ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 25 Agosto 2017 07:26

Sullo sgombero di Piazza Indipendenza intervento di Luigi Pignatelli dell’Arcigay

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente comunicato stampa pervenuto da Luigi Pignatelli in nome e per conto della Hermes Academy Onlus e l’Associazione Strambopoli, braccio operativo Arcigay nella provincia di Taranto

 

Pignatelli chiede le dimissioni di chi ha ordinato l’azione violentissima e di Don Luigi Larizza. Se quest’ultimo non sarà deposto, verranno adite vie legali contro di lui e contro l’arcivescovo, che ancora gli permette di diffondere odio e terrore del diverso.

«Nessuno lascia la casa, a meno che la casa non sia la bocca di uno squalo. Scappi al confine solo quando vedi tutti gli altri scappare; i tuoi vicini corrono più veloci di te; il fiato insanguinato in gola; il ragazzo con cui sei andata a scuola, che ti baciava follemente dietro la fabbrica di lattine, tiene in mano una pistola più grande del suo corpo. Lasci la casa solo quando la casa non ti lascia più stare.

Nessuno lascia la casa, a meno che la casa non ti cacci fuoco sotto i piedi, sangue caldo in pancia; qualcosa che non avresti mai pensato di fare, finché la falce non ti ha segnato il collo di minacce. E anche allora continui a mormorare l’inno nazionale, sotto il respiro, a mezza bocca. Solo quando hai strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto, singhiozzando a ogni boccone di carta, ti sei resa conto che non saresti più tornata.

Devi capire che nessuno mette i figli su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura della terra; nessuno si brucia i palmi sotto i treni, sotto le carrozze, nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion, nutrendosi di carta di giornale, a meno che le miglia percorse non siano più di un semplice viaggio.

Nessuno striscia sotto i reticolati, nessuno vuole essere picchiato, compatito, nessuno sceglie campi di rifugiati o perquisizioni a nudo che ti lasciano il corpo dolorante, né la prigione, perché la prigione è più sicura di una città che brucia e un secondino
nella notte è meglio di un camion pieno di uomini che assomigliano a tuo padre.

Nessuno ce la può fare, nessuno può sopportarlo, nessuna pelle può essere tanto resistente.

Andatevene a casa, neri, rifugiati, sporchi immigrati! Richiedenti asilo che prosciugano il nostro paese; negri con le mani tese e odori sconosciuti, selvaggi. Hanno distrutto il loro paese e ora vogliono distruggere il nostro.

Come fate a scrollarvi di dosso le parole, gli sguardi malevoli? Forse perché il colpo è meno forte di un arto strappato o le parole sono meno dure di quattordici uomini
tra le cosce. Perché gli insulti sono più facili da mandare giù delle macerie, delle ossa, del corpo di tuo figlio fatto a pezzi.

Voglio tornare a casa, ma casa mia è la bocca di uno squalo, casa mia è la canna di un fucile e nessuno lascerebbe la casa, a meno che non sia la casa a spingerti verso il mare, a meno che non sia la casa a dirti di affrettare il passo, lasciarti dietro i vestiti, strisciare nel deserto, attraversare gli oceani.

Annega! Salvati! Fai la fame! Chiedi l’elemosina! Dimentica l’orgoglio! È più importante che tu sopravviva.

Nessuno se ne va via da casa, finché la casa è una voce soffocante che gli mormora all’orecchio: “Vattene! Scappa lontano, adesso!”

Non so più quello che sono. So solo che qualsiasi altro posto è più sicuro di qua.»

Casa di Warsan Shire (traduzione di Paola Splendore)

Lo sgombero di Piazza Indipendenza a Roma è una delle pagine più vergognose della cronaca italiana contemporanea, in cui le forze dell’ordine della capitale hanno riproposto la medesima violenza mossa sui/sulle/su* manifestanti del Gay Pride di Istanbul lo scorso 25 giugno.

«Dimissioni immediate di chi ha dato mandato a quei mercenari di usare gli idranti, caricare e minacciare i migranti. Sì, mercenari! Tale è chi esegue un ordine così vile per portare la pagnotta a casa.» Lo scrive sulla propria pagina fb Luigi Pignatelli, attore, poeta e militante LGBTIQ, fondatore e presidente della Hermes Academy Onlus e dell’Associazione Strambopoli, braccio operativo Arcigay nella provincia di Taranto, coordinatore regionale dell’Associazione Diritti e Libertà, educatore in scuole di ogni ordine e grado e in Centri di Prima e Seconda Accoglienza.

