ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 03 Settembre 2017 08:20

Taranto – Rai1 3X8 Cambio turno, non è piaciuto a tutti, ma non poteva dire di più

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Forse l’acciaio finirà. Come sentenzia Beppe Grillo che a Taranto, in campagna elettorale per le amministrative passate, ha parlato delle tecnologie dei materiali che evolvono in mille direzioni. Ma è futuro troppo lontano, forse.

 Ho detto nel titolo che non si poteva fare di più perché ha ragione Ferrari, il direttore di Taranto BuonaSera, che conosco come giornalista pacato e serio, e lo scrive anche nel suo editoriale del giorno dopo, che è davvero ora di finirla di criminalizzare i lavoratori per la fabbrica inquinante.

Il doc film trasmesso il 30 agosto u.s in un’ora mette in risalto quella parte del lavoro che è stata sempre negata. Lo è stato da sempre, anche negli spot dell’Italsider di Stato e di 40 anni fa come denunciai in un articolo del 1978 sul Discopolo (una rivista Arci Uisp di quegli anni) col titolo “Quell’omino in tuta laggiù”, perchè lì non c’erano gli operai nelle immagini, ma solo il ciclo dell’acciaio. Ciclo che anche nel video della Rai è ben rappresentato, ma stavolta e finalmente con gli addetti al lavoro che presentano il loro stare nell’azienda e nella vita familiare.

Dire, come è stato detto che si tratti di finzione, o di falsa informazione, è davvero fuorviante. Perché la realtà c’è, e giornalisticamente parlando, è cronaca e non fiction. Siamo in una società dove si pensa che la vera informazione sia quella disinformata, oppure si dà per vero quello che altri non dicono, e vivaddio proprio perché non è scritto da nessuna parte deve essere per forza vero: paradosso delle fake news.

Eppure vedendo il film c’è tutto, o quasi. C’è l’ex ingegnere De Marzo, che pure ha conosciuto le marce di Altamarea che ha citato Marescotti di peacelink e parlava del famigerato benzopirene e del fatto che questa azienda fin dall’inizio è stata colpevole di aver eretto il muro di cinta a due passi della città e non a cinque chilometri.

Una sorta di Felix culpa, come ne parla in un capitolo di Pane al Veleno  Ciro Petrarulo, un altro giornalista scomparso da due anni e che nel video poteva ben esserci, essendo stato la comunicazione Italsider e Ilva per 33 anni. Ma ce lo rimettiamo noi parlandone.

Chi nella rete attacca la Rai per questo video, sicuramente parte dalla cosa che Petrarulo mette nel libro, ovvero che questo pane intriso al veleno è indigesto e fatale. Eppure nel documentario viene fuori chiaramente che il patto sociale dell’Azienda di Stato viene meno coll'avvento del privato e soprattutto negli ultimi decenni, e questo racconto è fatto da giornalisti, della Gazzetta, del Corriere del Giorno e del Quotidiano e Taranto BuonaSera.

Anche se lo scrivente ritiene che il patto sociale si rompa già con il raddoppio nel ’73, vent’anni prima della vendita al privato. Anche questo è raccontato da Ciro Petrarulo. Tuttavia che il modello industriale sia in crisi lo si dice anche dentro la fabbrica presentata nel documentario di Mellone e Raschillà, dove un lavoratore parla di una produzione che vivacchia sulla sopravvivenza. La dimensione sociale del danno la evidenzia bene il prete della Parrocchia di Gesù divin lavoratore, Nicola Preziuso (pastorale del lavoro) che da volontario entra in fabbrica per portare conforto e che parla di una presenza di fedeli dimezzati (da 8 mila a 4 mila e cinquecento persone) per le morti, mamme che non possono allattare, le donne sterili e morti per tumore.

Questo è quanto, a grandi linee, gridare allo scandalo per questo video è davvero fuori luogo. Non poteva dire di più dato il target editoriale e comunque il quadro fumé viene fuori anche dalle cose che dice lo scrittore tarantino Argentina che descrive questo fealing che la città perde nel tempo e ripropone un futuro diverso.

Il libro Pane e Veleno già citato potrebbe rappresentare una sorta di altra faccia della medaglia. Per esempio quando si parla di tubi ad altissima tecnologia Petrarulo in un capitolo si domanda perché non negli acquedotti colabrodo italiani. E tanto ancora. Ecco l’operazione “verità” che molti nella rete invocano potrebbe essere sul serio completata col libro di Ciro Petrarulo, che in sua memoria e per la nostra cultura abbiamo rimesso in circolazione come ebook e presto disponibile anche nella forma cartacea o come dice Amazon copertina flessibile.

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