ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 13 Agosto 2017 00:00

Timor di Dio

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Mosè parlò al popolo dicendo: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. 
Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; 


li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. 
Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi 
e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. 
Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti; quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate, 
alle case piene di ogni bene che tu non hai riempite, alle cisterne scavate ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, 
guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile. 
Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome."

Salmi 18(17),2-3a.3bc-4.47.51ab. 
Ti amo, Signore, mia forza, 
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; 
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.

Invoco il Signore, degno di lode, 
e sarò salvato dai miei nemici. 
Viva il Signore e benedetta la mia rupe, 
sia esaltato il Dio della mia salvezza.

Egli concede al suo re grandi vittorie, 
si mostra fedele al suo consacrato,

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,14-20. 
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo 
che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; 
l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». 
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». 
E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. 
Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 
Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile»
Io chiedo perdono a Dio dell’imprecisione nel titolo Syyon : la grafia corretta è Sjjon vel Syon. Ovvero: jj è la doppia consonante che sta per l’unica vocale y. Il mio sacerdote conoscitore dell’ebraico mi ha dato lo spunto ieri mattina ed io ho inserito l’informazione nel tetragramma SYON.
La mia ricerca ha trovato un punto fermo! Credo che il tetragramma SYON abbia la stessa potenza del tetragramma che si suole rendere con Jahweh. Qui, io oserei trascrivere Jahweh. Ovvero, la acca sottolineata è l’elemento doppio che connette con hubur da dentro uruburu, vel oroboro. Oso ma non suppongo di sapere; come vi ho già palesato, non conosco l’ebraico.
La fede è tutto ciò che serve per legare a Dio. 
Vi invito a superare la confidenza latina, fide. Certo, se devo attraversare un ponte sconnesso sopra un orrido la fide è indispensabile per non barcollare e precipitare. Se dispongo addirittura di hi.de, ‘fusionehi (con) Diode’ allora cammino tranquillo, non tentenno, so di stare sul sicuro.
Avere fede pari ad un granellino di senapa fa spostare i monti. Io ti ringrazio, o Dio, di aver vinto su di me in questi venticinque anni di ricerca monotematica su Antares, che oggi scrivo Anthares: ero agnostico a 45 anni. Credo da 15. Il lettore potrebbe dire: hai speso più di un terzo della tua vita solo per aggiungere una acca sottolineata? Sì ed è tutto quel che conta!: la connessione con l’altro mondo, hubur,
in egizio: ANKH! Zumero: ankh = cieloan terraki connessioneh.
Dietro Anthares c’è Anath + Ares! 
Le guerra di Troia si combattè per il controllo del mare. Teologicamente, la guerra di Troia si combattè dai Troiani contro i Micenei per sostenere la coppia di Anath la dea vergine ugaritica promessa di tanti figli e di Ares il dio della guerra rimasto in Tracia contro Athena la vergine a vita, protettrice di arti, cultura e navigazione. Si chiamò Meonia, secondo Leopardi, la terra in cui si combattè: me.un.ia, terraia (della) -parola creatrice-me (di) nu, ovvero dell’Uno-.
Ringrazio Elémire Zolla per gli Archetipi. Ho qua davanti il suo Che cos’è la tradizione.
Dal suo ragionamento sui tipi ideali che conformano la nostra mente ho dedotto che la mente antica a.C. era permeata dall’archetipo DA DUE UNO. Ovvero, per stare a noi in ebraico: jj
à y. La nostra è y che ci può far capire jj. Per stare in zumero: me.mu = memo latina. 
Memoria = memoria = me.mu.ri.a, ‘semea (nel) camminori (della) parola creativame/mu’. 
La parola timor it., tìmor lat. è ti.mur zumera: ‘vitati (della) parola attivamur’.
E’ evidente: questo tipo di timore libera il pensiero e l’azione. È come una confessione agli altri uomini, un riconoscimento della propria pochezza che ognuno saprà condividere. Riconoscersi limitati spinge a cercare di superare il limite. Questo licet, è lecito. Ma il limite assoluto c’è in Dio.
Colui che è, AMU in zumero, ci ama. La Misericordia, cioè Gesù, ce l’ha provato.
Adesso, siamo liberi di credere e di non credere.
Io temo di finir nella Geenna se sarò lasciato solo in tentazione. Gesù non è distratto. Me lo prova con GESH.UB zumero. Ma, io, di quante distrazioni sarò capace ancòra?
Voglio ricordarvi il senso pulito di Geenna: ‘io sono destinato a ciò che decide il Signore’. Sono suo schiavo maschio, arad, urdu.
Ge
(Emesal reading of the verb me, to be) .
Ge26, ge2
I, me; myself, cf., ga2-e .
en-na (…-a)
until; as long as…; as many as …; everywhere (‘time’, enigmatic backround’ [no!: Signore della Città = En: finchè il Signore della Città ti lascerà vivere = destino] + nominative .

‘Io sono, ge, destinato, -na, al Signore della città, En, che può disporre della vita ’.
Dunque, l’ebraico Geénna conserva zum. geenna ‘il mio destino sarebbe là’.

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