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Lunedì, 09 Ottobre 2017 00:00

Scuola, economia e popolazione: così il terremoto ha cambiato il Centro Italia​

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L'analisi Censis-AGI degli effetti prodotti dal sisma del 24 agosto 2016 sui territori colpiti. Abbiamo analizzato tre macro tematiche. Questi i risultati

Il 24 agosto il Censis e AGI hanno aperto un cantiere nei luoghi del Centro Italia. Esattamente all'interno del cratere che comprende Amatrice, Accumoli e gli altri 138 paesi colpiti dal terremoto del 2016. La volontà è quella di ragionare, di volta in volta, sulla ricostruzione con una metodologia ben definita: partire non dal racconto dell’avanzamento dei lavori, o dalle cose fatte o non fatte, ma cercare di capire come interagiscono gli interventi tesi a ricostruire edifici, infrastrutture e servizi con i processi di sviluppo economico e sociale. Tutto attraverso dati e numeri che possano descrivere la situazione in quella vasta area chiamata Appennino Centro Orientale. In questo primo quaderno ci si è soffermati su tre temi:

  • Scuola e terremoto.  
  • Dinamiche demografiche.
  • Ripartenza delle attività produttive.

Terremoto e Scuola

Per la riapertura delle scuole sono stati stanziati, l'11 luglio, 231 milioni di euro. È un intervento mirato a riparare e ricostruire gli edifici danneggiati e a garantire massima sicurezza agli alunni. La continuità scolastica, infatti, è uno degli indici più ìmportanti per capire quanto siano profonde le ferite causate da un evento di questo tipo. La domanda che ha mosso il Censis e Agi parte proprio da qui: Il terremoto ha ridotto in modo significativo la presenza degli alunni nelle scuole? Dai primi numeri sembrerebbe di no. L’azione delle famiglie e delle istituzioni sembrerebbe garantire una sostanziale tenuta della partecipazione scolastica.


Si tratta di un dato “grezzo” ma indicativo, che il Censis ha chiamato “tasso di autocontenimento” del sistema scolastico. Si tratta di un tasso ottenuto calcolando la differenza percentuale tra gli iscritti nell’anno corrente a tutti gli anni di corso, escluso quello d’ingresso nel ciclo scolastico (primo anno), e gli iscritti nell’anno precedente a tutti gli anni di corso, escluso quello conclusivo del ciclo scolastico (terzo o quinto anno). In parole più semplici si è cercato di capire quanti sono stato gli studenti che effettivamente si sono iscritti nelle scuole ogni 100 studenti attesi. 

Dall’interpretazione dell’indicatore emerge che gli interventi condotti dalle Istituzioni nella fase dell’emergenza hanno messo in condizione il sistema scolastico di rispondere alle emergenze causate dal terremoto. Ma non solo. È diventato uno snodo funzionale alla tenuta sociale delle aree colpite dai terremoti; ha avuto la capacità di trattenere presso gli stessi Istituti e scuole un numero di studenti equivalenti a quanto riescono a fare in media le altre scuole italiane. C'è da aggiungere, infine, il fatto che nei comuni limitrofi al Cratere si è messo in moto un meccanismo di ammortizzazione di alcune, limitate, uscite dalle scuole localizzate nelle aree colpite. Se infatti nella scuola di primo grado la capacità media di contenimento nelle zone dei terremoti è di poco inferiore alla media nazionale (8 studenti in più ogni 1.000 rispetto al dato nazionale sono usciti dal perimetro scolastico del territorio) quella dell’area vasta è più ampia. Nella scuola superiore sia le scuole del Cratere che e scuole dell’area vasta fanno registrare un numero migliore della media nazionale.

Le caratteristiche (e il monitoraggio) dell'Appennino Centro Orientale

I Comuni del cratere sono 140 distribuiti su quattro regioni e 10 province: L'Aquila, Pescara e Teramo in Abruzzo; Rieti nel Lazio; nelle Marche: Ancona,  Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; Perugia e Terni in Umbria. Di questi 140 comuni 106 sono “montani” e 34 "parzialmente montani" o "non montani"  Il territorio da prendere in esame però comprende un’area più vasta che il Censis e la Fondazione Aristide Merloni studiano da alcuni mesi per capire quali siano le possibili regole di azione e quali le basi economiche e sociali sulle quali avviare la ricostruzione e lo sviluppo. Una porzione d'Italia chiamata "Appennino Centro Orientale" che comprende sia i comuni interni al cratere che quelli che vivono intorno ai suoi bordi. Ai 140 iniziali, cioè, si aggiungono altri 436 comuni dei quali 392 montani e 44 non montani o parzialmente montani per un totale di 576 comuni, nell’86,5% dei casi interamente classificati come montani.


