima. Ora magari diciamo buone le repliche.(rdg)

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