ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 25 Agosto 2017 00:00

Taranto - Bloccato il profilo fb di Luigi Pignatelli

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Riceviamo e pubblichiamo. Facebook è ancora (supponendo che lo sia stato in passato) veicolo di libertà di pensiero? «Le più profonde conoscenze avvengono a smartphone spenti.»

«È stato un piacere condividere questo paio di mesi con voi. Sono cresciuto davvero tanto. Non me lo aspettavo. Ho condiviso più cose con voi che con molti dei miei amici e con molte delle persone a me più care. E non scherzo, perché mi sento al sicuro. Sono le parole di uno de #GliAsterischi, gruppo nato in seno alla sezione estiva di #Mimesi, ciclo di seminari di scrittura e #Teatro promossi da #HermesAcademy e #Arcigay #Taranto. #adoroilmiolavoro #culturadelledifferenze #commozionetime»

Questo post, pubblicato alle 23:07 del 22 agosto, è l’ultimo condiviso dalla pagina fb dell’attore, poeta e formatore Luigi Pignatelli prima del blocco improvviso operato dall’amministrazione del social, dovuto all’ennesima segnalazione di contenuti “non consentiti” (in quest’ultimo caso, una foto in costume da bagno).

Nella notifica questi elementi (prontamente eliminati) vengono definiti “descrizioni di atti sessuali” e “immagini di nudo”. Pignatelli, che in passato ha sì posato senza veli per diversi fotografi e fotografe, è da qualche settimana impegnato nella campagna di sensibilizzazione contro le demonizzazione dei corpi, indicizzata con l’hashtag #FeliceRisveglio, ma su fb e instagram ha pubblicato sempre e solo foto in cui le parti intime erano ben coperte (da slip, boxer, lenzuola, piatti colmi di cibo o libri).

Il 21 agosto Pignatelli, sul proprio diario virtuale, aveva scelto di condividere il raggiungimento di una condizione emotiva assai positiva, anche in virtù del ritrovato equilibrio con il proprio corpo.

«Ci sono occhi color tramonto che mi scrutano dai primi giorni d’estate. Ci sono mani scure che si intrecciano alle mie ogni mattina da metà luglio [qui fa riferimento alle attività di formazione con migranti che svolge in centri di prima e seconda accoglienza, ndr]. Ci sono legni e chianche che percorro a piedi nudi quest’anno più che in passato [performance in teatro e iniziative in piazza in giro per la provincia, ndr]. Ci sono lembi di pelle che non ho più paura di mostrare e parole che canto a gran voce. Sono felice. Sì, sono felice.»

Il blocco prevede l’impossibilità di condividere stati, video, immagini e link di qualsiasi natura sulla propria bacheca, su quella di contatti, gruppi o pagine (neppure di quelle di cui è amministratore), inviare messaggi e richieste di amicizia, cliccare like o indicare altre reazioni: viene negata la possibilità di interagire.

Facebook esamina, ed eventualmente elimina, ciò che viene segnalato dagli/dalle/da* utenti. Maggiore è il numero di segnalazioni, più è probabile che quel determinato elemento venga eliminato (automaticamente e senza alcun tipo di indagine). Pignatelli è da anni oggetto di una campagna diffamatoria, studiata a tavolino da chi da sempre cerca in tutti i modi di fargli terra bruciata attorno e di stroncargli la carriera. E non è un segreto che questo sporco lavoro, messo a punto da abili strateghi/e/*, stia dando i suoi frutti, giacché il poeta e attore tarantino, dopo i grandi successi di pubblico e critica riscossi tra i 17 e i 25 anni, da tempo non riesce più a mantenersi mediante l’arte. Nonostante il talento e la professionalità che nessuno/a/* ha mai messo in discussione, in pochissimi lo coinvolgono in progetti artistici retribuiti, mentre il resto dichiara che l’immagine di Luigi sia sovraesposta e troppo legata alle tematiche LGBTIQ. Tra le varie vicende di cronaca che lo hanno visto protagonista, ricordiamo che una delle aggressioni subite da Pignatelli, quella all’ingresso del Cantiere Maggese risalente al febbraio del 2015, fu mossa dalla convinzione che l’artista, in quanto omosessuale, fosse un pedofilo. Nonostante, con la campagna di sensibilizzazione operata da Hermes Academy e Arcigay in piazze e scuole dell’intera provincia, questo stereotipo (omosessuale = pedofilo) sia stato quasi del tutto debellato, non è stato facile liberarsi da questa nomea. Per anni Pignatelli si è visto negare attività (persino a titolo gratuito) con bambini e adolescenti e tutto quel che ha fatto in quel periodo è stato organizzato con le associazioni Hermes Academy e Arcigay, i cui direttivi mai hanno dubitato della sua trasparenza ed onestà. Da un mese e mezzo è tornato a rivestire il ruolo di educatore per minori, all’interno di progetti promossi dall’Associazione Salam e l’Istituto Maria Ausiliatrice di Martina Franca (TA).

Discriminazioni sul lavoro, censure e blocchi sui social sono storia quotidiana per moltissimi/e/* altri/e/* artisti/e/* e militanti. Tra questi/e/* citiamo la conterranea Nina Della Torre, fotomodella di nudo artistico, nonché sensibilissima attivista a favore della diffusione della cultura delle differenze.

Ma come funzionano la rimozione di contenuti e i blocchi su facebook? Per chiarire questo meccanismo, condividiamo la riflessione dell’amico Davide Giorgi, militante LGBTIQ, anch’egli protagonista (suo malgrado) di continue censure.