Le dinamiche demografiche della zona

Nell’Appennino Centro Orientale risiedono a inizio 2017 oltre 2,2 milioni di persone, 580 mila persone nei Comuni del Cratere e 1,63 milioni di persone nell’area vasta. L’andamento demografico rispetto a 10 anni prima indica una leggera flessione (-0,7% in dieci anni) nella presenza demografica nel Cratere (più accentuata nei Comuni di montagna) e un incremento (+1,7%) nell’area vasta. Si tratta di una dinamica demografica con una crescita inferiore alla media delle 4 Regioni (+8,1%) ma complessivamente coerente con la dinamica complessiva del Paese (+4,1%). Segnale che mostra come non si sia registrata una fuga dei residenti verso le aree costiere o verso le grandi città.

Nei comuni del Cratere il rapporto percentuale tra popolazione di 65 anni e oltre di età e popolazione con non più di 14 anni (indice di vecchiaia) passa dal 190% del 2007 al 214% del 2017 (con un’accelerazione nei comuni montani); Segno questo di una condizione strutturale difficile nell’invecchiamento medio della popolazione che se è un fenomeno di portata almeno nazionale le conseguenze dei terremoti rischiano di amplificare nell’Appenino Centro Orientale. 


Un invecchiamento determinato in buona misura dalla flessione della quota percentuale dei più giovani (0-14 anni) che se nei comuni del Cratere è del -6% (mentre nella media delle 4 regioni è in crescita del +6%) nel totale dell’area vasta è in linea con il dato nazionale. Lo sviluppo delle popolazioni del Cratere dei terremoti del 2016 non dovrà quindi solo agire sulla ricostruzione delle abitazioni e delle infrastrutture di rete e di servizio ma anche tentare un riequilibrio nei tassi fisiologici di ricambio demografico. 

"Non c'è stata fuga dai comuni colpiti"

"Spiace constatare che purtroppo questo studio del Censis appare amaramente appropriato a drammatizzare ulteriormente le gravissime difficoltà in cui si trovano sia i pochi rimasti nei comuni colpiti e i molti ancora ospitati in altre strutture o da parenti ed amici". Lo scrive, in una nota, la portavoce degli sfollati di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, Maria Teresa Nori, commentando il primo Quaderno di monitoraggio AGI-Censis secondo cui non c'è stata fuga dai Comuni colpiti dal terremoto. "A parte che è sotto gli occhi di tutti il dramma che ancora si vive in quelle zone - afferma Maria Teresa Nori - ma se passa un messaggio del genere si dà l'idea che finora abbiamo scherzato. Forse si fa riferimento ai Comuni 'inseriti' nel cratere dove i danni sono stati del 2%? A via di Novella evidentemente hanno fatto male i conti".


Il sistema produttivo e l’assetto economico 

Affrontando invece i temi della ripartenza delle attività produttive, vera e propria “seconda tappa” dopo la prima emergenza, i dati indicano una condizione strutturale dell’economia produttiva nei comuni del Cratere e nell’area vasta limitrofa analoga alla media nazionale con un tasso di natalità e mortalità delle imprese allineata ai valori fisiologici.


La significativa vocazione agricola e di attrattività turistica dei comuni di montagna ed in special modo dei comuni del Cratere e un leggero sottodimensionamento rispetto alla media nazionale e delle 4 regioni coinvolte delle attività professionali e tecniche suggeriscono poi la necessità di un intervento sistemico teso a consolidare quel patrimonio di conoscenze e di competenze di cui il territorio comunque dispone. In questa direzione ad esempio i dati sembrano segnalare la opportunità di legare la cosiddetta “terza tappa” della ricostruzione dopo l’emergenza (le chiese, i musei, le strutture culturali in genere) a un intervento sulle competenze nelle costruzioni, nell’artigianato, nelle professioni tecniche di cui le aree coinvolte sono comunque dotate.

La situazione dei redditi

La variazione nei redditi nelle aree del Cratere e nei comuni limitrofi, pur limitata per il momento ai dati riferiti a prima dei terremoti, conferma da un lato la forte dinamica di invecchiamento medio della popolazione e, dall’altro, la progressiva riduzione dei valori reali per ciascun contribuente con un calo nel quinquennio 2010-2015 di circa il 20% Nello stesso arco di tempo considerato se nella media delle 4 regioni il reddito medio per abitante diminuisce del -3,2% in termini reali nei comuni del Cratere e in particolare nei comuni di montagna questo cresce (per questi ultimi rispettivamente del 3,0% e del 4,3%). Un effetto che dipende da un lato dall’aumento del numero dei contribuenti (in generale giovani con redditi inferiori alla media) e, dall’altro, dalle variazioni nella popolazione residente che cresce in dimensione nelle 4 regioni e diminuisce o è sostanzialmente stabile nell’Appenino Centro Orientale. (agi)

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