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Sabato, 14 Ottobre 2017 00:00

Rassegna stampa Forin - Cambiati i colori italici in rosatello-verdini

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Cambiati i colori italici in rosatello-verdini. La Camera è riuscita ad approvare a scrutinio segreto la nuova legge elettorale.

Sono mancati i voti di coloro che sanno che resteranno fuori dalle prossime liste proposte agli elettori. Perciò si sono detti: anche se il mio vicino mi osserverà come digito fuori norma e lo andrà a raccontare al capo che mi escluderà dal voto io non perdo nulla perché quello già mi conosce non dei suoi.

I colori nazionali sarebbero bianco-rosso-verde.

I colori dei deputati saranno lercio-rosatello-verdini: Verdini è il tassista dei corrotti. Con questa legge potrà venir eletto all’estero dove nessuno sa chi sia e potrà continuare la sua opera di corruzione che ieri ha aiutato la maggioranza.

Cènita feliciter.

Ho cominciato a leggere le 800 pagine in formato maxi de Cènita feliciter, l’epopea goto-franco-romaico-longobarda tra VI e VIII secolo d.C. di Giorgio Arnosti con Appunti sulle VENETIEAE e sul Ducato Longobardo di Cèneta, DE BASTIANI EDITORE, Vittorio Veneto.

È in corso di svolgimento la mostra della civiltà longobarda in Pavia. Io andrò a visitarla il 11 novembre. Nessuno storico sa ancora che i Longobardi fondarono il loro secondo ducato in Italia in Ceneda (oggi in Vittorio Veneto) l’anno dopo dalla loro entrata in Italia.

L’amico Giorgio, che ho conosciuto venti anni fa nella biblioteca del Seminario vescovile, ha messo a frutto l’immenso patrimonio raccolto dal Gruppo Archeologico del Cenedese in quarant’anni, ha fatto un lavoro paziente di studio delle opere di tutti gli storici togliendo dal buio dello smarrimento l’intreccio di quattro popoli con la luce degli appunti di un cenedese. Io gli sono grato di avermi fornito la ragnatela di fatti che mi consentono di poggiare meglio l’archeologia del linguaggio che sto cercando di comporre. La sua archeo-storia è stimolante. Il vino Soave è notissimo. Meno noti sono i Suavi, alemanni del nome. Di più: la questione di Venanzio Fortunato, che devo ancora leggere, uscirà dai miti.

La tocco come esempio di ignoranza durissima a morire: questo ultimo latinista di vaglia viene ancora ritenuto di Valdobbiadene perché una pletora di storici si sono citati l’un l’altro ripetendo le balle inventate dal primo laureato di Valdobbiadene, che ritenne di dar lustro alla sua città dando la cittadinanza al nato in Ceneda. Anche un illetterato, edotto dal fatto che Biadene è località sul confine di Montebelluna oggi, è capace di comporre Val do Biadene, nata Valdobbiadene, dunque dopo di Biadene e dopo di Ceneta, esistente coi primi Longobardi. Ceneda, oggi, è un quartiere, un po’ come Biadene. Valdobbiadene è la cittadina già nota in tutto il mondo per il Prosecco. Lasci a noi il latinista trafugato (e difeso dai canonici locali).  

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