«In questi giorni di esilio forzato, ho pensato varie volte di gettare la spugna. “Chi me lo fa fare?”. D’altronde, sono abbastanza “anziano” da essere cresciuto nell’era pre-social network. Posso tranquillamente vivere senza. Cancellarmi. Interrompere la mia “presenza” costante sotto forma di pixel. Poi, però, ho pensato che non sarebbe giusto per le tante persone che mi seguono. Certo, con un po’ di cinismo, posso dire con certezza che se ne farebbero una ragione: il mondo può andare avanti senza di me. Verrò dimenticato come una virgola nelle pieghe del tempo cyberspaziale. Così come si dimenticano quei miei (pochi) post, e azioni dirette, che hanno lasciato un segno. Non voglio ricordarveli per vanagloria. Perché io non sono «l’allodola [che] si loda non s’imbroda che la coda», per dirla con una filastrocca di Toti Scialoja. Dove tutto si dimentica velocemente, io sono utile come un naso su un ginocchio. L’onestà intellettuale, e lei-non-sa-chi-sono-io, non possono avere un valore pregresso o essere usati come giustificazione. Ieri e oggi non ci sono più, ma domani domani domani. Al massimo rimane il “brand”, ed essendo io un comunicatore migliore di tanti altri, non è poco (e sì, di questo consentitemi di vantarmi). Eppure, nella mia effimera presenza, nelle mie rozze analisi politiche (spesso esatte se non preveggenti), nel mio approccio urticante, nella mia difesa della Libertà di Pensiero, continua a esserci un bisogno. Il bisogno che io ci sia, nonostante i continui blocchi di Facebook. Nonostante le continue segnalazioni che tentano di silenziarmi, e che in questo modo riescono ad azzoppare il mio nutrito seguito (che non ho mai cercato, ma è venuto da sé). Nonostante io sia costretto, per questo motivo, ad avere un ennesimo profilo temporaneo, e ad applicare una tristissima autocensura sulle parole pericolose. Lo dirò chiaramente: Facebook è diventato lo strumento del peggior squadrismo fascista. Funziona così: se molti segnalano un vostro qualsiasi post, anche uno come «Evviva gli Orsetti del Cuore!», Facebook vi bloccherà automaticamente. Senza tenere conto del contesto, senza sapere chi voi siate. Attualmente, io sono nuovamente bloccato per “discriminazione sessuale”, ossia omofobia. Sullo stesso piano di un Adinolfi qualsiasi. Il fatto che io sia dichiaratamente gay, e uno strenuo difensore delle libertà civili, per Facebook non conta: ma il dissenso popolare sì. Questo accade perché molte persone mi odiano, e io me ne faccio una ragione (d’altro canto, questi minus habens non sanno la pubblicità gratuita che mi stanno facendo, e io voglio usarla per una giusta causa). Se pensate che questo enorme problema, questa gigantesca falla nel sistema-Facebook, non riguardi anche tutti voi, vi sbagliate. Così come me, e tanti altri come me, potreste essere segnalati e bloccati solo perché state antipatici o subite l’invidia di quattro esserini. Può succedere a ognuno di voi. Un esempio recente. Massimo Biancalani, parroco di Pistoia (non un terrorista o un pericoloso sovversivo), ha pubblicato una foto di alcuni ragazzi di colore che ha portato in piscina. Matteo Salvini ha ripubblicato la foto, facendo indignare la sua base razzista. Il risultato è che Massimo Biancalani è stato bloccato da Facebook per una foto di alcuni ragazzi che si divertivano in una piscina. Sebbene quello che è successo al signor Biancalani sia, per ovvie ragioni, molto più grave di quanto successo a me, il principio è lo stesso. Il puritanesimo di Facebook, e i suoi blocchi preventivi senza l’ausilio di un personale umano che controlli, comunichi con te ed eventualmente corregga l’errore, diventa uno strumento di bullismo e discriminazione. Io ho le ossa forti, quindi sopravvivrò. Ma immaginate se lo stesso fatto accadesse al vostro fratellino quindicenne, o a chiunque altro non abbastanza forte da poter reggere un esilio forzato, da subire l’odio altrui. È inutile dire cosa potrebbe accadere, o cosa, magari è già accaduto. Cari segnalatori, caro Facebook, la responsabilità è la vostra: l’assassinio del Libero Pensiero, la propagazione di bullismo, razzismo, violenza, suicidi. Io persisto, perché non credo sia una mia personale battaglia contro i mulini a vento. Su ogni carne consentita. Sulla fronte dei miei amici. Su ogni mano che si tende. Scrivo il tuo nome: Libertà.»

Ma come starà vivendo Pignatelli questa impossibilità di comunicare mediante facebook? Troviamo la risposta nella didascalia di una foto postata domenica sera, che lo ritrae in carrozza a pochi centimetri dalla propria fidata bici, di ritorno da una attività in provincia.

«Il treno è partito con due ore di ritardo, ma io sono felice, perché ho conosciuto una simpaticissima signora che lavora a pochi metri dai binari. “Posso chiedere una cortesia? Avrei bisogno di caricare lo smartphone.” “Tu sei Luigi Pignatelli?” E abbiamo chiacchierato per l’intera serata. Lei mi ha aperto il suo cuore ed io le ho aperto il mio. Le più profonde conoscenze avvengono a smartphone spenti. PS Ora Tania [è questo il nome della signora, ndr] non è più per me solo la cugina italiana di Barbie con orribili gambe di peluche che si piegano nel cubo. #girovagando #girovandando #unavitasudueruote #trenitalia»

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Read 2043 times Last modified on Giovedì, 24 Agosto 2017 16:23

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