Sull’episodio si sono espressi anche Don Luigi Larizza ed i suoi estimatori. Sulla pagina fb del sacerdote leggiamo: «Preferisco essere chiamato fascista, ma non essere un cretino che definisce questi atti vandalici, gesti della nuova civiltà.» In verità, il senso della dichiarazione non è ben chiaro, dato l’errato utilizzo della punteggiatura. Massimo Martinelli, suo compagno di bev… di vedute (che utilizza il medesimo insufficiente livello di italiano), ci aiuta a comprendere il comune punto di vista: «Fino a quanto [sì, ha scritto quanto, ndr] si comportano bene sono bene accetti. Ma se sono venuti a cambiare le nostre tradizioni e, il nostro Credo. Datele di Santa ragione.» Non si tratta della prima apologia della violenza operata dal parroco della Chiesa del Sacro Cuore e dai suoi seguaci.

A tal proposito Pignatelli aggiunge: «Invitiamo Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Taranto Filippo Santoro a deporre Don Luigi Larizza. Non possiamo restare a braccia conserte di fronte all’opera di educazione all’odio e alla violenza (che educazione ovviamente non è), perpetuata in un contesto (quello della parrocchia e quello della piazza virtuale) in cui persone di ogni età credono di nutrire il proprio spirito, indirizzandolo verso il comune senso del lemma “bene”, e si ritrovano, al contrario, ad ascoltare e leggere quotidianamente messaggi che di positivo, educativo e, soprattutto, di umano conservano ben poco se non proprio nulla. Nutro la speranza che Sua Eccellenza l’Arcivescovo risolva al più presto questa incresciosa faccenda. Non sono cattolico, ma ho fiducia in lui. Ci conoscemmo quando militavo del MoICa tra il 2011 e il 2012 e con lui condividemmo il palco in Piazza Castello nell’ottobre del 2013, in occasione della manifestazione organizzata per commemorare le vittime della tragedia di Lampedusa. Taranto sa accogliere, ascoltare e celebrare le differenze. Don Luigi Larizza è una persona pericolosa, non tanto per il proprio pensiero (sacrosanto, in quanto personale, e condivisibile o meno) e per la scorretta forma lessicale mediante la quale lo esprime, quanto per il ruolo di educatore e guida spirituale che ricopre (con quale preparazione mi chiedo). Le sue parole plagiano i/le/* più deboli, arruolano, per questa guerra tra poveri di cui si è eletto generale, gli strati sociali meno culturalmente preparati della comunità locale, che nella figura del parroco individuano un patriarca senza macchia e senza paura, un profeta che parla in nome di Dio. Inutile ricordare che Dio, qualunque sia il nome che vogliamo dargli, ama, è misericordioso e ci invita a vestire chi è nudo, a dare da mangiare agli affamati, ad accogliere chi non ha una casa. Azioni, quelle testé elencate, che le sacre scritture descrivono per bocca di Gesù di Nazareth e che Don Gigi mette in pratica, ma solo con gli italiani, per lo più tarantini; forse, per lui, il resto dell’umanità è composta da barbari incivili che non meritano di essere ascoltati, abbracciati, amati. Potremmo aprire un capitolo infinito su machismo, sessismo, tante altre forme di discriminazione perpetuate dall’uomo in tonaca, la sua mancata preparazione sui temi LGBTIQ e sulla cultura delle differenze, ma già in passato abbiamo espresso il nostro dissenso in merito all’opera deplorevole di Don Luigi Larizza (http://hermesacademy.blogspot.it/2017/08/arcigay-sulle-dichiarazioni-xenofobe-di.html).

Qualora Sua Eccellenza non volesse accogliere la nostra richiesta, la Hermes Academy Onlus e l’Associazione Strambopoli, braccio operativo Arcigay nella provincia di Taranto, assieme alle altre realtà che si occupano di diritti civili e formazione di giovani e meno giovani, adiranno vie legali contro la propaganda dell’esponente del clero e contro chi gli consente di plagiare le menti dei più, ovvero Sua Eccellenza in persona.»

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