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Venerdì, 10 Novembre 2017 04:46

Maradona furioso contro il presidente Macri «La sua una famiglia di ladri»

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El Diez' si considera "un soldato di Maduro" e ricorda i cortei che vedeva in Italia con la bandiera del 'Che'. "Mi dissi: lui è un argentino. Così imparai ad amare il socialismo, Fidel e poi Chávez"

 Diego Armando Maradona si considera “un soldato di Maduro”. E al suo endorsement al presidente venezuelano, pressoché isolato sulla scena internazionale dopo le sanguinose repressioni dell’opposizione, accompagna un duro attacco (non è la prima volta) al presidente dell’Argentina, Mauricio Macri.

'El Diez' ha rilasciato le dichiarazioni in una lunga intervista all’emittente multistatale latinoamericana Telesur, che ha sede a Caracas, e per la quale ha firmato un contratto da conduttore di un programma e commentatore ai Mondiali di Russia 2018, come già fece per i Mondiali del Brasile nel 2014.

"Non è fango a La Boca"

Nell’intervista, Maradona ha anche sottolineato che da quattordici anni non consuma droghe. E ha dedicato un pensiero all’Italia, che non è calcistico ma una sorta di amarcord politico: “A ogni sciopero che si faceva in Italia, la prima bandiera che usciva per strada era quella con Che Guevara. E io dicevo: ‘Lui è argentino’. Imparai ad amare il socialismo, il Che. E ad amare anche Fidel e Hugo Chávez. Purtroppo, Dio ha voluto che se n’andassero”.

All’opposto, pesanti le parole riferite al presidente argentino: “Macri non conosce il ‘fango’. E’ stato a La Boca  [popolare quartiere di Buenos Aires culla della squadra di calcio Boca Juniors, di cui Maradona ha vestito la maglia e Macri è stato presidente] e ha detto ‘fango’…! Ma quale fango, questa è terra e acqua, cocco di mamma! Là è piovuto e s'è formata argilla”. “Non posso capire - ha aggiunto - come gli argentini continuino a votarlo e come continui a tirarci a picco. Macri viene da una famiglia di ladri. Io mi sono guadagnato i soldi lavorando”.

L’intervista, naturalmente, si è focalizzata sull’appoggio del 'pibe' a Nicolás Maduro, con cui ha anche scambiato qualche palleggio a beneficio delle telecamere nei giorni scorsi: “Penso che sia l’artefice di molte cose. Non dovrebbe sentirsi solo, siamo in molti a stare con lui. Vorrei dare un abbraccio a Nicolás. Io sono un soldato di Maduro. E questa non è una semplice frase. E’ la verità. Perché se non ci difendiamo tra noi, nessuno ci difende”.

Maradona se la prende con chi lo ha criticato per il suo sostegno alle politiche del governo di Caracas, in particolare l’attrice Catherine Fulop e il cantante Puma Rodríguez, entrambi venezuelani e molto popolari in Sud America.

Niente droga da 14 anni

Poi si racconta nel lato privato: ”Nella mia vita sono stato tossicodipendente, cominciai a 24 anni e oggi sono 14 anni che non mi drogo più. Mi posso alzare ogni mattina, vedere mia moglie, se viene mio nipote posso giocare con lui, se vengono i miei figli posso andare a fare spese con loro. Mi sembra fantastico che la vita mi abbia donato un’altra opportunità. Non mi pento di nulla. Neanche di questo... perché altrimenti non staremmo parlando delle cose orribili che accadono nella vita e nel calcio”.

Tuttavia Maradona assicura: “Nella droga ci sono molte ricadute, ma non ci sono mai ricascato. Mai. Per le mie figlie”. (agi)

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