ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 23 Settembre 2017 00:00

Fuori e dentro le Vele di Scampia

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Scampia è per antonomasia il quartiere napoletano del degrado, in cui la Camorra tiene saldi i fili di tutte le cose.

 

Eppure, quando si marchiano a fuoco vivo luoghi e persone con la forza-peso di stereotipi e pregiudizi, spesso l’errore principia già nelle stesse premesse di assiomi che, per loro stessa definizione, inevitabilmente collidono con la natura umana. Oggi so che Scampia non è il cumulo di macerie di un fallimento umano e sociale e che tutti i suoi punti non convergono nei racconti unidirezionali che da sempre siamo abituati ad ascoltare. scampiaQuando ho letto per la prima volta il libro di Vincenzo Monfregola, “Nelle navi di cemento e amianto”, probabilmente grazie al gioco delle libere associazioni delle idee che fa la nostra mente, ho pensato alle parole del filosofo Anassagora, rinvenute in un frammento: “L’uomo è intelligente perché ha le mani”. Ho collegato in automatico queste parole alla tenacia di tutte le persone che, come l’autore di questo libro fa in prima persona, non si arrendono ad un destino che si aggrappa per sopravvivenza ai margini settentrionali di Napoli, ma costantemente cercano il centro e la speranza. Le mani sono per l’uomo lo strumento di cui si serve la ragione per resistere ed insistere a tenersi il proprio pezzettino di sé nel mondo. Ed è nelle mani della gente perbene, che lavora, costruisce, opera e non cerca scorciatoie, che è scritta la storia di resistenza civile, forza e coraggio di Scampia. Edito dalla Casa Editrice indipendente “Marotta&Cafiero editori”, gestita totalmente da giovani del territorio e nota per l’uso della carta stampata come veicolo per il cambiamento di cose, voci e coscienze, “Nelle navi di cemento e amianto” mischia prosa e poesia, per raccontare le regole inviolabili di una realtà troppo dura e i sogni ostinati che non rispettano l’ordine di eventi e parole che si vogliono già scritti.

Tra queste righe c’è la descrizione delle Vele di Scampia, nelle quali l’autore napoletano, vincitore di numerosi concorsi letterari e di poesia, trascorre la propria infanzia e l’adolescenza. C’è la solidità dei muri, che potrebbero preservare questi enormi edifici probabilmente anche da un terremoto, spessi come il sentore che nulla di buono riuscirà a penetrarli. Nelle Vele le pareti sono fredde, in inverno come in estate. Nessuna dispersione di calore, che anzi se ne sta tutto lì, immobile, nel cuore delle tante persone oneste che vi dimorano. C’è una corazza ermetica di isolamento, fra quei muri che per essere bucati ed appenderci un quadro hanno bisogno di punte di trapano speciali, adatte per il cemento armato. Quei muri che vogliono intrappolare le esistenze, ma che non sono inespugnabili, per chi un’anima ce l’ha. C’è un bambino che ogni mattina esce di casa ed immagina un prato ed un giardino che non ci sono, e tanto basta perché realizzi quanto gli manca, ma pure quel tanto che comunque possiede: un padre e una madre che faticano a far quadrare i conti, eppure non lo privano della costanza del loro esserci sempre e del loro amore, e gli amati fratelli con cui crescere. C’è l’etichetta della provenienza di quartiere, a scuola, e c’è una maestra abilitata ad insegnare a scrivere e a far di conto, ma evidentemente non a stare al mondo. C’è una mamma che prepara la merenda, gioca coi suoi bambini e quotidianamente s’inventa l’oggi, per tenerli alla larga dalle insane tentazioni che hanno sotto gli occhi.

E poi c’è una costante, fra le pagine di questo libro, ed è la dimensione emozionale e instancabilmente umana che aleggia e che appartiene per intero a chi le ha scritte. E che può avere solo chi è legato dall’amore autentico per la propria terra e sceglie la via della redenzione. È in questa gente che è nascosta la formula del concime infallibile che prova a convertire il destino di Scampia, nutrendolo delle sole possibilità che aumentano la quantità e la qualità del più importante raccolto, ossia quello umano. La direzione delle Vele, in fondo, racconta di una storia di navigazione per mari agitati e venti contrari, sempre ad un passo dalla deriva. È la stessa storia, però, di una parte consistente dell’equipaggio che non si arrende ai limiti della fisica e del male, ma ancora e sempre punta dritto al porto ambito della rinascita.

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