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Mercoledì, 04 Ottobre 2017 04:10

Taranto - Master con creazione di impresa chiavi in mano, ecco il metodo IESLab e Cubolab unico in Italia

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C'è che dice e c'è chi fa, il dilemma della formazione per chi, come lo scrivente l'ha fatta come docente, era ed è tra saper fare e conoscenza, altrove però si resta solo nel mondo perfetto delle parole. Quelle che fanno dire a un sacerdote sociologo, nel convegno di cui il resoconto in altra pagina: "..a Taranto di imprese non c'è niente"

Dall'altra parte della città, "visionari" "pazzi" imprenditori hanno creato - andate tarantini a vedere Cubolab - una città della nuova imprenditoria del futuro. Da un anno avviata, molta area della città è in cantiere aperto - la strada non tutta asfaltata per burosauri sempre in mezzo (acquedotto in questo caso) - ma ci sono già 20 capannoni e tanta roba in start up. Dire non c'è niente appartiene a quel sociologismo spesso accusato di essere solo descrittivo perchè parla solo di ciò che vede non approfondendo peraltro le cause. Non me ne vogliano i miei amici Gigi Za e Persichella ovunque essi siano. 

Ieri pomeriggio, alle 15,30, in perfetto orario per riunioni aziendali, si è parlato di altro. Intanto dei primi progetti TecnoNidi. Uno riguarda la città, 100 sensori sistemati in tutta l'area urbana per prendere ad horas i dati sull'inquinamento che saranno raccolti direttamente dal Cubolab e messi a disposizione dei cittadini. Non si tratta di operare come fa ufficialmente l'Arpa con le sue 7 centraline, facendo una media giornaliera. Questi sensori registreranno sempre anche gli eventuali picchi, ma con quel numero diffuso di sensori mostreranno la qualità dell'aria di ogni zona e di ogni quartiere. Un secondo progetto si sposta nella realtà di Bari, anzi nella ricca BAT (Barletta, Andria, Trani) dove il progetto riguarda la trasformazione di un rifiuto dalla lavorazione del marmo di quell'area. Stiamo parlando di un particolare marmo che scarta fanghi dal quale si ricava carbonato di calcio utile per la creazioni anche di oggetti.Un terzo progetto riguarda l'infanzia col monitoraggio dei bambini degli asili attraverso sensori che registrando riconoscimenti facciali o particolari gesti, possono mostrare problematiche da porre all'attenzione dei medici - unici abilitati alla diagnosi - in modo precoce e nell'interesse delle famiglie e dei bambini, anche attraverso robot umanoidi che hanno funzione di mediatori sociali. Sono gli asili smart. Un quarto progetto riguarda le frane con sensori che potranno registrare in modo esatto il nostro territorio geologicamente compromesso. Altri progetti sono in cantiere, di uno importante parleremo a fine mese con la venuta del ministro per l'Ambiente. Ma la parte clou del pomeriggio è stata la conoscenza della dott.ssa Diodora Costantini. Signori, stiamo parlando di ex commercialisti che da tempo hanno capito che per loro cambiava il lavoro - con il super serpico dell'agenzia delle entrate e le fatture online - e si sono messi a "fare imprenditori degli imprenditori", dice Antonio De Padova, padrone di casa.

La Costantini è direttrice della Fondazione IESLab che dopo essersi occupata di espansione del territorio dell'Irpinia, clienti dell'aerospazio e problematiche delle PMI, dell'internazionalizzazione e del cambio generazionale, e ancora dopo esperienze internazionali ha importato dall'America,-non fa mistero a dirlo-, un metodo per la creazione di impresa che sarà unico in Italia. Vediamo come funziona. Intanto si è sistemata nel comune campano di Sant'Angelo dei Lombardi occupando un tribunale costruito con i soldi del terremoto (1980), antisismico e chiuso. E qui ha creato un campus universitario con annessa area verde adibita a impianti sportivi. Intanto si pone a livello internazionale come accademia operando con l'Università Telematica La Sapienza di Roma. L'anno di master potrà valere come primo anno universitario del biennio specialistico - per coloro che anno fatto il triennio. Non c'è limite di età, occorre però conoscere l'inglese che sarà la lingua del campus internazionale. Il master che parte il primo marzo 2018, vedrà presenti 40 corsisti italiani e 40 di altri paesi (tra i tantissimi elencati c'è anche la Cina e il Brasile) Questi 80 avranno già il collegamento con 80 imprese dei paesi partecipanti. I primi due mesi sono un vero corso accademico in cui ci saranno gli affiancamenti di manager, mondo imprenditoriale, sviluppo delle idee di impresa, ecc. Dopo ci sono sei mesi in cui ciascun corsista va nell'impresa del paese di riferimento,  per esempio l'italiano va in Cina e il cinese in Italia.  In questo periodo affiancando l'imprenditore il corsista metterà a punto la sua idea. Dopo ci saranno due mesi dove il ragazzo tornando in sede sarà iper affiancato per la creazione imprenditoriale che avrà luogo negli ultimi sette giorni dal notaio. In tutto quest'anno gireranno investitori, insomma tutto quello che serve per dare concretezza al lavoro. Il costo di quest'anno cosi complesso è di 25 mila euro ma anche qui è possibile utilizzare il micro-credito, la fondazione ha delle borse di studio magari per meritevole idee imprenditoriali, sapendo che comunque alla fine quesi 25 mila euro saranno al quota capitale dell'impresa accanto a quella degli altri che vorranno entrare, come il manager che ha seguito, l'investitore, ecc. L'azienda che nasce avrà per tre anni il monitoraggio della fondazione e qui entra in gioco anche Cubolab di Talsano.

La dottoressa ha fatto un esempio concreto già avviato e che riguarda le sedie di San Leucio, fabbrica chiusa. Inserendosi sulla via della seta che dalla Cina arriva in Italia dalla Francia, il rapporto col cinese che è venuto in Italia a conoscere questa straordinaria realtà italiana e l'italiano che è andato in Cina a vedere come si fa la seta, tutto questo consente di riaprire la fabbrica, avere direttamente la seta senza dazio francese e valorizzare il made in Italy.  Creazione di impresa, mi riporta col pensiero a 17 anni fa in cui per esercitare il mobbing su di me mi gettarono come tutor in un corso Smile a donne licenziate da uno spallinificio che trasformai in creazione di impresa cooperativa e lo raccontai nel libro "una storia invisibile". Ora la storia è davvero altra.

Si può dire che Cubolab ha messo un altro tassello nel suo percorso e continueremo a parlarne. Questa è la Taranto che ci piace raccontare, di questi imprenditori che da 20 anni hanno detto no all'Ilva, ma senza piangere sulle disgrazie - come continuano molti tarantini a fare sognando California - , come diceva una canzone anni fa, ma creando imprese come questo incubatore che sarà la risposta del futuro, ma è già presente. 

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